Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Un Marshmallow da ascoltare quello dei Bar Ponderoso

I Bar Ponderoso (nella foto di copertina), ispirati dai Beatles e dall'anticonformismo di Oscar Wilde, appassionati delle sonorità spagnole, in Marshmallow raccontano un mondo pregno di egoismo, individualismo e sfrenato consumismo. Ma ci regalano una ballata da ascoltare e riascoltare.

di Clara Di Palermo

Consumismo, superficialità, opportunismo: c’è tutto ciò dietro a Marshmallow, il nuovo brano della band Bar Ponderoso, costituita da giovani artisti siciliani trapiantati a Milano.
Marshmallow è uscito in digitale e in radio a inizio marzo e anticipa l’uscita dell’Ep, prevista a breve, come a breve uscirà anche il video.
La band è formata da Luca Anello (batteria), Manuel Bisazza (basso e voce), Rosario Lo Monaco (chitarra); al brano ha collaborato Filippo La Marca alle tastiere e synth. “Marshmallow”, scritto da Manuel Bisazza e Luca Anello, che si è anche occupato della produzione, è stato registrato e mixato da Andrea Scardovi. Mastering presso il DUNA Studio di Russi (RA).

Il Bar Ponderoso nasce nel 2015 e sceglie come base Milano. Nel 2016 registra l’EP “Uno” che sarà distribuito in formato digitale con distribuzione Sounday. Seguiranno una serie di date tra la Sicilia e Milano. Nel 2017 incontrano Gianluca Bartolo (Il Pan del Diavolo) a cui affideranno la produzione artistica di “Pacifico”, il loro primo album, registrato nello stesso anno al Duna Studio di Russi (RA) da Andrea Scardovi. “Pacifico” esce a novembre 2018 per INRI/Metatron.

Il 2019 è l’anno in cui il Bar Ponderoso si allarga, infatti, si unisce al progetto il chitarrista Rosario “Frank” Lo Monaco (La Banda del Pozzo, Casablanca). La formazione in trio dà nuova linfa vitale alla band che nel 2021 entra nel roster di Brutture Moderne che curerà le prossime uscite.
Ma conosciamo meglio i Bar Ponderoso.

Dalla Sicilia a Milano ma citando Oscar Wilde: perché Marshmallow? E qual è la metafora?
“Il marshmallow è un dolcetto simbolo del consumismo e della globalizzazione. Lo puoi trovare nei supermercati di tutto il mondo ed è dolcissimo, quasi sdegnoso. Fatto di solo zucchero, è un perfetto elemento per rappresentare la società dei consumi, in cui si dà estrema importanza alla superficialità, all’estetica e infine all’individualismo spietato. Da qui nasce l’accostamento a Dorian Gray che rinunciò alla sua anima pur di ottenere l’eterna giovinezza. Il pezzo chiude, però, lasciando aperte le porte alla speranza: soltanto un elemento può salvarci ed è il motore del mondo. Indovinate voi!”

A cosa date più importanza: alla musica o alle parole dei vostri brani?
“Quando abbiamo iniziato a scrivere le nostre canzoni, nel 2016 per il nostro primo EP “Uno” (Sounday records) non davamo molto peso alle parole e cercavamo di dare un buon suono ai testi. Mi spiego meglio: selezionavamo le parole che avevano un bel suono. Invece dal disco “Pacifico” 2018 (INRI) abbiamo fatto un lavoro più attento e preciso sui testi. Detto ciò, cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra musica e testi e non siamo vincolati né dall’uno né dall’altro (come potete sentire in Ok Ok Ok)

Oltre alla passione comune per la musica, cosa vi ha unito? Come vi siete conosciuti?
“Viviamo a Milano da molti anni ma siamo cresciuti a Messina, nella provincia di Messina. Ci conosciamo da circa 20 anni ed è la musica che ci ha fatto incontrare tanti anni fa e ci ha fatto ritrovare dopo tanti anni. Nel 2003 suonavamo in diverse cover band della provincia e frequentando gli stessi locali, piccoli festival estivi era impossibile non conoscersi”.

C’è una canzone che, pur non essendo vostra, potreste considerare una sorta di colonna sonora della vostra attvità?
“Abbiamo diverse canzoni che potrebbero fare da colonna sonora al nostro “Bar” ma dovendo sceglierne una diremmo sicuramente “Go with the flow” dei QOTSA. Anzi, aggiungiamo pure che più di una volta è stata fonte d’ispirazione per le nostre canzoni. Il muro sonoro fatto di stoner che pervade tutto il pezzo e le parti di piano ostinato ci fanno letteralmente prendere fuoco!”

C’è una band a cui vi ispirate?
“Ovviamente non possiamo che ispirarci a più di una band o singolo artista, ma di certo la band che più ci unisce sono i Beatles. Anche se velatamente (e non sempre così velatamente) le nostre canzoni hanno un cuore made in Liverpool che successivamente si avvalgono di influenze più heavy e sicuramente più alternative rispetto al rock dei fab four.
Fra questi nomi potremmo citare sicuramente i QOTSA, Jack White e i meno mainstream Demob Happy, che molto ci hanno ispirato in quanto a sound dell’intero ep, prodotto dal nostro Luca Anello e che uscirà l’8 aprile”.

I Bar Ponderoso

Un pezzo che avreste voluto scrivere e cantare voi?
“È una domanda forse un po’ scabrosa ma rispondendo al fuoco diremmo La Cucaracha. È un brano che in realtà rappresenta molto l’immaginario sudamericano che il Bar Ponderoso ha nelle sue radici. Il sud che per noi è dappertutto. Giusto per citare un nostro pensiero: “In fondo, anche l’Islanda è a sud dell’isola di Mayen”. Rock’n’roll, siempre!”

Oltre alle sessioni musicali, quanto tempo trascorrete assieme?
“Una band è una famiglia; quando si sale insieme sul palco e affronti un pubblico di una piccola città di provincia che non ti conosce e si crea quella magia, quella sintonia … è normale che il rapporto che si crea non è quello dei colleghi dell’ufficio. Quindi, per rispondere alla tua domanda: sì, trascorriamo molto tempo insieme, oltre che in sala passiamo molto tempo al bar…”

Ci resta una curiosità… perché Bar Ponderoso?
“Quando abbiamo deciso di fondare la band volevamo un nome che rappresentasse la nostra musica. Abbiamo pensato a Ponderoso (che richiede un grande sforzo, impegno; usato anche per definire qualcosa di molto pesante). In particolare ci piacevano il suono e la sonorità spagnoleggiante (tra l’altro in spagnolo significa potente). Poi volevamo un nome composto da due parole e abbiamo pensato a Bar perché è un luogo che amiamo”.

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