Gianni Andolina e Lauretta Barcaroli. “La cosmogonia del mito nella meraviglia lapidea” di Gianni Andolina è il dedalo narrativo di un artista che conduce la sua intrinseca ricerca dal fare o agire sulla pietra per una idea altra o alta, ovvero il pensiero della iconologia visiva nel barocco mediterraneo.
I suoi ritratti lapidei, sono conci apotropaici, sono chiavi di volta che custodiscono e tutelano il focolare domestico, sono tratti fisiognomici che rievocano la metamorfosi barocca nella sua trasmutazione del mito greco, dalla Medusa/Gorgone dalle fauci spalancate al volto di una sirena dalle fattezze umane e territoriali. La morbidezza e la monocromia di questa pietra calcarea del Val di Noto è la giusta modellazione per il nostro artista, che dall’idea si traduce nella mano e dalla mano al fare cultura dell’Arte, quel senso del visivo come epica narrativa della produzione artistica.
Genius Loci
I suoi temi, i suoi soggetti, i suoi percorsi iconografici vivono il senso visivo del Genius Loci, l’artista che si narra attraverso la materia, che respira la sua terra, il suo luogo vivente, una bianca cava di pietra, una strumentazione che lo conduce alle grande sfere del mito e della geometria policroma. Il suo percorso artistico lo conduce e ci conduce dalla figurazione senza tempo (il mito narrato) ad una essenza delle forme, più volte totemiche, quasi delle torri o piedistalli verticali che ci invitano ad una lettura ascensionale, dalla Madre Terra alla Volta Celeste.
La policromia dell’isola
A questo punto, la sua mano creativa introduce la policromia dell’isola: l’azzurro quasi lapislazzulo, il verde della foglia d’acanto, il giallo della Terra del Sole. Le forme, apparentemente semplici, sono il frutto di una attenta ricerca atavica delle forme del mito siciliano, le sue epiche fattezze che dal mondo autoctono ibleo conducono alla figurazione ellenica e si traducono nella cultura islamica e mediterranea della Trinacria catalano-aragonese. Dalla ceramica a lustro del mondo arabo-mesopotamico alla policromia della ceroplastica mediterraneo occidentale, dalla Catalogna alla Sicilia aragonese e castigliana.
Tutti i segni della terra del mito
Queste opere, questi manufatti (fatti a mano), questi segni narrativi sono l’alfabeto immaginario di una terra del mito e della storia, di uomini e di popolazione che l’artista traduce dal mestiere del mastro lapideo alla creatività più contemporanea. Le sue geometrie pure, un cono o una piramide, il ritorno alle forme semplice della tradizione sono il nuovo linguaggio di Gianni Andolina, artista per passione e isolano per vocazione.
Michele Romano
Accademia di Belle Arti di Catania
La forza estetica ed emotiva della materia
Di matrice informale risultano essere le opere di Lauretta Barcaroli per la ricerca polimaterica e segnica che persegue da anni con estrema e personale libertà compositiva. Le sue tele appaiono come un territorio che si apre all’improvviso alla vista altrui, descrivendo una sorta di paesaggi che sono in realtà luoghi della mente, stratificazioni di segni, memorie, riflessioni, risultato di studiate sovrapposizioni di colore e materiali extrapittorici come stoffe, legni e ferro. Tale pratica progressiva dà origine ad una epifania, dove la luce si insinua nelle pieghe della materia, caratterizzando questi lavori che appartengono ad una dimensione psichica, più intima, ma che possiamo avvicinare nel suo dato fenomenico, addentrandoci altresì in una zona di pensiero che permette di accostarci al dato concettuale.
La ricerca in Gianni Andolina e Lauretta Barcaroli
La sua ricerca muove tra il tentativo di appropriarsi della realtà e il desiderio di recuperare una memoria. Ciò creando uno spazio fisico dentro al quale esprimersi e riconoscersi. Sono spazi interstiziali riempiti del proprio mondo interiore la cui formalizzazione è frutto di un progetto estetico. Barcaroli parte da oggetti della quotidianità, tagli, incisioni. Parte per giungere ad un mondo che porta con sé tracce di una umanità che si confronta con la complessità della vita. Oltre a sperimentare, nel contempo, la capacità di richiamare alla mente tematiche condivise e accedere a immagini archetipiche.
Ogni mondo è una narrazione
Ogni possibile mondo è la narrazione. Narrazione che avviene tramite stratificazioni cromatiche e materiche, di un pathos collettivo. Un pathos, che si tramuta in bellezza e apparente leggerezza, grazie al processo di trasformazione insito nel linguaggio dell’arte.
Da un fondo fatto di materia e luce emergono impronte, scritture segniche ancestrali che evocano forme fossili, immagini universali senza tempo né luogo. Il suo è un procedere che lascia aperta la forma nella effimera incompiutezza e decostruzione. Rivelatrice di storie e metafora della trama della vita. Dove tra anfratti, vuoti e pieni, cromie che si accordano e si contrastano, si manifesta tutta la potenzialità espressiva ed emotiva nel nascondere e rivelare. E tutto ciò, dando vita a un rapporto osmotico tra forma e materia in un incessante contorcersi, raggrumarsi, reinventarsi.
Ornella Fazzina
critico d’arte
La personale si terrà a Noto. Bassi Palazzo Nicolaci di Villadorata – via Corrado Nicolaci
29 giugno / 04 agosto 2024. Aperitivo con gli artisti, Gianni Andolina e Lauretta Barcaroli.
Sabato 29 giugno ore 18,30
Presentazione critica di:
MICHELE ROMANO per Gianni Andolina-collezione di scultura contemporanea “METAMORFOSI”
ORNELLA FAZZINA per Lauretta Barcaroli. Collezione di pittura informale “OGNI POSSIBILE MONDO”
Coordinamento e organizzazione Vincenzo Medica per Studio Barnum contemporary