Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Appello dell’Ance Sicilia al Capo dello Stato e al premier Monti

di Redazione

L’Ance Sicilia con una lettera aperta ha chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti di intervenire subito in via sostitutiva sulla gestione dei fondi europei per infrastrutture assegnati alla Sicilia, o con un commissario ad acta o tramite la costituzione di una task force interministeriale sul modello di quella voluta dal ministro Fabrizio Barca con Rfi che ha già sbloccato diverse importanti opere ferroviarie al Sud.

 

L’iniziativa nasce dal fatto che giacciono inutilizzati 10 miliardi di euro del programma 2007-2013, somme che dovranno essere restituite all’Europa se non saranno utilizzate entro il prossimo anno. Ciò accade, osserva l’Ance Sicilia, perché “se la Regione svincolasse la propria quota obbligatoria di cofinanziamento, violerebbe il Patto di stabilità. E per il 2013 ci viene annunciata dalla Regione un’ulteriore contrazione di 1 miliardo negli investimenti in opere pubbliche”.

“E’ il segno del fallimento della politica – dichiara l’Ance Sicilia nella nota al Capo dello Stato e al premier – di un’intera classe politica che ha determinato questa drammatica situazione finanziaria perché nell’ultimo decennio, piuttosto che sostenere le attività produttive e lo sviluppo, ha impegnato la maggior parte del bilancio regionale per foraggiare centinaia di migliaia di soggetti improduttivi, ossia quei bacini di voti che garantiscono ogni volta la riconquista della poltrona con stipendi e privilegi da nababbi”.

L’Ance Sicilia, ad esempio, si dice “amareggiata per avere appreso – dopo avere condotto una battaglia per l’esenzione di 600 milioni di euro dal Patto di stabilità – che la Giunta regionale, in prossimità delle elezioni, si è affrettata ad assegnare da quel budget le somme per gli stipendi di forestali e formatori, mentre le aziende che da anni attendono il pagamento delle fatture non sanno ancora se percepiranno qualcosa”.

Nel solo settore edile le pubbliche amministrazioni devono 1,5 miliardi di euro e in questo contesto le banche non ritengono più affidabile questo mercato del credito. La conseguenza è che sono già fallite 475 imprese, hanno perso il lavoro 76mila operai, fra aprile e maggio di quest’anno si è registrato il boom della cassa integrazione (+250%) con punte di +476% a Siracusa.

“Il blocco del bilancio regionale – fa ancora notare l’Ance Sicilia – sta disseminando il rischio default: metà dei Comuni è costretta a ridurre i servizi primari e va incontro al dissesto strutturale di gestione; si fermano i trasporti pubblici; scuola e sanità pubbliche sono ridotte al lumicino; i servizi sociali e per gli anziani sono in abbandono.

“Tutto questo – scrive l’Ance Sicilia – mentre i politici continuano nella loro difesa corporativa di privilegi e clientele, come se non vedessero che attorno a loro la Sicilia sta crollando”.

“Serve una svolta per una gestione etica, morale e cosciente – ribadiscono i costruttori siciliani – che però non può venire da qui. Infatti, temiamo che il quadro politico che si prevede uscirà dalle elezioni del 28 ottobre sarà frammentato e non metterà il prossimo governo nelle condizioni di assumere decisioni forti e neppure di approvare il bilancio entro aprile 2013. Scatterebbe il commissariamento, a norma di Statuto”.

Ma l’economia siciliana non può attendere ancora tutti questi mesi.   

“A Voi, Illustrissimi Presidenti – conclude l’Ance Sicilia – chiediamo invece, dall’alto della Vostra credibilità e autorevolezza istituzionale, di ridare speranza alla Sicilia e di porre fine ad uno scandaloso misto di arroganza e di incapacità che offende il senso delle istituzioni e il credo nella democrazia che ci accomunano tutti”.

 

 

 

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