La Sicilia è tra le regioni italiane in cui si registra il più alto tasso di criminalità giovanile. In una città ad alto rischio come Palermo, le strutture rimangono carenti, i servizi inadeguati e l’organico insufficiente
di Patrizia Romano
Con l’11 per cento su scala nazionale, la Sicilia si rivela tra le regioni d’Italia con il più alto tasso di criminalità minorile. Benché la nostra società riservi al minore una certa attenzione, esistono ampi settori della vita sociale in cui questa tutela è molto ridotta. Ciò accade soprattutto tra gli strati socialmente emarginati. Questa disattenzione crea danni irreversibili alla crescita e alla formazione dello stesso minore, alimentando in lui comportamenti deviati che sfociano, spesso, in atteggiamenti delinquenziali o, addirittura, criminali.
Ciò assume toni ancora più gravi in una realtà come Palermo dove, a causa della carenza di servizi e di operatori, la tutela e i bisogni del minore vengono, spesso, affidati all’improvvisazione piuttosto che a una razionale piattaforma programmatica.
Intanto i dati sono sempre più allarmanti. Basti pensare che le denunce a carico di minori nell’arco di un anno sfiorano il migliaio. Di queste, appena il 50 per cento viene sottoposto all’azione penale del Pubblico Ministero. Non solo. Sempre nel corso di un anno, vengono definiti al Giudice per le udienze preliminari più di 2.500 procedimenti penali. Di questi, soltanto poco più di un migliaio viene esaurito. Il resto rimane pendente per carenza di organico. A questi si aggiungono i procedimenti penali condotti dal Tribunale per i Minori, dove convogliano casi relativi alle province di Palermo, Trapani e Agrigento.
L’altro dato allarmante riguarda i minori entrati in contatto con gli Uffici di serivizio sociale per minori (Ussm), cioè l’Ufficio per la competenza penale del Tribunale minorile di Palermo, dove si registra un flusso annuo di 500 unità, alcuni dei quali, oltre il 60 per cento, vengono sottoposti a misure cautelari, mentre il resto viene messo in prova. Di questi, un buon 20 per cento sono primari, cioè entrati in contatto con la struttura per la prima volta.
Altrettanto grave la tipologia di reato. I crimini più frequenti vengono commessi contro il patrimonio, come furti e rapine. A questi segue lo spaccio di stupefacenti leggeri e pesanti. Il minore trovato in possesso di tre-quattro dosi di spinello viene denunciato. Tra i giovani spacciatori si distinguono i pusher, cioè minori assoldati dagli spacciatori di zona per una distribuzione capillare della droga. Si registrano, inoltre, molte denunce per minacce, lesioni, risse, nonché qualche estorsione.
La fascia di età più compromessa è quella che va dai 14 ai 18 anni. Età in cui il soggetto è imputabile. Per questi ragazzi bisogna, comunque, invocare la capacità di intendere e di volere al momento del reato. Fino a 14 anni, invece, il minore non è imputabile e, quindi, non perseguibile penalmente. Al di sotto dei 14 anni viene seguito, comunque, perché lo si segnala alla sezione civile per procedere ai necessari provvedimenti tutelativi e rieducativi.