Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Dispersione scolastica: mai sottovalutare l’aspetto psicologico

Potrebbe sembrare un problema più sociale che per la nostra rubrica di medicina e benessere, ma non è così. Perché spesso, dietro al fenomeno della dispersione scolastica, si annidano problemi psicologici e malesseri che si fatica a riconoscere se non supportati da esperti, come ci conferma la dottoressa Maria Cristina Napoli, psicologa, che del contrasto alla dispersione scolastica si è occupata molto spesso.

di Maria Cristina Napoli

La dispersione scolastica è un problema che colpisce molti bambini/e e adolescenti in Italia, e le sue cause sono molto più profonde di quanto pensiamo. Le cause della dispersione scolastica dovute a una molteplicità di fattori:  psicologici, familiari, sociali, culturali e economici Le statistiche evidenziano che la dispersione scolastica è più frequente nelle famiglie con condizioni socio-economiche svantaggiate e in regioni dove mancano opportunità educative di qualità (ISTAT, 2023). Tuttavia, non è solo un problema di povertà. Anche in contesti più favorevoli, alcuni ragazzi/e si trovano in difficoltà.

La famiglia e il contesto socio-economico

La famiglia gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rapporto di un ragazzo o una ragazza con l’ambiente scolastico. Genitori presenti e che sostengono attivamente i figli riescono a educare questi ultimi ad affrontare nel miglior modo possibile le sfide scolastiche. Al contrario genitori assenti che hanno già difficoltà personali o economiche non riescono a fornire quel supporto adeguato per aiutare i proprio figli a regolare le emozioni, la frustrazione derivante dai fallimenti e affrontare le sfide scolastiche.

Difficoltà emotive e psicologiche

Molti ragazzi abbandonano la scuola a causa di difficoltà psicologiche. Questi giovani possono sentirsi sopraffatti da aspettative troppo alte, oppure sviluppare una bassa autostima a causa di ripetuti insuccessi scolastici. Inoltre, esperienze negative come il bullismo o un ambiente scolastico percepito come ostile possono spingerli ad allontanarsi dalla scuola (Siegel, 2015). La disregolazione emotiva, cioè l’incapacità di gestire emozioni intense, può inoltre rendere più difficile per questi ragazzi affrontare le sfide quotidiane della vita scolastica.

I fattori culturali della dispersione scolastica

In alcune realtà, soprattutto nelle zone rurali o in contesti sociali meno sviluppati, l’istruzione non è sempre vista come una priorità. Ad esempio, in alcune famiglie, i ragazzi vengono incoraggiati a lavorare presto per contribuire al reddito familiare, a scapito del loro percorso scolastico. Questo fenomeno è più comune nelle aree in cui il lavoro minorile è una pratica consolidata (Rumberger, 2011).

La dr.ssa Maria Cristina Napoli

La Scuola

Anche il sistema scolastico ha la sua parte di responsabilità. Spesso, la scuola fatica a rispondere ai bisogni specifici degli studenti, specialmente di quelli che hanno difficoltà di apprendimento o situazioni personali complesse. Un approccio educativo rigido, centrato solo sul rendimento e non sul benessere del ragazzo, può far sentire alcuni studenti esclusi e inadatti. Come sottolineato da Deci e Ryan (1985), le persone hanno bisogno di sentirsi competenti, autonome e accettate per essere motivate. Quando la scuola non riesce a soddisfare questi bisogni fondamentali, il rischio di dispersione aumenta.

In conclusione? Serve un approccio integrato

Per affrontare il fenomeno della dispersione scolastica, è necessario un approccio integrato che coinvolga famiglie, scuole e comunità. Vi è bisogno di supporto psicologico nelle scuole. Questo può includere percorsi di counseling individuale o di gruppo, mirati a migliorare la loro autostima e a sviluppare strategie per affrontare lo stress. Per affrontare il fenomeno è anche importante coinvolgere le famiglie. È fondamentale educare i genitori sull’importanza della scuola e offrire loro strumenti per supportare i figli. E in fine bisogna che anche la scuola possa fare la propria parte, adottando approcci più flessibili e inclusivi.

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