Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Dialogo con Pietro Grasso a Palazzo Branciforte

di Redazione

Questo pomeriggio alle ore 17,30 a Palazzo Branciforte dialogo con Pietro Grasso, Procuratore nazionale antimafia, condotto da Francesco La Licata, giornalista de La Stampa, nell’ambito delle iniziative collaterali alla mostra:

 

“Non li avete uccisi: le loro idee cammineranno sulle nostre gambe”.

Falcone e Borsellino vent’anni dopo allestita dall’Agenzia ANSA e visitabile fino al 25 novembre.

Grasso è stato Procuratore della Repubblica a Palermo dal 1971 e ha condotto, tra le altre, l’inchiesta sull’omicidio di Piersanti Mattarella. È stato giudice a latere nel primo maxi processo a Cosa nostra, consulente della Commissione parlamentare antimafia e del Ministero di Grazia e Giustizia. Dall’ottobre 2005 è Procuratore nazionale antimafia. 

Nel suo ultimo libro Liberi tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia, edito da Sperling & Kupfer, che è anche un bilancio del suo impegno contro il crimine, l’autore dipinge il vero volto dell’organizzazione, rivelandone le origini, i metodi e le regole segrete e spiega, in un appello appassionato rivolto soprattutto ai giovani, come attraverso la cultura della legalità e un progetto democratico di sviluppo economico si può sperare di riscattarsi dalla schiavitù dei soprusi, dell’intimidazione e della violenza che domina dove il potere delle cosche è più forte. Un sogno, obietta qualcuno, un compito impossibile. Forse. Ma un compito affrontato ancora dal Procuratore Grasso, dopo quarant’anni di lavoro, con l’entusiasmo del bambino che, giocando a nascondino, correva forte per raggiungere la “tana” e poter gridare liberi tutti!.

La tesi che si sviluppa nel volume è  che muoiono di mafia non solo le vittime della delinquenza organizzata, ma tutti coloro che si rassegnano a vivere nell’illegalità e nell’ingiustizia: chi chiude gli occhi di fronte ai reati, chi fa affari eludendo la legge, chi cerca i favori dei potenti, chi accetta il clientelismo e il compromesso per ottenere un beneficio. Chi si piega, insomma, per convenienza o debolezza, alle logiche e ai codici di comportamento degli “uomini d’onore”. La mafia infatti non è solo un fenomeno criminale, ma un sistema sociale e culturale ben radicato, che sembra offrire a chi ne fa parte protezione, aiuto economico e senso di appartenenza, come hanno spiegato boss di peso diventati collaboratori di giustizia. Per questo, ammette Pietro Grasso, per i giovani privi di prospettive di impiego e le persone abbandonate dalle istituzioni a volte è più facile stare dalla parte della mafia piuttosto che contro di essa. E per la stessa ragione non è sufficiente, per vincerla, perseguire i suoi delitti, ma occorre indagarne i disegni e smascherarne le mistificazioni.

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