L’artista, scrittrice e poetessa è alla sua quarta pubblicazione (le precedenti Ed. Simposium).
In quest’opera, con grande acume creativo, inventa una storia che ha come protagonisti comunissimi oggetti della vita di tutti i giorni.
Con uno stile letterario enfatico, che richiama il teatro dell’assurdo di Ionesco, immagina che uno psichiatra affermato, tale Armando Fieravalli, ritrovi per caso un’agenda in cui sono dettagliatamente descritte patologie psichiche che aggrediscono non persone, ma oggetti.
Questi oggetti, nei racconti che compongono il romanzo, intendono far valere le loro buone ragioni… e scambiano tra loro emozioni e rimpianti, confidenze e contrapposizioni, complicità e rivalse, ma mai insulti.
Il luogo in cui si svolge la scena
A un certo punto, lo psichiatra, con un ardito volo di fantasia, trasferisce idealmente tutto questo intreccio di relazioni in una scuola per l’infanzia dove, scavalcando la maestra, si rivolge direttamente agli alunni: “Bambini, vi piace disegnare, vero? E allora prendete fogli, matite e colori”.
I bambini eseguono velocemente e, quando sono pronti, ignorando la burbera maestra, guardano Armando attendendo l’assist… Che arriva puntualmente: “Pensate ai vostri tanti giocattoli e disegnatene uno, uno solo, tra quelli che oramai sono rotti.
Lo buttereste nella spazzatura, ma chiudete gli occhi e immaginate sia il vostro più caro e inseparabile amico”.
I bambini lo seguono senza esitazione, e con intensa concentrazione rimangono come sospesi in questo irresistibile universo di fantasia…
Oggetti in terapia è una storia a prima vista surreale, ma che vuole semplicemente dirci che il dialogo vero nasce dalla capacità di ciascuno di immedesimarsi nel punto di vista dell’altro.