Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

La pastora che scrive della magia dei pascoli

La montagna, i pascoli, gli animali. Un mondo magico per chi non lo conosce, anche parecchio faticoso per chi lo vive 365 giorni all'anno. Ce lo racconta una pastora doc come Marzia Verona, arrivata in Sicilia per incontrare i giovani che questo mestiere hanno deciso che apparterrà al loro futuro

di Gilda Sciortino

Il mondo bucolico di Heidi? Esiste, anche se le caprette nella realtà non sono quelle che abbiamo conosciuto attraverso il piccolo schermo, ma è accompagnato da tanti aspetti di una vita quotidiana nella quale c’è poco tempo per saltellare festosi in mezzo ai prati e tra i monti. Una magia che ha come protagoniste donne che, sempre più numerose, decidono di abbandonare la vita frenetica per abbracciare il mestiere di pastora.

A scendere dalle sue amate montagne per venire a portare la sua esperienza in Sicilia, più precisamente sulle Madonie, ai giovani che stanno partecipando alla “Scuola per Pastori” promossa dal CREA con la “Rete Rurale Nazionale” e dall’associazione “Riabitare l’Italia”,  è Marzia Verona, pastora per scelta, non certo per necessità, anche perché questo mestiere non è mai appartenuto alla sua famiglia. Soprattutto per una donna, poi, per nulla facile se non hai avuto la strada in un certo senso tracciata.

«La mia tesi di laurea è stata sulla vegetazione e i pascoli – racconta lei stessa, mentre si sente che freme per tornare dai suoi amati animali che l’aspettano a Nus, in Valle D’Aosta, dove vive con il suo compagno, Edy Marquis -, calandomi sempre di più in questo mondo prima studiandolo, poi fotografandolo, quindi raccontandolo. Mi sono trasferita in questa splendida località per condividere con Edy non solo la passione per la montagna e gli animali, una trentina di capre e circa venti bovini, ma anche per la scrittura. Ho, infatti, sempre curato la comunicazione perché ritengo che sia importante fare conoscere questo mondo attraverso le voci di chi ne fa parte».

Quanto c’è di romantico e quanto non ha proprio i mille colori dell’arcobaleno che si immagina?

«Purtroppo l’allevatore non ha il tempo di raccontare quel che succede attorno a lui perché per 365 giorni all’anno vive anche l’altro aspetto che è quello della fatica che si deve impiegare per fare andare tutto bene. È anche vero che non la senti come dovresti perché a muoverti è l’amore per gli animali. Ovviamente parlo di un amore che non è quello che si ha per un cane o un gatto. Non lo può capire chi non è del mestiere. È un concetto che comprende tutto un insieme di cose, dallo stare con loro al pascolo all’aperto, al rapporto che c’è con il cane da pastore, al vederli nascere, crescere, senza dimenticare la cura che uno presta al territorio con il pascolo e, d’estate, con la fienagione. Un mondo, con cui ti confronti giornalmente e questo dà una gioia enorme».

Marzia Verona e Vita

Mi immagino che le tue caprette abbiamo tutte un nome?

«I nomi sono legati al loro carattere, ma quella a cui sono più affezionata si chiama Vita perché la sua mamma è morta durante il parto e il veterinario ha salvato i capretti con il cesareo praticato in extremis. A farle da mamma è stata un’altra capra. Fa parte del gioco decidere tra la vita e la morte. Lo facciamo sapendo di avere a che fare con delle anime innocenti: succede con i bambini, pensate con gli animali che non hanno come esprimersi attraverso la parola. Ricordo anche un’altra capretta diventata improvvisamente cieca, tanto che non mangiava e beveva più. Il veterinario, che segue solitamente cani e gatti, è riuscito a trovare la terapia giusta. Quando succede, allora si che saltelliamo gioiosi».

Chi ha deciso di fare una scelta etica diventando vegetariano, si chiede come, in un contesto come quello in cui tu vivi, si possa mangiare carne

«Io la carne la mangio, ma preferisco quella di un animale cresciuto con me. È anche un discorso di salute perché so come l’ho cresciuto e nutrito sin dalla nascita. In natura, poi, non si spreca nulla».

Hai sposato una vita che non ha precedenti nella tua famiglia

«Vengo da genitori che non hanno niente a che fare con questa vita: padre ingegnere e madre insegnante di matematica e scienze. I miei nonni, invece, producevano mele, così andavo sulle montagne piemontesi con loro a fare gite ed escursioni. Quando, poi, ho dovuto decidere quali studi intraprendere, ho scelto le Scienze forestali e Ambientali per non abbandonare questo magico mondo e rimanere vicina ai pascoli».

Come si svolge la tua giornata tipo?

«Partiamo con il dire che non è una vita facile. In estate gli animali li affidiamo ad altri perché non abbiamo molti capi, appena trenta capre e altrettante vacche da latte. Se volessi andare in montagna con un gregge così piccolo, dovrei affittare un alpeggio, prendere altri animali per mungerli e fare reddito. Noi, invece, rimaniamo a valle per fare il fieno in modo tale da essere autosufficienti durante tutto l’inverno.  Così in estate ci uniamo tanti allevatori, paghiamo un pastore che si occupa dei nostri animali, portandoli al pascolo e tenendoli in un recinto per proteggerli dai lupi. A fine settembre tornano e si pascola sino a quando si può all’aperto. Quando, poi, mungiamo le vacche vendiamo il latte al caseificio di fiducia. Tutti ritmi dettati dalla natura, che creano un equilibrio naturale, contro il quale nessuno può andare. E poi perché dovremmo? ».

Sembra tutto molto faticoso, ma anche magico

«Il bello di questa vita è potere vivere in montagna all’aria aperta, riuscendo a produrmi tutto il cibo che mangio. Ovviamente economicamente si è sempre al limite perché un’azienda piccola deve fare i conti con tante spese da affrontare. Con i miei studi potrei fare un lavoro che mi farebbe guadagnare molto di più ma, svegliarmi immersa nel silenzio che mi regala la natura respirandola a pieni polmoni, non può avere paragone con una vita passata davanti a uno schermo, paradossalmente senza sapere se è giorno o notte».

Un mondo che condividi attraverso un’altra passione dalla tua vita, la scrittura. Per ora stai girando l’Italia, e sei venuta in Sicilia, con il libro “L’ora del pastore”, del tutto diverso dagli altri

«Ho decido di avventurarmi sulla strada del romanzo raccontando una storia di pastori, di amore, di pecore, di denaro tra le montagne e le pianure del Piemonte. Anna è una giovane commessa di un negozio di paese, con la passione per la pasticceria, che si innamora di Luis. Mi sono divertita anche perché tutti gli altri libri mi hanno sempre limitato in quanto impostati come interviste. In questo romanzo è stato come liberarsi».

Un sogno nel cassetto?

«Vorremmo riuscire a integrare quel che facciamo con un’ attività di tipo turistico, mettendo a disposizione un alloggio per tutti coloro i quali desiderano vivere la montagna nel senso più ampio possibile. C’è, infatti, tantissima gente che viene a trovarci e capiamo che nutre un pizzico di invidia per la vita che conduciamo. Siamo felici quando riusciamo a condividere con altri le sensazioni che viviamo ogni giorno, quando andiamo a dormire con il cielo stellato e apriamo gli occhi con il sole splendente, accompagnati dalle nostre caprette, inebriati dai profumi e dai sapori dei prodotti che questa terra ci regala. Chi mai vorrebbe fare a cambio con tutto questo?».

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Una risposta

  1. Ma che bella storia di scelte straordinarie e di una vita che sa di favole e miti antichi, anche se piena di fatica! Direi così PIENA e intensa di emozioni e sentimenti, da non avvertire più le fatiche!
    Grazie Gilda e grazie InchiestaSicilia per il racconto di tanta Bellezza!

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