Elezioni per un’Europa unita. Tra pochissimi giorni, anzi, ore, ormai, i cittadini dei ventisette Stati membri si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo. Ci si accinge, quindi, alle elezioni per un’Europa unita.
Prendendo in prestito una singolare affermazione del nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le Elezioni per un’Europa unita rappresentano un grande esercizio di democrazia. Ed è proprio di democrazia e di progressismo in vista di un’Europa unita che vogliamo parlare nel corso di questo articolo. Lo faremo, disquisendo su argomenti che influiranno sul nostro futuro. Dall’immigrazione alla famiglia omogenitoriale. Dal premierato all’autonomia differenziata. E tanto altro ancora.
Ne parliamo con Antonio Ferrante, presidente della direzione regionale Sicilia del Pd e con Caterina Chinnici, deputato europeo di Forza Italia
Un politico vale l’altro?
In Italia, i partiti tendono a candidare personaggi forti come capolista, sapendo già che questi rifiuteranno il seggio, in caso di elezione, per cederlo al primo dei non eletti. Nella circoscrizione insulare, Sicilia-Sardegna, capolista per voi è la Schlein, che lo è anche nella circoscrizione di centro. Non pensa che i cittadini abbiano il diritto di essere rappresentati da chi votano o un politico vale l’altro?
Antonio Ferrante – Le Elezioni per un’Europa unita, a differenza delle altre, prevedono preferenze multiple, e già nella Prima Repubblica i segretari di partito come i rappresentanti al governo mettevano la faccia perché gli elettori si esprimessero non sulla candidatura ma sull’intero progetto che rappresentavano. Così oggi Elly nel nostro collegio, da sempre feudo del centrodestra, ci ha donato la sua candidatura invece di abbandonarci al nostro destino, puntando su regioni storicamente a noi favorevoli, cosa che, purtroppo, altri segretari del Pd hanno fatto. Una scelta di grande coraggio che, sono certo, verrà premiata.
No. Un politico non vale l’altro
Caterina Chinnici – Premesso che nella circoscrizione insulare, Sicilia-Sardegna, su esplicita decisione del Presidente Tajani, la capolista sono io, non credo si possa dire che “un politico vale l’altro”, perché ogni persona è diversa e porta con sé un proprio bagaglio di competenze ed esperienze che possono rappresentare un valore aggiunto per l’incarico che eventualmente ricoprirà, e il sistema delle preferenze previsto per le elezioni europee permette, appunto, di operare una precisa selezione in tal senso.
Riguardo invece alla candidatura dei leader di partito, indubbiamente, in linea di principio sarebbe più “normale” che chi si candida per una carica, una volta eletto, svolgesse poi il mandato per cui chiede ai cittadini di votarlo.
Ma nel caso di queste elezioni europee i leader che sono scesi in campo come capolista lo hanno fatto in tutta trasparenza, anticipando con chiarezza che se eletti rinunceranno all’incarico di parlamentare europeo. Una scelta pertanto indirizzata solo a rafforzare, trainare con il loro carisma il proprio partito.
E comunque, per inciso, per quanto riguarda il Presidente Tajani, capolista in tutte le circoscrizioni d’Italia ma non per le isole, dove ha voluto solo candidati isolani, siciliani e sardi, il Segretario Nazionale di Forza Italia, è l’unico politico italiano che ha dedicato gli ultimi 30 anni della sua vita alle istituzioni europee.
Il premierato
Cosa pensa del premierato voluto dalla Meloni proprio alla vigilia di un grande evento elettorale?
A. F. – L’idea dell’uomo o della donna forti rientra tradizionalmente nella cultura della destra, come anche il decisionismo concentrato in poche mani. Non è un caso che, in questo parlamento, agli stessi deputati di maggioranza sia stato negato addirittura il diritto di presentare emendamenti, fermo restando che, tutto sommato, vista la qualità dei parlamentari suddetti non è neanche un male. Il Premierato si inserisce in questo filone, svuotando di funzioni innanzitutto il Presidente della Repubblica come anche le camere in nome di una celerità di intervento che però non corrisponde ne’ all’efficacia ne’ all’efficienza. Una su tutte: hanno introdotto il redditometro all’insaputa di mezzo governo, o almeno così ci hanno detto, e l’hanno sospeso dopo due giorni, come se gli italiani fossero palline da ping pong da sbattere a destra e sinistra. Col premierato sarebbe anche peggio.
C.C. – Il premierato, nelle intenzioni, si propone di garantire stabilità e governabilità al Paese, ma anche continuità con gli interlocutori internazionali. Tuttavia, essendo questa una riforma costituzionale, sarà necessario procedere attraverso una seria riflessione sull’impatto che una simile riforma potrebbe avere sull’equilibrio tra poteri dello Stato. Non a caso l’art. 138 della Costituzione, prevede due letture da parte di entrambi i rami del Parlamento, tre mesi di distanza tra una lettura e l’altra, maggioranze assolute, e eventualmente un referendum …, insomma una procedura aggravata che richiederà, i tempi necessari e imporrà una approfondita valutazione.
L’autonomia differenziata
Cosa pensa dell’autonomia differenziata e quanto pensa che questo sia legato al principio del premierato?
A. F. – L’autonomia differenziata senza i livelli essenziali di prestazione, che verranno introdotti quando i fondi saranno stati già distribuiti e quindi esauriti, ci farà tornare all’epoca degli staterelli perché ogni regione potrà addirittura commerciare autonomamente con l’estero, per non parlare della scuola o della sanità, dove se liberalizzassero anche la contrattazione vedremmo aggiungersi all’emigrazione sanitaria dei pazienti dal Sud al Nord anche quella dei medici: una vera catastrofe. Il premierato, in questo quadro, servirebbe semplicemente a garantire la sopravvivenza di una classe dirigente diretta espressione del capo cui rimarrebbe solo il potere di autoalimentarsi ma più non di risollevare un Paese che resterebbe tale solo sulla carta.
Principi anticostituzionali?
Non rappresentano entrambi dei principi, in parte, anticostituzionali?
E’ anticostituzionale ciò che la nostra Carta non prevede, come è antidemocratico tutto ciò che non passa dalla volontà del popolo. Questo governo è stato democraticamente eletto e sta agendo nel rispetto delle regole costituzionali. Per me Meloni e co non sono un pericolo per la democrazia ma per le nostre e i nostri figli che stanno privando del futuro con riforme che, se portate a compimento, li costringeranno ad abbandonare la Sicilia e quindi ad allontanarsi da noi per cercare di realizzarsi nelle regioni del Nord che, grazie all’autonomia differenziata, staranno a noi come un’astronave sta a un carretto. E proprio non capisco come ci possano essere siciliani, calabresi o campani che ancora votano per un centrodestra che a riforma approvata li getterà nella povertà quasi assoluta.
Occorre riflessione e attenzione
C. C. – L’autonomia differenziata, diversamente dal premierato, non è una riforma costituzionale, tuttavia ritengo che anche in questo caso, servano attenzione e riflessione. Tale riforma, infatti, dovrebbe essere uno strumento volto a migliorare l’efficienza di tutto il Paese, da Bolzano a Pantelleria, che non può certo andare a vantaggio di una regione e a svantaggio di un’altra!
Sarà pertanto necessario continuare a vigilare, durante il dibattito parlamentare, affinché non ci siano storture che vadano a danno in particolare dei Lep (Livelli essenziali di prestazione), sulla cui definizione occorre riflettere attentamente perché riguardano servizi essenziali per i cittadini come la sanità, la scuola.
Tutte le regioni devono essere messe in condizione di sviluppare le proprie potenzialità, partendo dalla specificità e dalle esigenze del proprio territorio e del contesto socio-economico, e per questo per la Sicilia e per la Sardegna è fondamentale che in tale processo si tenga conto della “condizione di insularità”, e quindi dare concreta attuazione al principio riconosciuto nella nostra Costituzione dal 2022, nonché dai Trattati europei.
Violenza di genere
La violenza di genere è diventata una lotta da combattere a livello internazionale. Pensa che a livello europeo si sia mai lottato su un fronte veramente unico?
A. F. – Combattere efficacemente la violenza di genere significa innanzitutto realizzare la piena parità tra uomini e donne, in questo l’Europa è più volte intervenuta, ancora recentemente ha inserito l’interruzione di gravidanza tra i suoi diritti fondamentali, salvo poi scontrarsi con i singoli governi, come putroppo il nostro, in cui la Premier ama definirsi “uomo dell’anno”, in cui si vorrebbero far entrare le associazioni provita nei consultori e la ministra per le pari opportunità afferma che l’aborto “putroppo”è un diritto. In questo senso la sfida europea diventa una sfida per i diritti delle donne, perchè un Europa che vira a destra sarà un’ Europa machilista in cui le donne tornano ad essere pertinenza e possesso degli uomini.
Finalmente è riconosciuta come reato
C. C. – La violenza di genere, perpetrata contro le donne, in quanto donne, è una barbarie inaccettabile e sì, finalmente oggi, è stata riconosciuta come reato europeo!
Nel corso dell’ultima Plenaria della 9a Legislatura del Parlamento europeo, tenutasi nel mese di aprile, è stata infatti adottata la direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, testo su cui ho lavorato personalmente in qualità di Relatore ombra per la commissione Giuridica del Parlamento europeo. Un primo, fondamentale strumento legislativo per prevenire e combattere l’inaccettabile violenza che subiscono ancora troppe donne e ragazze, e che quando è consumata tra le mura discrete di casa, spesso si riversa drammaticamente anche sui bambini, innocenti testimoni di tali gravissimi atti!
Nonostante le resistenze dovute alla frammentazione dei quadri normativi nazionali, con questa direttiva, quindi, abbiamo finalmente stabilito un quadro giuridico generale che rafforza e introduce nuove reati: le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati, ma anche la condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, lo stalking e le molestie online, il cyberflashing, l’istigazione alla violenza o all’odio in rete. Il testo, inoltre, stabilisce le pene irrogabili, le misure volte alla protezione delle vittime, l’accesso alla giustizia, l’assistenza alle vittime, una migliore raccolta di dati, la prevenzione, il coordinamento e la cooperazione.
Un quadro giuridico minimo che, come ogni direttiva, lascia ovviamente liberi gli Stati nazionali di adottare o mantenere norme penali più rigorose – come nel caso del Codice Rosso italiano – e che rappresenta, un primo, importantissimo punto di partenza per il lavoro che occorrerà sicuramente completare nella prossima Legislatura.
Energia nucleare
E’ favorevole o contrario all’energia nucleare e in che termini lo è nell’uno e nell’altro caso?
A- F. – Personalmente affronto la questione con pragmatismo: i bisogni energetici sono attuali e in crescita, per tornare al nucleare ci vorrebbero anni quando le rinnovabili potrebbero essere fonti di energia immediatamente disponibili. Le forze al governo, la lega in particolare, continuano strumentalmente a creare contrapposizioni che non hanno motivo di esistere. Per me, invece, si può cominciare a pensare al nucleare ma oggi è necessario sbloccare i tanti progetti sulle rinnovabili che affondano nella burocrazia e smettere di vessare chi affida il proprio terreno per un impianto di agri voltaico come fosse un traditore della patria. Nota a corredo:l’Italia ha cancellato l’idrogeno dal PNRR.
C. C. – Ritengo fondamentale creare le basi per un’Unione dell’Energia, perché questo è quello di cui hanno bisogno i cittadini e le imprese italiane ed europee. Sono quindi favorevole ad un mercato europeo dell’energia elettrica a prezzi più bassi, che differenzi le proprie fonti di approvvigionamento. Pertanto si, oltre ad un corretto sviluppo di tutte le energie rinnovabili, eolico, solare, idrico, geotermia, bioenergie, sono favorevole ad associare anche il nucleare di nuova generazione che, come il gas, rappresenta una fonte importante per garantire la transizione energetica e quindi il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Per rafforzare il percorso verso una piena indipendenza energetica, e garantire competitività alle nostre imprese, occorrerà inoltre investire in una strategia dell’UE per l’idrogeno, nella ricerca e sviluppo, nonché in infrastrutture transfrontaliere. In tale contesto sarà necessario sfruttare la centralità nel Mediterraneo e prevedere infrastrutture strategiche (come il TAP e i rigassificatori), che svolgono un ruolo chiave nel facilitare il trasporto, lo stoccaggio, l’interscambio e la distribuzione del gas naturale in tutta Europa.
Famiglia omogenitoriale
Come vede le unioni omosessuali proiettate in un concetto di famiglia ampio e completo?
A. F. – Le vedo come una famiglia e lotto ogni giorno contro chi continua a discriminare in modo ormai neanche tanto velato. Non le faccio l’esempio più lampante perché neanche vale la pena nominarlo, ma mi colpisce che oggi non ci sia più neanche quel “ma io ho tanti amici gay” che era pur sempre ridicolo ma mascherava un po’ di pudore. Se vincessero queste destre il Paese, anche in questo, tornerebbe indietro di decenni e le conseguenze, se non è chiaro, sarebbero anche economiche, perché un Paese che non rispetta i diritti civili non è considerato affidabile da chi ci osserva da fuori. Sa quanto vale il turismo LGBT in Italia? Quasi nove miliardi di euro.
La famiglia è la cellula fondamentale della società, quindi….
C. C. – La famiglia è la cellula fondamentale della società. L’art. 29 della Costituzione della Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. All’articolo 30 accorda precise tutele ai figli. A tutti i figli, anche a quelli nati fuori dal matrimonio. Le unioni civili tra due persone dello stesso sesso sono oggi legge dello Stato. Anche se al momento restano limiti importanti in materia di filiazione.
Al di là del DNA liberale di Forza Italia
Fermo restando il DNA profondamente liberale di Forza Italia che è, ovviamente, contrario ad ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, indipendentemente da come potrebbe evolvere la legislazione italiana in materia, soprattutto come Presidente dell’Intergruppo per i diritti dei minori al Parlamento europeo, ritengo sia fondamentale tenere ben saldo il principio che i bambini non possono subire le conseguenze delle scelte fatte dai loro genitori. In tale prospettiva, anche se ad oggi il diritto di famiglia resta di competenza esclusiva dei Parlamenti nazionali, al Parlamento europeo ho sostenuto la proposta di Regolamento volta a garantire che la genitorialità, così come è stabilita in un Paese dell’UE, sia riconosciuta automaticamente anche negli altri Stati membri, per assicurare a tutti i minori gli stessi diritti previsti dalle leggi nazionali in materia di istruzione, assistenza sanitaria, custodia e successione.
Immigrazione
Gli immigrati rappresentano per il nostro Paese un plus valore o un intralcio da cacciare via?
A. F. – Una delle strategie peggiori di chi ci governa è quella di creare stereotipi sui quali convogliare le paure dei cittadini. A cui dare la responsabilità di tutto e da dipingere come delinquenti fino a prova contraria. Per anni, la lega l’ha fatto con noi siciliani e meridionali. Oggi, invece, per ragioni di opportunismo politico ha spostato su chiunque non arrivi nel nostro Paese a bordo di un Jet privato o uno Yacht. Noi pensiamo che chi fugge dalla guerra e dalla violenza debba essere accolto e avere l’occasione di inserirsi nella comunità. E così rappresentare un valore aggiunto che faccia crescere il Paese intero.
A chi va appresso ai vari Salvini ricordo che nel 2023 i lavoratori immigrati hanno prodotto 154,3 miliardi di Valore Aggiunto. Dando un contributo al PIL pari al 9%, in particolare in Agricoltura (15,7%), ed Edilizia (14,5%). Imprenditori compresi che sono oltre 760 mila e rappresentano il dieci per cento dell’intera categoria. Ci sono i delinquenti? Assolutamente si, come ne esistono anche tra gli italiani. E ricordo ancora quando da adolescente giravo l’Europa e quando sentivano che ero siciliano mi rispondevano col sorriso “mafia”.
Gli immigrati non sono un intralcio, ma…
C. C. – Gli immigrati non sono un “intralcio da cacciare via”, ma uomini, donne e bambini che cercano altrove un futuro migliore. Indubbiamente queste persone possono rappresentare un plus valore per il nostro Paese. I ripetuti appelli di Confindustria in merito al fabbisogno di manodopera da inserire nel sistema produttivo delle aziende italiane ne è la conferma. Ma tale fenomeno deve essere gestito nel quadro di un’immigrazione ordinata, in grado di controllare e gestire flussi organizzati, nel rispetto dei diritti fondamentali. Una politica, quindi, capace di coniugare umanità, ordine e sicurezza.
Il contrasto alle organizzazioni criminali dedite al vergognoso traffico di esseri umani deve essere, pertanto, una priorità. Per questo a livello UE, soprattutto alla luce della difficile situazione geopolitica che stiamo vivendo, occorrerà rafforzare le frontiere esterne. Prevedere un controllo efficace delle procedure di asilo e un meccanismo obbligatorio e rigoroso per i ricollocamenti con condivisione di responsabilità, solidarietà ed oneri tra i Paesi europei.
Per realizzare tutto questo, occorre rafforzare la cooperazione con i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. E, come ripete spesso il Presidente Tajani, è necessario adottare e finanziare adeguatamente a livello unionale un ambizioso Piano Marshall per l’Africa.
E del clamoroso voltafaccia?
Il 27 aprile 2023, in un’intervista al Corriere della Sera, Lei dichiara l’intenzione di abbandonare il Partito Democratico per passare a Forza Italia, a causa di visioni divergenti con la segretaria neo-eletta Elly Schlein. Un anno dopo, in vista delle elezioni europee, il segretario di Forza Italia Antonio Tajani annuncia la Sua candidatura come capolista del partito. Può una semplice divergenza di visione con la segretaria, tra l’altro, neo-eletta, stravolgere una posizione politica che apparteneva a una tradizione culturale e a un apparato genetico. Non è stato come tradire le proprie radici?
Premessa: non sono un politico
C. C. – Premesso che non sono “un politico” nel senso tradizionale del termine, ma che la mia è una carriera di impegno le cui “radici” affondano nei valori democratici di libertà, giustizia, impegno sociale e senso delle Istituzioni, valori che mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia, e principalmente dall’esempio di vita e dal sacrificio di mio Padre, il giudice Rocco Chinnici, nel corso del mio lavoro al Parlamento europeo nel Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), e quindi da indipendente nella Delegazione del PD, ho sempre lavorato con il massimo impegno e mantenuto la mia autonomia di pensiero, ma nell’ultima legislatura questo gruppo si è spostato via via su posizioni più radicali, posizioni che non mi appartengono, essendo io una moderata.
Non mi sentivo più a casa mia
Non mi sono sentita più “a casa”. Mi sono resa conto che sulle scelte di fondo su diversi dossier, come nel campo della sicurezza o dell’agricoltura, mi sono trovata sempre più in sintonia con le decisioni equilibrate e responsabili del Gruppo del ‘Partito popolare europeo’. Non quindi a causa di una semplice “divergenza di visione con la neo segretaria”.
Per essere passata al Gruppo del Partito Popolare Europeo sono stata molto criticata, e alcune pesanti esternazioni mi hanno fatto molto male. Forse, questo passaggio non è stato sufficientemente spiegato… ma il fatto è che io non faccio politica nel senso tradizionale del termine!
Una scelta difficile
La mia è stata una scelta difficilissima e sofferta, ma necessaria. Necessaria, per coerenza con i principi e i valori del mio impegno. Una scelta che mi permettesse di poter mettere le mie conoscenze e la mia esperienza liberamente al servizio dei cittadini. E, quindi, esercitare quella libertà intellettuale che mi ha sempre caratterizzata.
Una libertà che ho trovato nel PPE e nella Delegazione di Forza Italia. Che rappresenta il centro moderato, un indiscusso punto di equilibrio in Europa contro ogni forma di estremismo, e di cui condivido le priorità politiche. Un’Europa che mette al centro la dignità e la libertà di ogni persona. Non solo, un’Europa consapevole della sua storia e rispettosa della ricchezza delle tradizioni dei suoi territori. Ma anche un’Europa capace di affrontare le complesse sfide del futuro portando avanti politiche ambiziose, ma nello stesso tempo realistiche e vicine ai cittadini.
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