Patrizia Romano
Schifani e la sua squadra. “Compatti, coesi, con la volontà di fare in modo che alcune cose possano cambiare nella macchina regionale”.
Sono questi i sani propositi del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, nel presentare, qualche giorno fa, i dodici assessori della nuova Giunta regionale.
Le emergenze da affrontare con estrema urgenza sono tante “e da far tremare i polsi”, come dichiara lo stesso Schifani.
Un comitato di vigilanza
Per assolvere parte di queste emergenze, Schifani e la sua squadra hanno istituito un comitato per vigilare sulla situazione del Pnrr. Tra gli impegni maggiori, il controllo dei flussi finanziari e la formazione di un organo autorevole. Ma l’impegno più arduo è quello di “scongiurare ogni rischio di aggressione della criminalità organizzata”. Perché, come ha voluto sottolineare Schifani – “… la mafia non è né di destra né di sinistra, ma punta soltanto a tutelare i propri interessi…”. Una battaglia, quindi, per garantire il massimo contrasto alla criminalità organizzata, con un’azione di governo rigorosa anche nei confronti dei reati contro la pubblica amministrazione.
Lotta alla criminalità organizzata: Le parole di un indagato
Parole dure contro la mafia e la criminalità organizzata e l’associazione a delinquere, che hanno flagellato il nostro Paese. Parole che suscitano grande effetto, pronunciate da una personalità di spicco imputata a processo. Certo Schifani fu archiviato, come ricorderemo, per concorso esterno, nonostante intrattenesse relazioni con personaggi vicini alla mafia. Otto anni fa, infatti, fu archiviato proprio per concorso esterno a Cosa Nostra, nonostante le strette relazioni con mafiosi di grosso calibro. Ma per il giudice, il suo esemplare trascorso non era sufficiente per portarlo a giudizio. Tanto è vero che il neo governatore, ancora oggi, è sotto processo a Caltanissetta per violazione di segreto.
E’ a giudizio in uno dei filoni del cosiddetto caso Montante. Una delle pagine più oscure della storia politica siciliana, che vede alla sbarra personaggi di alto spicco, che ha tra i suoi imputati, appunto, il nuovo governatore della Sicilia.
Dalla storia al presente
Facciamo un po’ di balzi in avanti. Dalla storia, passiamo al presente, per comprendere la scelta dei nomi eccellenti scelti dal neo governatore per confezionare su misura la nuova Giunta. Prima della formazione, arrestano due candidati di centrodestra – uno per mafia, l’altro per corruzione – a due giorni dalle elezioni. “Stavolta è toccato alla nostra coalizione, ma può succedere anche ad altri partiti”. E’ tutto quello che Schifani riesce a dire su questo increscioso episodio. Episodio che si consuma nel silenzio e nell’indifferenza di tutti i leader della sua coalizione. Sì, proprio i leader del suo stretto circuito, alcuni dei quali sono diventati i prescelti di Schifani. Non c’è stato uno, soltanto uno di questi che abbia sollevato le giuste rimostranze di fronte a tanto squallore.
Ritornando alla compattezza e coesione di cui tanto parla il neo governatore, subito dopo il giuramento dei neo assessori, possiamo dire, comunque, che il centrodestra guidato da Schifani si presenta con una maggioranza già ballerina. Lo strappo di Gianfranco Miccichè e la guerra intestina a Forza Italia, spaccata in due metà indebolisce la maggioranza. Da 40 deputati è già scesa a 35.
Schifani e la sua squadra compatta e coesa
Dopo le diatribe con Forza Italia, Schifani ha seguito le linee dettata da Fdi, con l’ingresso in Giunta di due esterni al parlamento – Pagana (moglie dell’ex assessore alla Salute Ruggero Razza) e Scarpinato (consigliere comunale vicino al ministro Lollobrigida), oltre al tecnico Giovanna Volo scelto per la sanità. In tutto questo, Schifani aveva garantito che non avrebbe accettato gli assessori voluti dai big nazionali di stampo meloniano.
Certo Schifani continua a dichiararsi il presidente del centrodestra, nonché il precursore dell’unità di questa coalizione. E a chi gli fa notare che non è proprio così, lui ribadisce che tutta, ma proprio tutta la squadra degli assessori gode della sua fiducia.
All’Ars, comunque, l’unione e la compattezza non si sa neppure dove stiano di casa. La guerra interna alla destra prosegue il proprio cammino, iniziato in pre campagna elettorale e che finirà non si sa come e quando.
Comunque, chi vivrà vedrà l’operato di Schifani e la sua squadra, forte per la compattezza, coesione e lotta alla mafia.