La via dell’impugnativa al Tar per il mancato passaggio dei comuni di Gela, Niscemi e Piazza Armerina alla città metropolitana di Catania, è stata tentata tante volte, ma ogni volta che impugnavamo il decreto di indizione delle elezioni, l’Ars provvedeva con nuova legge a spostare le elezioni in avanti. La Sicilia così è rimasta l’unica regione italiana a non aver mandato gli enti intermedi al voto.
Le vere ragioni
Le ragioni? Tante, ma quella vera nessuno l’ha mai voluta rivelare e noi, che l’abbiamo detta tante volte, anche troppe, siamo stati puntualmente ignorati! Eppure più volte avevamo anticipato che gli enti intermedi non sarebbero andati al voto, vanificando i nostri sforzi in difesa delle volontà popolari espresse attraverso i referendum confermativi del 2014.
La grande novità
Adesso però, è intervenuta una novità. L’attendevamo, invero. Con l’ultimo rinvio delle elezioni delle ex province, infatti, per mezzo della Legge 18 dicembre 2021, n. 31, l’Ars, in attesa delle elezioni, ha “osato” modificare l’art. 51 della L.r. 15/15, facendo svolgere all’Assemblea dei Sindaci del Libero Consorzio le funzioni proprie del Consiglio del Libero Consorzio (non eletto), producendo atti impugnabili come l’insediamento e, soprattutto, l’approvazione del regolamento. Atti che costituiscono “motivi aggiunti” al nostro ricorso ed a cui, stavolta, il Tar dovrà dare comunque una risposta nell’udienza fissata il 5 aprile prossimo. Dopo 8 anni dalla celebrazione dei referendum, lo sforzo sostenuto dai comitati è stato straordinario, per ostinatezza, pazienza e costi, autofinanziandosi.
L’ammontare delle spese
Per questa vicenda le spese legali ammontano ad oltre 10.000 Euro, senza contare altre spese ed il tempo impiegato, sottratto alle rispettive famiglie. Comitati lasciati soli dalle attuali amministrazioni di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, nonostante per ogni comune sono state prodotte due delibere consiliari, intervallate da un referendum confermativo votato favorevolmente da oltre il 98% dei votanti, CITTADINI SOVRANI E CONTRIBUENTI, con spesa di denaro pubblico. E chissà, magari già subito dalla prima udienza del 5 aprile innanzi al giudice amministrativo di primo grado, sapremo se avevamo ragione oppure no.
Comunicazione
Franzone Filippo