Un viaggio nelle emozioni di Nada Malanima, in arte ‘Nada’. Un album che ripercorre le proprie vicende di donna e di artista.
di Elisabetta Cinà
A soli quindici anni (nel 1969) debutta al Festival di San Remo con il singolo ‘Ma che freddo fa’. Un successo improvviso e inaspettato che la fa balzare ai primi posti delle hit-parade e dritto al cuore degli italiani, che le conferiscono, per la sua giovanissima età, il nomignolo di ‘Pulcino di Gabbro’, suo paese natìo, in provincia di Livorno.
Nada Malanima, in arte, semplicemente’Nada’, appena adolescente, diventa subito l’icona di un’intera generazione.
Oggi, prossima all’età senile, si ripropone con un album che ripercorre la sua carriera artistica. “A volte io gioco e quando gioco, gioco così….”. E’ con questa frase ‘giocosa’, più vicina all’età adolescenziale che alla sua attuale, che Nada presenta ‘Vamp’, la sua ultima raccolta, oggi in tour per tutta Italia.
Ospite, recentemente, all’Agrikantus di Palermo, esordisce proprio “giocando… così… ” come una ragazzina. Forse è per questo che il pubblico l’ama ancora. Ma non solo un pubblico di attempati cinquantenni. Molti giovani artisti, si rifanno a lei come modello. Eppure, quando le si parla di giovani, Nada manifesta un atteggiamento, se non proprio riluttante, molto vicino alla ritrosia.
“Ma questo a me non riguarda, non mi interessa, non mi importa – risponde così sui giovani artisti che l’apprezzano tanto da farne il proprio modello artistico – . Io faccio il mio lavoro, faccio ciò che mi appassiona, faccio la musica che mi piace. L’età non ha importanza – ribadisce, prendendo sempre più le distanze da questi giovani -. Ci sono giovani che fanno cose orrende. Se fosse solo una questione d’età, sarebbe tutto semplice, ma non è l’età quella che conta; quello che conta è la testa, il modo di pensare, quello che si assimila, che si vuol dire”.
Ancora più ‘distante’ sull’argomento giovani è quando le chiediamo cosa ne pensi delle controversie nate attorno alla scelta di abbassare l’età dei partecipanti al Festival di San Remo.“L’età non conta – risponde ancora una volta -. Non parlare con me di queste cose. Io non so niente, non sono al corrente sulla vita dei giovani. Saltiamo quest’argomento, ti prego. Passiamo alla prossima domanda”.
Certo che, per una che ha esordito a soli quindici anni, e proprio a San Remo, suona strano. Ma non ci resta che accettare la sua volontà. Saltiamo, quindi, i giovani e passiamo alle emozioni. Non possiamo fare a meno di riconescere che quest’album è proprio un purpuri di emozioni. Si passa dall’allegria sfrenata alla tristezza malinconica…. “Sì, in realtà è un album emotivamente molto vario – dice Nada -. Io in genere sono molto costante e monolitica quando scrivo. Questa volta, invece, ho abbracciato e raccontato emozioni diverse. Infatti i testi hanno uno spirito diverso: ironico, drammatico, giocoso. Insomma, scrivendo, interpretavo i vari momenti della mia vita”.
In una recensione, i critici hanno interpretato il titolo ‘Vamp’ come vampa. “Sì, vampa… come un senso di energia, di forza, qualcosa di esplosivo – conferma l’artista -. E’ proprio così che l’ho immaginato”. Ma a noi non basta e ci poniamo quanto ci sia di questo titolo in lei? “Ho dovuto pensare a un nome che racchiudesse un po’ la mia vita artistica – spiega Nada – le cose che ho fatto in tutti questi anni. Vamp è un titolo che mi piaceva perché mi sembrava un titolo giusto per le canzoni che ho scritto in tutti questi anni. Canzoni che rispecchiano, appunto, me e le cose che ho fatto. Cose un po’ strampalate, un po’ esagerate, proprio come me. Comunque, a prescindere da tutto – conclude la cantante – bisogna dare un titolo per forza alle cose; un titolo che sia corto, che rimanga impresso,… e io ho trovato ‘Vamp’ molto appropriato. Ma, alla fine, il titolo ha un’importanza relativa. La cosa che conta è quello che c’è dentro ai contenuti”.
Ed è proprio sui contenuti che lasciamo Nada, abbandonandoci all’ascolto del suo album.