Sabato 6 ottobre 2012 alle ore 21, al Teatro Garibaldi Aperto (via Castrofilippo 30, Palermo), avrà luogo La Notte delle Lucciole, una serata di cinema e filosofia a cura del Sicilia Queer filmfest, l’Institut français Palermo e La Huit.
In programma la proiezione, in anteprima assoluta della Lettera di Georges Didi-Huberman ai Siciliani (videointervista in lingua italiana con il filosofo e storico dell’arte francese, durata 35′), autore del volume “Come le lucciole: una politica della sopravvivenza” (2010, Bollati Boringhieri).
L’evento sarà presentato e filmato dal regista francese Vincent Dieutre che inserirà le riprese nel suo nuovo film Orlando Ferito, un progetto cinematografico che Dieutre porta avanti da oltre due anni in Sicilia, con la casa di produzione La Huit di Parigi. Le riprese, svoltesi già a Catania, Messina e in altri luoghi della Sicilia, si concluderanno a Palermo proprio in occasione de La Notte delle Lucciole al Teatro Garibaldi.
… parlare di lucciole, dopo Pasolini, “equivale ad alludere, per via di metafora, ai tratti del mondo umano che rischiano di eclissarsi di fronte all’avanzata irreversibile della stereotipia sociale. Corrono pericolo «uomini-lucciole», «parole-lucciole», «immagini-lucciole», «saperi-lucciole»”…
Dalle note di produzione del film “Orlando ferito”:
Nel loro piccolo teatro di Palermo, i Pupi si annoiano da quando il loro imperatore è stato relegato al museo. Non c’è più niente da fare in Europa né in Italia e le lucciole, che già Pasolini piangeva nel 1975, sembrano essere completamente scomparse.
Un regista francese sbarca in Sicilia alla ricerca di qualche speranza. La sua Italia tanto fantasticata verrà salvata da chi vive ai confini della società? A poco a poco il diario della sua ricerca delle lucciole sopravvissute e il racconto degli incontri che la sovvertono si mescolano a un meraviglioso dramma per marionette, in cui il principe dei Pupi, Orlando, è l’eroe ferito.
Vincent Dieutre
Ex-allievo dell’IDHEC (Institute des Hautes Etudes Cinématographiques), e vincitore della borsa di studio “Villa Medici Fuori le mura”, Vincent Dieutre ha vissuto a New York e a Roma prima di dedicarsi al cinema. Autore di numerosi scritti sul legame tra il cinema e l’arte contemporanea, insegna al dipartimento di cinema dell’Università di Parigi VII. Da cineasta esplora il «confine tra documentari e auto-fiction», come in Lettres de Berlin (1988) e nei suoi due primi lungometraggi, Rome désolée (1996), e Leçons de ténèbres (2000). Per la serie Lucarne della rete Arte realizza Bonne Nouvelle (2001). Il suo ultimo film, Jaurès (2011), ha vinto il Premio della Giuria ai Teddy Awards dell’ultimo Festival di Berlino, ed è stato presentato in anteprima italiana a Palermo nella seconda edizione del Sicilia Queer filmfest, che ha avuto il piacere di ospitare Dieutre anche come membro della Giuria internazionale.
Georges Didi-Huberman
nato nel 1953 a Saint-Étienne, Georges Didi-Huberman è filosofo, storico dell’arte, studioso di estetica, e si occupa in particolare di antropologia del visuale con una spiccata propensione a ricostruire i percorsi di sopravvivenza dell’immagine e le matrici psicoanalitiche che hanno presieduto alla rappresentazione del corpo femminile. Insegna “Segni, forme e rappresentazioni” all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Nel 2010 l’editore Bollati Boringhieri ha pubblicato la traduzione italiana di “Survivance des lucioles” (2009), “Come le lucciole. Una politica della sopravvivenza“: a partire da Pasolini, una riflessione su quel che resta del nostro passato, su come possiamo preservare anche ciò che sembra condannato alla sparizione. Nel suo libro più immediatamente politico, Georges Didi-Huberman coglie benissimo ciò che la disperazione impedì a Pasolini di vedere: che la barbarie non procede senza intoppi; che mettere avanti la rovina del tutto, oscura i barlumi che resistono malgrado tutto; che chiudersi nel lutto per l’arcaico paralizza l’intelligenza del presente; che il nostro «adesso» è un montaggio di tempi diversi, da cui il passato non può essere bandito per sempre. Attraverso un confronto appassionato anche con Walter Benjamin e Giorgio Agamben, Didi-Huberman apre a un’idea di sopravvivenza. In questa prospettiva, il declino non prelude alla catastrofe antropologica, ma è risorsa vitale. Le sue armoniche sono le stesse degli atomi che cadono in Lucrezio: inventano forme, preservando «scintille di umanità».