Detto e fatto. Dopo l’annuncio a sorpresa negli studi di “Domenica in”, Crocetta mantiene la promessa
di Marco Corona
È vero, lo urlava già con il suo faccione dai manifesti 70×100, ma, si sa, in amore e in campagna elettorale tutto è lecito. Ha continuato a urlarlo da presidente insediato, mettendo nella sua giunta personaggi fuori dagli schemi, anche bizzarri – i primi a essere silurati – e cominciando a shakerare burocrazia e dipartimenti regionali. A colpi di rotazioni, trasferimenti, cessazioni di contratti, soppressioni di enti, revoche di accreditamenti, riorganizzazioni più o meno brutali.
Lo ribadisce ogni qual volta trova il tempo di presentarsi davanti a un microfono e una telecamera, ovvero per lo meno tre volte al giorno, non importa se prima o dopo i pasti. Se Crocetta, dunque, fissa lo start up della sua rivoluzione nel caldo rovente dell’estate 2012, quando decide di candidarsi a presidente della Regione Siciliana, bisogna sottolineare, per dovere di cronaca, come siano molti, non solo tra gli oppositori politici ma anche tra gli osservatori più neutrali, quelli che manifestano non pochi dubbi. Esprimono forti criticità sulle mosse rivoluzionarie del governatore, definite fumose, autopromozionali, anche dannose, comunque, in una sola parola, gattopardiane. Aggettivo immancabile quando si parla di Sicilia, che festeggia le nozze d’oro con l’altro termine tipicamente riferito all’Isola: irredimibile.
L’ultima impresa del vulcanico governatore antimafia, finora certamente la più eclatante, non fa altro che rinfocolare le polemiche tra i Montecchi della rivoluzione crocettiana e i Capuleti della fuffa mediatica. Preannunciata urbi et orbi negli studi televisivi di “Domenica in” – davanti ad un gongolante e sempre impettito Massimo Giletti – la promessa di eliminare le Province è andata sorprendentemente in porto a tempo di record. Dunque, è ufficiale: la Sicilia, prima regione in Italia, cancella le province e la rivoluzione di Crocetta si può dire davvero iniziata.
Le prime teste a rotolare sono quelle dei nove enti intermedi, dei presidenti, delle giunte e dei consiglieri, tagliate di netto dalla coppia di boia, Crocetta-Movimento Cinque Stelle. Sì, perché qui in Sicilia – dove, ricordiamolo, diversamente da Roma in cui non c’è la fiducia – la strana coppia di fatto continua ad amoreggiare. Le effusioni degli amanti grillini permettono a Crocetta di portare a casa risultati che soltanto con l’apporto della sua maggioranza – sovente maltrattata, abbastanza freddina e scialba, non in grado di competere con il calore e la passione dei giovani a cinque stelle – non riuscirebbe ad ottenere. Come già con l’esercizio provvisorio e con il no al muos, anche il disegno di legge azzeraprovince ha avuto bisogno del Movimento per passare indenne nel tumultuoso harem dell’Ars: 53 i voti a favore, 28 i contrari e un astenuto.
L’opposizione le ha provate tutte per mettersi di traverso, aggrappandosi anche al voto segreto. Niente da fare. Recepiti i rilievi del Commissario dello Stato, il testo della legge è stato approvato dal parlamento regionale: niente più province e semaforo verde ai liberi consorzi comunali, che saranno – assicura il governatore – 13 o 14 più le 3 aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, i cui organi di governo saranno scelti dai sindaci e avranno solo dei rimborsi spesa.
L’Assemblea ha tempo fino al 31 dicembre prossimo venturo per mettere nero su bianco una vera e propria riforma. L’opposizione all’Ars e ancor di più l’Unione Regionale delle Province Siciliane (a cui è stata strappata la bicicletta da sotto il sedere) gridano che è tutto sbagliato, tutto da rifare. Nell’immediato, intanto, salteranno le prossime elezioni provinciali di fine maggio e verranno nominati dei commissari, con un risparmio stimato intorno ai dieci milioni, tanto costavano annualmente tra stipendi e indennità le province, troppo spesso poltronificio per trombati più o meno eccellenti e per fedeli portaborse. Che sia vera rivoluzione o rivoluzione fuffa, lo scopriremo solo vivendo. Certo è che il parlamento siciliano, sull’asse Crocetta-Movimento Cinque Stelle, ha preso un decisione storica. Per il resto, se sono liberi consorzi… fioriranno