Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Violenza sulle donne: di chi è la colpa?

Nella giornata contro la violenza sulle donne, tra le tante iniziative, tra le mancate denunce e un debole cambiamento culturale, l'esperienza di un progetto delle farmacie di Palermo e provincia, grazie al quale in un anno 72 donne vittime di violenza hanno chiesto aiuto. Lo hanno fatto in farmacia dove si ricevono in media anche 20 segnalazioni al mese da parte di vittime di sexting & revenge porn. E l'appello del CNDDU a che la scuola faccia la propria parte.

di Clara Di Palermo

Oggi si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne e, malgrado le infinite iniziative su tutto il territorio, non si ferma la conta dei femminicidi e delle violenze, siano esse verbali che fisiche che economiche, ai danni delle donne. È stata  istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

Si celebra il 25 novembre per ricordare le sorelle Mirabal, tre attiviste politiche dominicane che furono rapite da uomini del servizio di informazione militare della Repubblica Dominicana, violentate, torturate e uccise.

Paura e vergogna

Troppe volte, ancora oggi, le donne non denunciano per paura e per vergogna, spesso attribuendosi ancora la colpa di quanto accade tra le mura domestiche, dove subiscono violenze, fisiche e psicologiche, abusi e maltrattamenti di ogni genere. E purtroppo, questa violenza nei confronti delle donne miete ancora troppe vittime anche tra le bambine, nel colpevole silenzio di chi sa e non trova la forza di denunciare. Ma davvero la colpa è solo delle donne che non hanno la forza di denunciare? Davvero la società, la politica, le istituzioni, la scuola, i vicini di casa… non hanno il dovere di non girarsi dall’altro lato? Davvero lo Stato non ha l’obbligo di legiferare in maniera decisa? C’è una questione culturale di fondo che non è stata ancora affrontata con fermezza.

Numeri impietosi

Nel nostro paese, stando ai dati pubblicati dal CNR (il consiglio nazionale delle ricerche) a fine 2013, i numeri sulla violenza di genere sono ancora allarmanti. Oltre 2 milioni e mezzo le donne (10,1%) che nel corso del 2022 riferiscono di vivere attualmente situazioni di violenza psicologica, subendo atti di controllo da parte di persone vicine, denigrazione e umiliazioni; mentre circa 12milioni (50,4%) hanno sperimentato questo tipo di violenze nel corso della propria vita. Tali atti vengono perpetrati soprattutto da conoscenti/amici (34,2%), da familiari conviventi (25,4%) e dal partner (25,1%).

A subire episodi di violenza sono soprattutto donne con meno di 60 anni che hanno un livello di istruzione medio-alto, un lavoro e un reddito medio e che sono coniugate e conviventi con il partner. Oltre la metà ha figli. Il lavoro o meglio, l’eventuale mancanza di indipendenza economica della donna, è uno degli strumenti con cui un partner violento o prevaricatore tiene soggiogata la donna.

Il CNDDU: la scuola svolga il proprio ruolo contro la violenza sulle donne

Il Coordinamento Nazionale dei docenti della disciplina diritti umani, ricorda come nel nostro Paese siano stati inizialmente i Centri Antiviolenza e le Case delle Donne sparse sul territorio, a celebrare questa giornata. In seguito, si è sviluppato in modo graduale l’interesse anche da parte delle istituzioni locali e nazionali che hanno sostenuto iniziative e progetti per divulgare e diffondere la necessità di essere vicini alle donne che subiscono ogni giorno abusi e violenze di ogni tipo, violenze che sempre più spesso portano a drammatici epiloghi.

A livello globale è doveroso ricordare la campagna internazionale di attivismo che dura 16 giorni, dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al 10 dicembre, Giornata mondiale dei Diritti Umani. Si tratta di un’iniziativa globale per contrastare la violenza contro le donne e le ragazze. E’ stata avviata nel 1991; originariamente fu chiamata campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”, attualmente è conosciuta in tutto il mondo con il nome di 16 Days of Activism against Gender-based Violence.

In tale contesto, l’ONU nel 2015 ha lanciato la campagna “UNiTE by 2030 to End Violence Against Women”, con l’obiettivo di promuovere nella società civile la sensibilizzazione sul tema, invitare all’attivismo rispetto al superamento del problema, nonché condividere le conoscenze e le esperienze acquisite per la prevenzione e l’eradicazione della violenza sulle donne e le ragazze.

Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani, alla vigilia di una giornata così importante per i difensori dei Diritti Umani ribadisce con tutta la sua forza che in una società avanzata, civile e democratica non devono trovare posto alcuno i soprusi e i maltrattamenti alle donne. Pe tale ragione, si fa sostenitore attivo di tutte le manifestazioni e/o attività volte alla tutela dei diritti femminili, tra questi vanno ricordati, perché si legano molto spesso ai casi di violenza femminile, anche e soprattutto il diritto all’integrità e all’autonomia corporea di essere liberi dalla paura di violenza sessuale e i diritti riproduttivi. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, rivolge come sempre un appello al mondo della Scuola affinché si faccia portavoce e garante dei diritti calpestati, in questo caso, delle donne che riguardano tutta la società civile.

Denunciare la violenza nelle farmacie? Si può

Intanto, dal mondo delle farmacie arriva il bilancio del progetto Mimosa, grazie al quale a Palermo e provincia ben 72 donne hanno trovato la forza di denunciare la violenza di cui erano vittime. Lo hanno fatto ricorrendo a un escamotage: si sono sganciate dal controllo costante e ossessivo dell’orco con la scusa di dovere acquistare un farmaco. In farmacia hanno trovato professionisti preparati, capaci di comprendere la situazione, di percepire i segnali trasmessi anche solo con gesti e di attivare con discrezione la rete di aiuto.

Analogamente, attraverso la campagna “Stop Sexting & Revenge Porn”, avviata a Palermo ed estesa a livello nazionale, promossa da Federfarma a supporto dell’associazione Mete onlus, i farmacisti raccolgono in media 20 segnalazioni al mese da parte di genitori di vittime di ricatti sessuali perpetrati tramite web o smartphone a seguito dell’ingenuo scambio di immagini intime. La segnalazione del farmacista alla Mete onlus apre la via d’uscita dal tunnel grazie alla rete di psicologi dell’associazione, che aiutano a prendere consapevolezza del fenomeno, ad affrontare le necessarie terapie e a raccontare la loro storia a forze dell’ordine e magistratura.

Altri due progetti in arrivo nelle farmacie

Il segretario nazionale e presidente provinciale di Federfarma, Roberto Tobia, ha annunciato che i due progetti proseguiranno nel 2025, che a gennaio avrà luogo la distribuzione di nuove locandine in tutte le farmacie e che, grazie ad un protocollo con il Comune di Palermo, le  vittime di violenza e di revenge porn che si approcceranno ai farmacisti saranno poi indirizzate alla rete di sostegno del Comune che attiverà le necessarie misure di tutela con l’intervento di assistenti sociali, psicologi e associazioni che gestiscono case- rifugio.

“La farmacia – ha commentato Roberto Tobia – è diventata così un luogo sicuro nel quale le persone più fragili possono rifugiarsi e chiedere aiuto. Pensiamo che non tutte le vittime vivono nelle grandi città, dove è relativamente più facile arrivare inosservate fino ad un posto di polizia o una caserma dei carabinieri. Pensiamo, invece, a quanto sia assai più difficile muoversi in un piccolo paese sfuggendo alla sorveglianza del marito o compagno violento. Ecco che la farmacia è un  presidio al quale potere rivolgersi senza correre particolari rischi: con questi due progetti salviamo vite umane”.

L’assessora comunale ai servizi sociali, Rosi Pennino, ha aggiunto: “Mettiamo insieme la rete virtuosa delle farmacie di prossimità, che svolge un ruolo sociale fondamentale, e la rete di sostegno che come Comune siamo in grado di attivare per l’assistenza immediata, ma anche per la tutela e la protezione personale e dei figli e per la mediazione riparativa. L’unione di due esperienze positive, pubblica e privata, non potrà che aumentare i benefici a favore delle vittime”.

Giorgia Butera, presidente dell’associazione Mete onlus, ha concluso: “Grazie a Federfarma rinnoviamo la campagna informativa in farmacia perché spesso i giovani che si rivolgono a noi non hanno consapevolezza dei rischi che corrono inviando immagini a sfondo sessuale, né delle conseguenze cui vanno incontro, dal ricatto alla vendetta fino all’anaffettività e allo sprofondare nella vergogna. Questi giovani finiscono per non andare più a scuola, per isolarsi dalla famiglia e dalla società: bisogna intercettarli in tempo prima che sia troppo tardi”.  

La Cgil Palermo a fianco delle associazioni femminili

Anche i sindacati in piazza contro la violenza sulle donne. “La Giornata contro la violenza sulle donne è per noi l’occasione per manifestare tutto il nostro dissenso verso la cultura dell’oppressione femminile, che sta alla base dei femminicidi.  La Cgil Palermo a fianco delle associazioni per dare voce alle richieste delle donne e chiedere di invertire un modello basato sul patriarcato che ancora non si riesce a sconfiggere”, dichiarano Bijou Nzirirane, segretaria Cgil Palermo e Caterina Altamore, responsabile del coordinamento donne della Cgil Palermo e il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo. 

“Ogni anno a novembre – aggiungono Nzirirane, Altamore e Ridulfo – ci ritroviamo a fare il conto delle donne stuprate e uccise, solo perché donne. Ci ritroviamo a dire che non basta l’azione penale, per fermare la violenza maschile. Le disparità sul mercato del lavoro, le differenze salariali, il mancato accesso della donna ai ruoli apicali, il ruolo di cura della famiglia che continua ad esserlo affidato, non fanno che ripercorrere stereotipi di genere. Come Cgil siamo impegnate ogni giorno a combattere le discriminazioni nel mondo del lavoro, a formare delegate e delegati, a chiedere un piano straordinario per l’occupazione femminile, a chiedere per i più giovani l’inserimento nei programmi scolastici dell’educazione all’affettività.  Se costituiamo una rete, se saremo in tanti, tutti insieme possiamo fermare questa strage”.

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