Ricorrenza della Repubblica italiana. Per tutti
gli italiani, di qualsiasi fascia di età, estrazione, provenienza e collocazione,
il 2 giugno è un giorno di festa nazionale. Un giorno segnato in rosso sul
calendario. Ma in pochi, dai cinquant’anni in giù, conoscono i contenuti reali
di questa giornata.
Negli anni, il 2 giugno è diventata un’occasione
in più per un sano divertimento all’aperto. E dopo i lunghi mesi freddi,
trascorsi in casa, una giornata all’insegna dell’aria aperta, è un diritto
sacro santo. Però, se tra passeggiate e grigliate all’aperto e riunioni tra
amici, rinfrescassimo la memoria sul vero significato di questa ricorrenza, forse
daremmo un senso in più allo stesso divertimento.
Ricordiamo, quindi, brevemente i fatti dai quali
scaturisce la festa nazionale.
2 Giugno 1946. La storia
2 giugno 1946, data in cui si celebra la Festa della Repubblica italiana, gli italiani vengono chiamati ad esprimere il proprio voto sulla forma di stato da dare al Paese.
Il referendum istituzionale è indetto con decreto
luogotenenziale numero 151 del 25 giugno 1944. Decreto, emanato dal Governo
Bonomi a firma del Luogotenente Generale del Regno d’Italia Umberto di
Savoia, Principe di Piemonte.
A pochi giorni dalla liberazione di Roma, l’art. 1 del decreto stabilisce che
“dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme
istituzionali saranno scelte dal popolo italiano. Il popolo, a tal fine
eleggerà, a suffragio universale, diretto e segreto, un’Assemblea Costituente
per deliberare la nuova costituzione dello Stato”.
E’ così che, per la prima volta a suffragio universale, il Popolo Italiano si esprime al referendum istituzionale e alle contestuali elezioni politiche dell’Assemblea Costituente, decretando, dopo non poche tensioni, la scelta della forma repubblicana.
Una grande conquista per le donne
Il 2 giugno del 1946, in una consultazione politica, anche le donne sono chiamate alle urne. Per la prima volta, anche loro sono chiamate a scegliere se mantenere la monarchia dei Savoia o instaurare la Repubblica. Il Nostro Paese, dopo 85 anni di Monarchia, sceglie di diventare una Repubblica costituzionale. Il re d’Italia Umberto II di Savoia abbandona l’Italia.
Per le donne è una grande conquista. Da parte passiva di una società retrograda e maschilista, diventano parte attiva. Quindi partecipi e artefici delle sorti dell’intero Paese.
Il voto
Nelle stesse giornate di voto viene eletta l’Assemblea Costituente,
che ha il compito di scrivere la nuova Costituzione. Nell’Assemblea sono rappresentate
principalmente la Democrazia Cristiana, primo partito con il 35,2%, il Partito
Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano.
La presidenza va a Giuseppe Saragat.
Fra gli eletti 21 donne.
Presidente provvisorio della Repubblica il giurista liberale Enrico De Nicola.
Quando diventa Festa nazionale
Dichiarata festa nazionale nel 1949, la ricorrenza della Festa della Repubblica dal 1977 al 2001 è spostata alla prima domenica di giugno.
Ritorna ad essere considerata festa nazionale sotto la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi che la vuole ristabilire come data unificante, a sigillo di una comunità nazionale.
Propaganda dei tempi
Il notiziario della settimana Incom
conservato dall’Istituto Luce lo racconta così: «Mercoledì 5 giugno. Dopo ore
di perplessità, i primi risultati del referendum cominciano a comparire nelle
edizioni straordinarie. L’Italia
è Repubblica…
I corrispondenti dei giornali di tutto il mondo sono raccolti intorno al tavolo
dal quale il ministro Romita diffonde per radio l’annunzio semi-ufficiale.
Si posseggono gli scrutini di 34.112 sezioni su 35.320. La Repubblica ha due
milioni di voti di vantaggio».
Il voto
Nelle stesse giornate di voto viene eletta l’Assemblea Costituente.
L’Assemblea ha il compito di scrivere la nuova Costituzione. Nell’Assemblea sono
rappresentate principalmente la Democrazia Cristiana, primo partito con il 35,2
per cento, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano.
La presidenza va a Giuseppe Saragat.
Fra gli eletti 21 donne.
Presidente provvisorio della Repubblica il giurista liberale Enrico De Nicola.
Festa simbolo
Per diversi anni, la Festa della Repubblica è celebrata senza grandi fasti. Dal 2001 per volere del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno ritorna ad essere la festa simbolo dell’identità nazionale. E da allora, ogni anno, in questa giornata si dà il via a numerose iniziative per ricordare questa solenne giornata, una delle più significative per il nostro Paese.
Il 2 giugno diventa così un simbolo patrio. Un momento importante per riscoprire i valori fondanti della Nostra Repubblica.
Il giorno della festa
La festa della Repubblica si celebra per la prima
volta il 2 giugno 1948 con la parata delle forze militari a Roma.
Solo una volta non si è fatta nella capitale. Era il 1961 e a Torino si
festeggiarono anche i 100 anni dell’unità nazionale. Fu colpita dalla crisi
degli anni Settanta. Dal 1977 al 2001 la celebrazione viene spostata alla prima
domenica del mese. Per risparmiare si vuole evitare una festa infrasettimanale.
Il 2 giugno torna a essere giorno festivo con una legge del 2000.
Celebrare la nostra Repubblica
In questo giorno festeggiamo la nostra Patria libera, giusta e
pacifica.
Il sentimento di attaccamento sembra tornare vivo solo nei momenti di estrema
difficoltà.
Eppure, abbiamo una Costituzione da mantenere.
L’Art. 52 della
Costituzione recita “La
difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. L’amore per la Patria è un sentimento
che tende alla fratellanza tra i popoli, alla tutela delle libertà dei
cittadini, al rispetto dei loro diritti civili nel pieno rispetto del
pluralismo culturale.
Oggi abbiamo la fortuna di non dover difendere i
nostri territori da attacchi militari, ma non di meno siamo chiamati a
difendere la nostra identità di nazione libera e pacifica. Siamo chiamati a
difendere la nostra cultura. Abbiamo il dovere di preservare la salubrità dei
nostri territori per rimanere una nazione generosa di libertà, solidarietà e
pace anche verso le altre nazioni.
Difendere la Patria, quindi, significa difendere la
convivenza pacifica, dirimere i conflitti e gestire le divergenze con
equilibrio per assicurare la pace sociale.
Si identifica in quel sentimento solidaristico e pacifico descritto agli art. 2
e 11 della Carta Costituzionale
2 giugno 2022
Nel 76esimo anniversario del
referendum torna la parata militare e c’è anche un’apertura, parziale, del
Quirinale.
Che la nascita
della Repubblica in Italia si festeggi con una parata militare è una tradizione
consolidata negli anni. Una tradizione, comunque, non pienamente condivisa dall’ala
pacifista, che aleggia nel nostro Paese con rappresentanze molto variegate. In
un momento particolare come quello in cui stiamo vivendo, poi, questa
tradizione diventa ancora più discutibile.
Dopo quasi tre mesi di massacri e distruzioni in Ucraina, che per riaffermare la difesa dei valori costituzionali si debba perpetuare la tradizione della sfilata di carri amati, missili, divise militari sembra un sentimento patriottico fuorviato.
Oltre le manifestazioni militaresche
Alla parte militaresca, per ricordare il 2 giugno 1946, si aggiungono altre manifestazioni meno rivendicative e più soft.
Il Presidente della Repubblica ha invitato il primo giugno i Capi Missione accreditati in Italia a un Concerto eseguito al Quirinale dall’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.
Alle 9 e 15 del 2 giugno Sergio Mattarella renderà
omaggio all’Altare della
Patria con la deposizione di una corona d’alloro e con il
sorvolo delle Frecce Tricolori sui cieli di Roma. In Via di San Gregorio c’è la
presentazione dei reparti schierati per la rivista e la tradizionale Parata
Militare in via dei Fori Imperiali. Nel pomeriggio l’ingresso dei Giardini del
Quirinale è riservato a categorie di persone con fragilità.
Gli invitati saranno circa 2.300 divisi in turni.