Appena adolescente, avverte la necessità di esprimere le proprie sensazioni, scrivendole in versi.
E’ così che Pietro Manzella, avvocato per professione e poeta per passione, scopre la sua vena poetica. Un talento, quasi innato, che coltiva silenziosamente sino ai primi esordi, che lo confermeranno “poeta” da lì a poco.
Amore e libertà
Il bisogno di libertà come naturale conseguenza al senso di oppressione che lo travaglia, è l’elemento che segna il suo percorso artistico. La libertà diventa, quindi, una delle muse ispiratrici di Pietro Manzella, che lo accompagnerà in tutto il suo percorso artistico.
Ma la vera forza trainante, e non solo nella vita artistica, per Manzella è l’amore. Quel sentimento che dovrebbe dominare e trionfare sull’intera umanità e non solo nell’animo del poeta.
E proprio di amore sovrano, assoluto, totalizzante parleremo con lo stesso Pietro Manzella nel corso della nostra intervista, attraverso la quale cercheremo di conoscere meglio il nostro poeta.
Vena poetica
L’Inchiesta Sicilia – Quando scopre la sua vena poetica?
Pietro Manzella – Nel 1964 circa, appena adolescente, avvertii la “necessità”, quasi inconsapevole, ma naturale, di esternare le mie sensazioni, scrivendole in versi e così, pian piano, capii che il mio modo di comunicare stati d’animo ed emozioni, era la poesia, poiché subito dopo averla scritta mi sentivo quasi “liberato” da un qualcosa che fino a qualche momento prima, mi aveva scalpitato dentro.
Percorso artistico
L’Inchiesta Sicilia – Da cosa è segnato il suo percorso poetico?
Pietro Manzella – Io mi sono sempre definito “figlio del ‘68”, perchè ho vissuto quel movimento di rivoluzione culturale e sociale. Il senso di ribellione verso le oppressioni mi hanno sempre spinto a riflettere e pensare sul vero significato di “libertà” dell’uomo in tutte le sue manifestazioni: sociali, personali, di formalismi esasperati, culturali che allora imperavano nella società in continuo fermento evolutivo. La forza e la determinazione dell’amore adolescenziale , hanno dato un’altra spinta propulsiva alle mie idee ed ai miei versi.
Fase di affermazione
L’Inchiesta Sicilia – Qual è la fase di vera affermazione?
Pietro Manzella – Non credo che esista una fase di vera affermazione . Io scrivo ogniqualvolta qualche sensazione interiore mi spinge vorticosamente a farlo. Invero, ogni creatività poetica per me è una liberazione da qualcosa che deve “essere portato a conoscenza” degli “altri” per cui quella composizione non è più soltanto mia perché l’ho creata, ma la considero di tutti. Indubbiamente, rileggendo dopo tempo le prime composizioni, noto il trascorrere degli anni ed una diversa maturazione, ma la vigoria creativa la percepisco sempre allo stesso modo di prima.
L’amore
L’Inchiesta Sicilia – “L’amore” ha sempre giocato un ruolo incisivo nella dimensione del poeta. Che ruolo assume nella poetica di Pietro Manzella ?
Pietro Manzella – L’amore è la forza trainante non solo per la mia vita poetica, ma, a mio avviso, dovrebbe esserlo anche per l’umanità intera. Invero, ove manca l’amore esistono i suoi contrari: odio, distruzione, indifferenza, etc, che sono forze distruttive e disgreganti delle comunità. L’amore è rispetto dell’”altro”, scoperta dell’epifania del volto nudo dell’ altro”, che invita a leggere, attraverso lo sguardo e gli occhi, dentro l’anima di ciascun uomo.
L’amore è sincerità
E poi…, L’amore è sincerità, spontaneità ed è simile ad una fiamma che deve ardere sempre in ogni essere umano, poiché l’innamoramento è come quella fiamma ardente che avvolge e spinge ad agire ma che, al tempo stesso, invita a stare sempre vigili come l’uso delle ali di Icaro. L’amore invece, che si crede di conoscere ed a cui ci si assuefà nel tempo, rischia di diventare simile all’indifferenza, che spinge a comportamenti soltanto abitudinari ma privi di emozioni. A tal proposito nel 1999 scrissi la poesia “Ferro da stiro a carbone” edita nella raccolta “Controrisacca”, che per me è intramontabile per qualsiasi età. Questi due aspetti dell’amore, a secondo delle fonti ispiratrici, sono ,quindi, sempre determinanti nella mia poetica.
La poetica di Pietro Manzella
L’Inchiesta Sicilia – Qual è la strada da intraprendere per comprendere pienamente la poetica sottesa da Pietro Manzella?
Pietro Manzella – Accostarsi ai versi con curiosità e restare incuriositi dopo averli letti per approfondire e riflettere sull’esistenza umana. La nostra vita può essere o diventare poesia solo se ci si accosta a lei con lealtà, sincerità, umiltà, semplicemente rispettando tutto e tutti. L’introspezione è anche un’altra via conoscitiva.
Cos’è la poesia per Pietro Manzella
L’Inchiesta Sicilia – “… la poesia per me è come il seme sotterrato nell’umida terra che, rinascendo alla morte con la voce dell’uomo, crea fiori e frutti ». Con queste parole, tratte dalle sue “Riflessioni”, spiega cosa è per lei la poesia. Vogliamo dare una spiegazione meno poetica e più semplice della poesia per Pietro Manzella?
Pietro Manzella – Questa frase scritta nelle “riflessioni” al libro “Semi” per me significa che la poesia è vita per l’uomo che l’ha creata e “partorita”; essa deve svegliare le coscienze di quanti la leggono e la fanno propria nel comprenderla, ritrovando anche parte della loro intimità animica. Quindi, essa diventa frutto che alimenta la coscienza e la conoscenza di ogni singolo uomo che vi si accosta.
La poesia è un seme
Se per un attimo pensiamo alla poesia come un “seme” che si interra, come il chicco di grano, vedremo che esso potrà germogliare e diventare spiga rigogliosa e nutriente per gli altri. In altri termini, considerato che aria, terra ed acqua sono gli elementi indispensabili della vita di ogni essere vivente del nostro pianeta, la poesia, che è universale, (deve valere cioè per tutti) si nutre di tali fonti ispiratrici, può diventare veicolo di trasmissione di amore, di condivisione, di cultura, di rispetto, di legalità, poiché è intrisa da sensazioni ed emozioni che l’uomo comune vive e percepisce in ogni momento della propria vita, sia camminando in mezzo al traffico caotico delle metropoli, sia scalando montagne o solcando mari.
La natura
L’Inchiesta Sicilia – La natura è il perno della sua poesia. Possiamo considerarla una metafora ricorrente?
Pietro Manzella – Sì. L’uomo è parte integrante della natura, che, a sua volta, è tutto quello che circonda ed avvolge l’Uomo, anche con le sue avversità. Nella natura, quindi, cioè in ogni manifestazione del “creato”, possiamo trovare fonti d’ispirazione per “riflettere” sul senso della vita in generale e della nostra in particolare, ricercando il meglio per ciascuno di noi, che non deve essere inteso egoisticamente, ma con senso di pacifica e sensibile condivisione di spazi comuni (civitas), nel rispetto di regole semplici e di libertà reciprocche, rifuggendo da schiavitù vecchie e nuove, create dall’uomo stesso sotto la parvenza di un “progresso” che spesso non è sempre miglioramento della qualità della vita, laddove ogni giorno, purtroppo ci accorgiamo che il “senso di rispetto della vita” manca, si perde e si disperde continuamente in rivoli edonistici ed utilitaristici, fuori dal canone della “dignità e semplicità” nello scorrere inesorabile del tempo.
Fuoco, terra e aria
L’Inchiesta Sicilia – Fuoco, terra e aria sono tre elementi della natura frequenti nella sua poetica. Che cosa appresenta ciascuno?
Pietro Manzella – Ho già detto sopra che essi sono elementi fondamentali della natura, di cui l’uomo non può fare a meno.
Il fuoco
Il fuoco rappresenta la fiamma che arde e brucia dentro ciascuno di noi. Essa può essere amore costruttivo, ma può diventare anche arma distruttiva e devastante e, quindi, spetta all’uomo con la sua saggezza, equilibrare le proprie forze interiori per debellare le avversità.
La terra
La terra è simile alla madre in cui il seme deposto diventa vita e genera vita. Essa va rispettata, protetta e curata poiché senza la morte apparente del seme interrato, non può nascere il germoglio che produce frutti nutrienti per il genere umano.
L’aria
L’aria rappresenta la spiritualità. Anche colui che non crede in Dio, non può negare l’esistenza del vento, forza della natura che spinge il polline per il processo d’impollinazione, ma che può creare anche catastrofi con uragani e, quindi, anche in questo caso, la consapevolezza dell’uomo ed il suo buon senso ed equilibrio, devono indurlo a scelte di vita oculate. Nella poesia si possono condensare questi concetti in semplici versi, che arrivano direttamente al cuore ed alla mente del lettore o dell’ascoltatore.
Funzione sociale della poesia
L’Inchiesta Sicilia – Per lei, la poesia ha pure una funzione sociale. Come…, esattamente?
Pietro Manzella – Si. Dicevo infatti, che il poeta può trarre ispirazioni sia quando sta in mezzo al traffico caotico delle metropoli che altrove in luoghi salubri per cui, se tutto ciò rappresenta anche “vivere nella civitas”, allora il poeta è parte integrante anche di questa ed io ne faccio parte. Ho detto, pure, che mi sento “figlio del ‘68”, per cui è mio dovere di cittadino contribuire per l’affermazione della legalità, dell’etica professionale e privata, del rispetto dell’altro, della dignità e libertà di ogni essere vivente, dei diritti dei giovani, ma anche per l’affermazione dei doveri di ciascuno, in quanto spesso, oggi, se ne dimentica l’esistenza. Non occorre fare grandi cose per veicolare tali principi, basta soltanto fare il proprio dovere in ogni occasione pubblica o privata e, ritengo che la poesia, con la sua parola e con la sua forza introspettiva ed intellettuale, deve svolgere anche una sua funzione sociale.
La poesia e la società moderna
L’Inchiesta Sicilia – La poesia è riflessione, meditazione, spiritualità. Alla luce di queste peculiarità, pensa che la poesia abbia ancora margini di affermazione in una società moderna sopraffatta dal logorio e dallo stress?
Pietro Manzella – Oggi vediamo le nuove generazioni, ma non solo i ragazzi e gli adolescenti, ma anche alcuni adulti, che, giocando con il telefonino o altri “strumenti tecnologici” simili, e si illudono di essere circondati da un numero esponenziale di “amici” per il solo fatto che “condividono” tra loro impressioni o divertimenti. In realtà, costoro, spesso, sono soli in mezzo all’oceano e devono sempre sperare di non incontrare mai una “balena” che li inghiotta.
La poesia deve tirare fuori dalla solitudine
Allora la poesia deve intervenire ed essere presente in questo contesto sociale. Ma deve esprimersi preferibilmente con un linguaggio libero, accessibile a questi giovani dalla comunicazione a tasti ridotti, ma che contengono i valori di sempre. Nelle mie poesie non uso punteggiatura perché l’impostazione del verso per me deve diventare musicale naturalmente. Deve cadenzare il suo ritmo con la semplice lettura. Se osserviamo bene i giovani e gli adolescenti notiamo che tutti si innamorano allo stesso modo. Come abbiamo fatto noi da giovani. Con la differenza che è cambiato l’approccio interattivo con l’altro. Io ho imparato molto dai giovani sulle nuove tecnologie e sono loro grato.
L’amore è sempre uguale attraverso i secoli
Se andiamo a fondo, però, possiamo notare che i loro sentimenti e le loro emozioni sono uguali a quelli delle generazioni di sempre. Ciò, poichè l’uomo è sempre lo stesso ed ha cambiato, soltanto, la modalità di comunicazione. Allora lo stress va lottato principalmente con l’esempio di una buona e sana educazione. Educazione, che inizia all’interno di ogni famiglia. Prosegue nelle scuole e continua con lo studio approfondito, che conduce il giovane ad affrontare il mondo del lavoro con serenità e consapevolezza. Con il rispetto della propria ed altrui dignità, in cui i diritti e i doveri si affermano con una sana ed equilibrata formazione socio-culturale. La poesia può lanciare messaggi positivi ed abbattere lo stress.
Aspetto sociologico
L’Inchiesta Sicilia – Lei considera la società arida dalla quale, però, si possono cogliere frutti e fiori. Qual è il percorso sociologico per raggiungere questi risultati?
Pietro Manzella – La società per certi versi è stata sempre arida e la storia l’ha insegnato. Ma i frutti commestibili ed i fiori sono stati sempre prodotti, coltivati e raccolti. Allo stesso modo è la società attuale. Bisogna bagnarla e purificarla di più. Forse, con acqua buona e non inquinata, per ripulire con cura, costanza ed attenzione eventuali detriti infettivi che naturalmente si depositano sulle “strade affollate”. Occorre sapere individuare obiettivi che si occupano realmente del benessere civico e realizzarli, senza esasperati partitismi. Creando priorità, tenendo presente che il benessere (cioè l’essere- bene, quindi, lo stare bene) di ciascuno di noi, contribuisce a creare il “ bene-essere” collettivo in una comunità sociale dove sono condivisi spazi comuni a tutti. In definitiva, il migliore esempio è sempre il migliore insegnante.
Il poeta avvocato
L’Inchiesta Sicilia – Nella vita, Pietro Manzella è pure un avvocato. Quanto ha influito la sua professione sulla poetica?
Pietro Manzella – La mia professione è realmente arida, poiché gli studi di giurisprudenza difficilmente offrono la possibilità di coltivare altri interessi culturali, specialmente poetici. Invero, nella mia vita si sono verificate delle “concause” (per usare un termine giuridico). Un insieme di concause, che mi ha fatto comprendere che anche la mia professione può offrire momenti di riflessioni sui “tanti perché”. I perché della vita e dell’esistenza dell’uomo. Pertanto, ho deciso che entrambe le attività potevano e dovevano coesistere. Riuscendo a farle diventare complementari in modo tale che quella”aridità” della professione venisse mitigata dall’attività poetica. Rendendola, così, sempre più gradevole e della quale sono sempre “innamorato” come se ogni giorno fosse il primo di un mio processo.