Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Se questa è una scuola!

Una volta l’unico pensiero che si aveva prima di cominciare l’anno scolastico era se il corredo scolastico fosse a posto, se tutti i libri erano stati acquistati, se si era pronti ad affrontare l’impegno che lo studio richiedeva. Oggi, quello che deve preoccupare è se l’edificio in cui risiedono la aule non rischia di crollare addosso al primo starnuto, se ciò che respireranno i nostri figli sarà l’aria portata da un ideale roseto o da materiali di risulta o macerie altamente inquinamenti. Ma partiamo con il racconto di una città come Pesaro, non proprio quel profondo sud che si dà per scontato come unico serbatoio di scarti, anche e soprattutto umani

di Gianni Lannes

Non è Gaza bombardata in Palestina un giorno sì e l’altro pure, bensì Pesaro, capitale della cultura italiana nel 2024, nonché territorio a rischio sismico, idrogeologico e idraulico (come attestano ufficialmente il Dipartimento nazionale della Protezione Civile e il Pai della Regione Marche). Alla media statale Manzoni dell’Istituto comprensivo Villa San Martino, ora la scuola è un cantiere a cielo aperto con dentro gli alunni a lezione, insieme agli insegnanti e al personale Ata. La nuda realtà: qui gli scolari sembrano prigionieri dei lavori in corso.

Fondamenta scarnificate, cumuli di macerie, calcestruzzo logorato e polvere arrugginita che schianta il respiro; anche le sue viscere risultano smembrate. Il giardino ha le sembianze di un campo minato con gli alberi circondati e sommersi da cumuli di calcinacci.  Insomma, un cantiere aperto sulla carta nel 2023 e fino al 31 marzo 2026. Insomma, una guerra incivile in tempo di pace con ruspe e pale meccaniche che si agitano in un luogo dove approda chi si è appena affacciato alla vita.

A fine agosto scorso, la preside Loretta Mattioli aveva pubblicamente detto: “La scuola è sicura. Alunni, docenti e personale possono rientrare a scuola senza timore. Posso assicurare che, nonostante il cantiere per i lavori di riqualificazione ed efficientamento dello stabile che ospita l’istituto, non c’è alcuna situazione di rischio sicurezza”. Ma allora perché sono in atto massicci interventi strutturali che richiedono uno sgombero?

Didattica e lavori sono davvero compatibili?

Il neo eletto sindaco, Andrea Biancani, tira dritto: “Entro un anno e mezzo a Pesaro vi saranno 5 scuole nuove ed in sicurezza. Ovviamente per farle servono i lavori e bisogna sopportare qualche disagio”.

Il Comune di Pesaro ha chiesto ed ottenuto un finanziamento per la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico attraverso il Pnrr. Il riferimento è in particolare all’adeguamento sismico ed efficientamento energetico della scuola secondaria di primo grado Manzoni a Villa San Martino. Un progetto, per il quale sono stati stanziati 5,5 milioni di euro: “L’intervento consiste nella ristrutturazione e riqualificazione dell’edificio scolastico con incremento volumetrico mediante un insieme sistematico di opere”, aveva dichiarato l’assessore Pozzi nell’estate del 2023.

La situazione mette i brividi e gli ignari genitori che iscrivono i propri figli non risultano minimamente avvertiti dal dirigente scolastico o dagli impiegati di segreteria, come nel caso di chi ha trasferito il proprio pargolo da fuori regione.

Quale sicurezza?

Il dirigente scolastico reggente, Flavio Bosio, è al corrente del pericolo incombente, ma perché acconsente? Le autorità attendono una tragedia per intervenire a garanzia dell’incolumità civile?

Nello Stivale  circa 10 milioni di persone (bambini, ragazzi, insegnanti e lavoratori) entrano ogni giorno in una scuola pubblica a rischio e pericolo personale. In Italia troppi edifici scolastici nonostante gli altisonanti proclami istituzionali  a tutt’oggi non risultano in sicurezza, senza palestre né servizi. In dieci anni meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica è stato concluso. È quanto emerge dai dati di Legambiente con Ecosistema Scuola, riscontrati anche dal Miur. Questo rapporto attesta che dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati e solo 2.121 portati a termine. Dallo studio emerge anche che il 29 per cento degli edifici necessita di interventi urgenti, una scuola su due non ha impianti per lo sport, il tempo pieno predominante al Centro-Nord.

Le strutture per lo sport sono presenti al Nord in più di una scuola su due, mentre mancano in oltre il 60 per cento delle scuole del centro, nel 55 per cento circa di quelle del Sud e quasi nel 64 per cento di quelle delle Isole. Giardini e aree verdi fruibili sono una realtà presente in più dell’80 per cento delle scuole del Centro-Nord, ma mediamente solo in una scuola su quattro del Sud e delle Isole. Molte amministrazioni meridionali stanno cercando di colmare questo divario, ma l’accumularsi di problematiche trascurate nel tempo come la manutenzione ordinaria e straordinaria, rende necessari oggi interventi più radicali e fondi più cospicui.

Una drammatica emergenza

Il 29,2 per cento delle scuole ha bisogno di manutenzione urgente, la spesa media nazionale per la manutenzione straordinaria per ogni edificio è di quasi 71mila euro e questa urgenza viene dichiarata dai capoluoghi del Sud per il 31,5 per cento degli edifici, con una spesa media per edificio di circa 41mila euro. Nelle Isole, il 63 per cento degli edifici necessitano di interventi urgenti e la spesa media per edificio per la manutenzione urgente si attesta sui 5.500 euro. La principale emergenza rimane per questi territori la messa in sicurezza degli edifici, che raggiunge un livello di allarme nelle isole, dove, nonostante oltre il 63 per cento delle scuole sia in area sismica 1 e 2 (a fronte di una media nazionale del 41 per cento), solo il 6,3 per cento degli edifici risponde ai criteri della normativa antisismica (per una media nazionale ricordiamo essere del 30,8 per cento).

Una scuola in cui fare ingresso con l’elmetto

Insomma, nel Belpaese andare a scuola è un po’ come entrare in guerra senza saperlo, adagiandosi inavvertitamente su un terreno minato. Nel 2021: «La notizia del crollo di parti di un controsoffitto in una scuola materna di Eboli ha riportato all’attenzione dei dirigenti scolastici e dell’opinione pubblica l’annosa questione della mancata messa in sicurezza delle scuole. Anche questa volta è stata sfiorata la tragedia. Ovviamente tiriamo tutti un sospiro di sollievo, ma l’incolumità di otto milioni di alunni e di ottocentomila addetti non si può affidare ai miracoli. Troppi e troppo frequenti negli ultimi anni i casi di crolli in scuole di ogni ordine e grado, eventi a volte annunciati se non addirittura ripetuti, altre volte assolutamente imprevedibili». È il sunto della missiva indirizzata dal presidente dell’Andis (associazione nazionale dirigenti scolastici), Paolino Marotta, al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. La lettera che ha come oggetto «Mancata messa in sicurezza degli edifici scolastici», risale al 13 maggio 2018 e non ha avuto risposta. 

Un pronto soccorso salva la vita sull’urgenza, mentre la scuola pubblica può salvarla sulla lunga percorrenza dell’esistenza. Ma la scuola pubblica italiana va salvata dalla burocrazia imperante, dalla fatiscenza delle strutture spesso a rischio, dalla privazione delle risorse, dall’aziendalizzazione insensata dove anche il termine dirigente svela il trucco. Insomma, la buona scuola è un caposaldo della democrazia partecipata che chiama alla responsabilità ogni cittadina e cittadino a qualsiasi età.

Le foto sono di Gianni Lannes

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