Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Turismo del lusso, la Sicilia rilancia

Un giro d'affari in costante crescita quello del turismo del lusso, per il quale la Sicilia si candida a nuovo polo attrattivo. E a supporto di ciò, la Ministra Santanchè, nei giorni scorsi a Dubai per l'Arabian Travel Market, ha sottolineato come "il segmento del lusso genera importanti benefici economici per imprese e territori, e vede nell’Italia una destinazione molto ambita". A Dubai, la Sicilia era tra le 8 regioni italiane presenti nel padiglione Italia curato da Enit.

di Clara Di Palermo

La Sicilia meta del turismo del lusso? Sembrerebbe proprio di sì e il distretto “Sicily Luxury Hospitality” ha tutte le intenzioni di rilanciare un settore che può attrarre non solo visitatori ma anche, e soprattutto, investitori.

Ne è sicuro Andrea Gumina, presidente del distretto, siciliano di origine ma romano di adozione, con un curriculum che spazia dai dottorati di ricerca a ruoli in Confindustria, a consulenze per la Pubblica Amministrazione, a incarichi nella prestigiosa associazione Amerigo e nella Fulbright.
A lui, dunque, insieme con l’intero direttivo del Turismo del Lusso, il compito di far sì che i turisti high-spender, cioè i cosiddetti alto spendenti, scelgano la Sicilia come meta dei loro viaggi. E per far ciò servono standard qualitativi elevati, che dovranno essere rigorosamente rispettati dagli operatori del settore.

Serve qualità assoluta

Il distretto nasce circa due anni addietro ma ha iniziato da poco la piena operatività. Come vi muoverete?
“Ci sono due grandi gruppi di lavoro. Uno ha l’obiettivo di aggregare, quanti più possibile, operatori di qualità. E quando dico qualità, riferita al termine lusso, intendo cosa desidera uno straniero quando viene a visitare la Sicilia. Allora questa diventa qualità assoluta. Per identificare la qualità assoluta, ci stiamo avvalendo di un team di esperti che individui i parametri, quasi una sorta di capitolato”.

Andrea Gumina

“Questo gruppo di lavoro – continua Gumina – avrà il compito di individuare gli operatori di alta gamma, aggregarli e mantenerne la qualificazione. Avrà anche il compito di seguire la formazione degli stessi operatori, di elevarne gli standard. Perché chi viene da fuori deve vivere un’esperienza di eccellenza. Il secondo gruppo perseguirà il secondo obiettivo: attrarre investimenti real estate. Il settore immobiliare, infatti, deve rispecchiare una residenzialità di lusso e di eccellenza e il tema di dare a questa terra le opportunità che si merita è centrale nel nostro lavoro”.

“Innanzitutto è fondamentale dare l’esatta e corretta percezione di una elevatissima qualità degli standard turistici – aggiunge ancora Gumina -. E questa percezione deve arrivare a operatori e visitatori. Personalmente ho un ottimo dialogo con grandi investitori internazionali e sarà messo al servizio del Distretto”.

Cosa chiedono gli investitori internazionali per venire in Sicilia?
“È logico che, prima di tutto, vogliano avere un rendimento. E poi vogliono che le operazioni che fanno siano in linea con una certa dimensione. Mi spiego meglio: è difficile che qualcuno decida di investire, ad esempio, 15 milioni di euro in un territorio che non conosce o che associa magari, solo a Taormina o a qualche località vista in qualche sceneggiato”.
Necessario fare rete, dunque, tra località note e meno note

La formazione nel turismo del lusso

Abbiamo detto della formazione, tassello fondamentale per un salto di qualità verso il turismo del lusso i cui fruitori sono ampiamente abituati a livelli molto alti di tutti gli aspetti delle ricettività. Ne parliamo con Toti Piscopo, amministratore Unico della Logos srl comunicazione e immagine, esperto di turismo e tra gli ispiratori del Distretto stesso.
Per una ricettività di alta gamma servirà personale di alta gamma. Abbiamo la possibilità di formare adeguatamente?
“In Sicilia ci sono centri di eccellenza per la formazione e si stanno sviluppando sempre più contatti con imprese qualificate dove far effettuare degli stage, strategici per completare il percorso formativo. Il problema principale rimane la tutela delle risorse umane che devono essere impiegate per i 12 mesi l’anno e non solo per i rapporti stagionali o peggio di precariato. Ecco perché occorre creare le condizioni per favorire l’allungamento delle stagionalità”.

Toti Piscopo

Il Made in Italy è ormai un brand. Cosa serve per affermare il marchio Made in Sicily?

“Un brand più riconosciuto nei settore della moda, dell’agroalimentare ed un po’ meno nel turismo, non per gli aspetti culturali ma per quelli dei servizi – precisa Piscopo -.
Il made in Sicily è invece ritornato di moda, avendo recuperato una immagine positiva ed una attrattività che la rende tra le destinazioni più cliccate sui motori di ricerca. Un momento magico che va però rafforzato e consolidato. Il turismo è  un settore economico produttivo e democratico, in grado di ridistribuire ricchezza in egual misura all’impegno professionale ed imprenditoriale che ognuno riesce a dare. Ma ciò non è sufficiente. Occorre un sistema di governo dell’intero settore che abbia un visione di sviluppo di tutto il territorio in una logica di programmazione, pianificazione, marketing e comunicazione. È necessario per stimolare una  politica commerciale ragionata e programmata a breve, medio e lungo termine. Solo allora si potrà parlare di made in Sicily come brand riconoscibile e riconosciuto”.

E proprio per promuovere il brand di alta gamma dell’ospitalità siciliana, tramite un programma promozionale che vede protagonista il viaggio della nave “Amerigo Vespucci” in vari Paesi del mondo per presentare le eccellenze italiane, il 28 giugno il distretto sarà presentato alla comunità di Los Angeles.
L’appuntamento, adesso, è a Taormina il 30 e 31 ottobre per gli Stati generali del turismo di lusso.

Ma cosa si intende per Luxury Hospitality?

La definizione non deve ingannare perché non riguarda solo gli alberghi da 5 stelle in su, fino a 7 stelle. Il turismo del lusso è un turismo fatto da soggetti che hanno una elevata capacità di spesa, turisti alto spendenti (high spender), appunto, che hanno possibilità di viaggiare anche 4 o 5 volte l’anno, grazie a un reddito elevato. Sono esigenti e cercano standard elevati in termini di eleganza, raffinatezza, esclusività e soddisfazione di tutte le loro esigenze. Cercano esperienze uniche ed esclusive, attori di un turismo che è sensibilmente aumentato negli ultimi anni. L’Enit, l’Agenzia nazionale per il Turismo, afferma che il 45% dei turisti alto spendenti è stato in Italia almeno una volta negli ultimi 5 anni, un dato in sensibile crescita.

L’attrattiva del brand Made in Italy

Volendo fare il punto, il turismo del lusso che approda in Italia è certamente alla ricerca di “esperienze esclusive” che sono un mix di viaggio di lusso, possibilità di godere dell’alta qualità del brand “Made in Italy” di cui dicevamo prima, nelle sue diverse declinazioni: dall’enogastronomia allo shopping, alla cultura.
Dei circa 25 miliardi di Euro che i turisti high spender portano in Italia, 7 miliardi sono per l’alloggio. La fascia più alto spendente riguarda prevalentemente il turista straniero che affronta una spesa media di 184 euro al giorno a persona (110 euro in più del turista medio straniero in Italia, per il quale la spesa alloggio si ferma intorno ai 70 €) e per gli acquisti di beni e servizi sul territorio a 209 euro.
Non dimentichiamo il giro di affari che gli alto spendenti creano nel settore delle creazioni di artigianato tipico: spendono circa il 25% contro il 19% del turista italiano (dati Enit).

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