Intervista a Maurizio Zamparini, presidente di una squadra che, in un continuo cambio di attori, sta vivendo un momento molto difficile, in cui la retrocessione sembra un percorso obbligato
di Walter Giannò
C’era un tempo in cui a Palermo Maurizio Zamparini era un intoccabile. Quasi quanto Santa Rosalia. Perché l’imprenditore giunto dal profondo Nord aveva regalato alla città un motivo per cui essere fieri, o meglio per dimenticare, almeno una volta alla settimana, di non essere all’altezza delle altre: la serie A.
Era il 20 luglio 2002, infatti, quando il friulano – già noto al grande calcio per il suo estro vulcanico, per aver fatto fuori una stuolo di allenatori al Venezia – acquistò la società rosanero per 15 milioni di euro con un unico obiettivo: (ri)portare il Palermo nella massima serie dopo 31 anni di assenza.
Missione che raggiunse il 29 maggio del 2004, giorno in cui tutta la città celebrò il suo primo “festino” rosa e nero, in preda quasi a convulsioni orgiastiche, pronta a sfidare le amate/odiate squadre della Padania: Inter, Juventus e Milan.
Ma non solo: perché Zamparini – con tutto il rispetto per il mitico Renzino Barbera – ha donato ai tifosi palermitani stagioni indimenticabili, le migliori di tutta la lunghissima storia del club, con tanto di qualificazione in Europa League (sfiorando l’approdo in Champions League) e una finale di Coppa Italia.
Insomma, Zamparini – cittadino onorario di Palermo – per tanti anni ha fatto impazzire di gioia gli innamorati del rosa e del nero, facendoli sentire non più figli di un dio minore.
Oggi, però, tutto è cambiato: il giocattolo s’è rotto. I Rosanero – salvo un miracolo solo pari alla fine della peste in città per intercessione della Santuzza – finiranno in serie B. Niente domeniche allo Stadio Olimpico o allo Stadio Meazza; niente derby con il Catania. Almeno per un anno.
Ed ora il tanto amato Zamparini è odiatissimo. Come ogni eroe che si rispetti (accadde perfino a Superman e Batman).
Iddu è il responsabile numero uno della retrocessione agli inferi. Perché ha pensato solo a fare cassa, a comprare piccoli-grandi giocatori e a rivenderli quando sono diventati grandi-grandi campioni. Perché, se non avesse pensato soltanto a vendere, avremmo avuto Sirigu, Balzaretti, Bovo, Kjaer, Cassani, Nocerino, Pastore, Cavani… altro che serie B, avremmo vinto la Coppa dei Campioni!
Questo pensa la gran parte dei tifosi del Palermo. Zamparini, però, non demorde e continua ormai da solo la sua battaglia. Con tanto di secondo esonero nel giro di pochi giorni per Gasperini (roba da guinness dei primati) e di riassunzione dell’allenatore che ha sbattuto fuori dalla porta dopo mezza partita di campionato, ovvero Giuseppe Sannino.
Perché il friulano, come ha dimostrato a Inchiesta Sicilia – che lo ha raggiunto telefonicamente alla vigilia della partita-Caporetto (altrimenti nota come Palermo-Siena) – non perde mai la sua ostinazione: «Sì, ce la faremo. Ci salveremo. Comunque, se dovessimo andare in serie B… pazienza. Torneremo in A l’anno dopo». Ovvero, la retrocessione è un dispiacere ma non un male per cui strapparsi le vesti, in quanto il Palermo vagherà nel purgatorio per una sola stagione.
Zamparini, poi, ha spiegato – a modo suo – il perché del fallimento sia in questa stagione (che ha raggiunto il culmine) sia in quella passata (dove la salvezza è stata sofferta): «Succede. Com’è capitato all’Inter, al Milan, alla Fiorentina, alla Sampdoria che è finita pure in B. Il Palermo è vittima del cambio generazionale». Sì, perché di Pastore e Cavani ne nascono uno ogni “dimissione” di Papa.
Il friulano, però, ha ammesso implicitamente qualche colpa: «Ci sono state senz’altro scelte sbagliate. Non solo per via della conduzione dei giocatori».
Tuttavia, il vero guaio del Palermo è l’essere sfigato: «Questo è un anno maledetto. Tutto ci va storto. Non meritiamo questa classifica. Partite come quelle con l’Udinese, il Parma, il Cagliari gridano vendetta a causa della malasorte”. È vero: se le partite durassero 80 minuti, il Palermo sarebbe almeno a metà classifica.
Però Zamparini ha concluso la brevissima chiaccherata al telefono con noi con una sicurezza: Stefano Sorrentino, il portiere, vittima oggi dell’ilarità dei tifosi della sua ex squadra, il Chievo Verona: «Voleva il Top Team? Eccolo accontentato…».
«È l’acquisto più importante per i prossimi anni. Lui ha detto che se anche dovessimo andare in serie B – e qui mi tocco – resterebbe al Palermo. Questa è una grande fortuna…».
Insomma, l’allenatore e il portiere per la B ci sono: Sannino e Sorrentino. E anche il presidente c’è: perché Zamparini non mollerà. Anzi.