Scoperta a Palermo dai militari della Guardia di Finanza un’evasione fiscale di ben 62 milioni di euro.
di Giulia Noera
Nella maxi operazione delle Fiamme Gialle, in esecuzione a provvedimenti della locale Procura della Repubblica – Dipartimento “Mafia – Economia”, sono finite sotto sequestro cinque aziende di trasporto merci che avevano dipendenti con precedenti per mafia e i beni degli amministratori delle società accusati di frode.
Analizzando la documentazione delle cooperative sequestrate sono state scoperte fatture emesse per un ammontare di 120 milioni di euro per operazioni mai effettuate e ben oltre 16 milioni di euro di compensazioni di debiti erariali non dovuti.
Alle cooperative sono stati sequestrati diversi beni tra cui 99 automezzi (motrici, autocarri e furgoni), 10 veicoli, 6 motocicli, 5 terreni agricoli, 17 immobili e oltre 60 rapporti bancari. L’ammontare complessivo dei beni sequestrati di 62 milioni di euro, è pari alle imposte evase.
Nell’operazione della Guardia di Finanza sei sono gli indagati: Giuseppe Damiata, 57 anni, consulente del lavoro, considerato dagli investigatori l’ideatore della frode, Anna Mangano, Antonio Costanza, Salvatore Oneto, Francesco Faija e Giosuè Rizzuto.
Le cooperative coinvolte nell’operazione hanno tutte sede nel comune di Palermo e sono: la Gi.Da. Group e la Emmedi Logistic, con sede in via Pietro Scaglione, la Millennium Trasporti e la T&F, con sede in via Lulli, la Trasporti e Spedizioni in via Jacopo Tintoretto.
Le cooperative coinvolte nell’operazione hanno tutte sede nel comune di Palermo e sono: la Gi.Da. Group e la Emmedi Logistic, con sede in via Pietro Scaglione, la Millennium Trasporti e la T&F, con sede in via Lulli, la Trasporti e Spedizioni in via Jacopo Tintoretto.
Quest’ultima azienda, con la copertura di due impianti di distribuzione di carburante, facenti capo ai boss Graviano e già sequestrati, avrebbe emesso fatture false per un ammontare di dieci milioni di euro.
Nel corso delle indagini della Finanza sono emersi oltre 180 “padroncini” che lavoravano, ma non pagavano le imposte approfittando dello schermo giuridico delle cooperative, e oltre 1.000 impiegati in diverse aziende siciliane e formalmente assunti dalle cooperativa che poi non versavano i contributi previdenziali ed assicurativi obbligatori.
Nel corso delle indagini della Finanza sono emersi oltre 180 “padroncini” che lavoravano, ma non pagavano le imposte approfittando dello schermo giuridico delle cooperative, e oltre 1.000 impiegati in diverse aziende siciliane e formalmente assunti dalle cooperativa che poi non versavano i contributi previdenziali ed assicurativi obbligatori.