Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Mentre di caporalato in Sicilia si muore, la Regione lo combatte con le campagne di sensibilizzazione

Mentre attraverso l'economia sommersa, l’immigrazione irregolare, una legge frammentaria, la mancanza di controlli, in Sicilia, l’agricoltura si è riprodotta attraverso processi di delocalizzazione, dando vita al caporalato, mietendo vittime innocenti, la Regione, con orgoglio, per combattere il caporalato presenta campagne di sensibilizzazione. Vi raccontiamo il vero caporalato in Sicilia diritto negli occhi

di Patrizia Romano

Caporalato in Sicilia. Nel contesto dell’economia sommersa e dell’immigrazione irregolare, in Sicilia, l’agricoltura si è riprodotta attraverso processi di delocalizzazione, riducendo i costi di produzione attraverso lo sfruttamento della forza lavoro migrante e non solo, la cui presenza nelle aree rurali del Sud, e nello specifico proprio in quelle siciliane, sta contribuendo in modo molto significativo a produrre importanti trasformazioni funzionali e stratificazioni sociali.

Il caporalato

In queste pieghe sempre più sinuose si fa strada il fenomeno del caporalato. Un fenomeno crescente dove l’attività di intermediazione svolta dalla figura del caporale non si esaurisce solo nella proposta e nell’impiego di forza lavoro straniera sui campi, ma è un vero e proprio dominio sui lavoratori. Un dominio esercitato attraverso minacce, ricetti, violenze fisiche e morali, abusi sessuali. Dove la vittima è ridotta  a pure merce, indispensabile in un perverso processo produttivo.

Chi sono le vittime

Si tratta prevalentemente di migranti regolari, molti dei quali in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno. Altri sono rifugiati, richiedenti asilo ai quali non viene riconosciuto il diritto a lavorare secondo le norme contrattuali. Così, diventano preda dei caporali, sempre in agguato.

La giornata tipo

La loro giornata comincia alle 5:00. E’ l’orario in cui vengono reclutati per 9,10 ora giornaliere per un salario di 30/35 euro, dal quale vengono detratte 5 euro a persona per il trasporto nelle campagne. La media di raccolta è di 100 cassette di prodotto al giorno.

Le norme contrattuali

Se venissero rispettate le norme contrattuali, la loro assunzione dovrebbe avvenire tramite uffici appositi. La paga dovrebbe essere di 6,20 euro e la giornata lavorativa di 6 ore e trenta minuti. Escluse le spese di trasporto, che dovrebbero essere a carico del datore di lavoro.
Eppure, in questi giorni, ha fatto tanto clamore la campagna di informazione e sensibilizzazione contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura, promossa dalla Regione Siciliana, nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. Italia.


“Diritti negli occhi”

“Diritti negli occhi”, il cui obiettivo è la lotta al caporalato. L’unica lotta conosciuta dal presidente della Regione, Nello Musumeci, dall’assessore regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, Antonio Scavone e dalla dirigente dell’Ufficio speciale Immigrazione, Michela Bongiorno, che l’hanno presentata a Palazzo d’Orleans, dicendosi “orgogliosi di presentare questa campagna di comunicazione. Un’iniziativa di grande significato sociale.

Cosa racconta veramente?

«La campagna di comunicazione racconta quello che abbiamo fatto in questi anni – afferma l’assessore Scavone – nei confronti di una parte di popolazione, che è quella che si muove dalle zone meno fortunate del mondo per venire sulle nostre coste e che spesso subisce fenomeni di illegalità come quello del caporalato nelle campagne. Il nostro intervento racconta tutto ciò che abbiamo fatto negli ambiti dell’accoglienza, della prevenzione, della tutela della legalità, sul piano della promozione sociale e della formazione, perché queste persone, che alla fine sono nostri cittadini e che contribuiscono a lavorare il prodotto più bello della nostra regione, quello dell’agricoltura, ne hanno diritto.

Qual è la realtà del passato?


Quello che vuole raccontare Scavone di ciò che hanno fatto, attraverso la loro campagna di sensibilizzazione è il mezzo milione di persone coinvolte nello sfruttamento, di cui 180 mila che vivono in condizioni disumane. I dati del Rapporto Flai Cgil raccontano di un lavoro fatto di sfruttamento e illegalità. Le aziende non riescono a fare a meno della figura del caporale, perché non vengono fatti controlli.  

La legge sul caporalato

La Legge sul caporalato è entrata in vigore nel 2016 e contrasta il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e il riallineamento retributivo nel settore agricolo. Tutti elementi che alimentano il caporalato.
Il problema è la mancanza di controlli. Tutta la Sicilia dispone di 94 ispettori in tutto. L’Inps, 99. Una settantina in tutta la Sicilia, i carabinieri del gruppo tutela del lavoro nell’Isola. Cosa mai potranno fare?

Sensibilizzare chi….

I volti scolpiti nelle campagne di sensibilizzazione, forse, rimarranno incisi nell’anima della frangia più sensibile della popolazione educata all’accoglienza e alla solidarietà, ma alla base, ci vuole ben altro

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