Intervista a Ivan Scinardo, (in foto) direttore del Centro ospitato ai Cantieri Culturali Alla Zisa
di Massimo Arciresi
All’interno di quella risorsa sempre più preziosa che sono i Cantieri Culturali alla Zisa, sorge da alcuni anni la base palermitana del Centro Sperimentale di Cinematografia, spesso abbreviato in Csc (e conosciuto anche come Scuola Nazionale di Cinema). La sede centrale nacque a Roma nel lontano 1935, sotto il fascismo (così come Cinecittà), e il suo prestigio si è consolidato nel tempo, laureando attori, registi, sceneggiatori e tecnici che sono stati, e in molti casi sono ancora, il vanto del nostro cinema.
In anni recenti il Centro ha sviluppato delle importanti branche. A Milano è stata aperta quella dedicata alla televisione, a Torino quella incentrata sull’animazione mentre il capoluogo siciliano ospita quella che si occupa del documentario, dove comunque tutti i mestieri inerenti alla settima arte vengono approfonditi, grazie al non indifferente apporto di ospiti illustri (Terry Gilliam è uno dei nomi più importanti transitati), che condividono una fetta della loro esperienza con gli allievi.
Abbiamo incontrato il direttore del Csc di Palermo, Ivan Scinardo, che ha soddisfatto con cortesia ogni nostra curiosità su questo particolare luogo di formazione.
Da quanto tempo ricopre questa carica?
«Da luglio 2010. La sede ha aperto ufficialmente i corsi l’1 settembre 2009. In quella data sono entrati i primi dodici allievi: infatti l’accesso dipende dal superamento di un concorso su bando pubblico, che è nazionale. Ma ne stiamo già approntando un altro di respiro internazionale, che prevede una quota di studenti stranieri. È chiaro che in quanto sede siciliana noi strizziamo l’occhio ai Paesi mediterranei del Nord Africa. La nostra sede ha avuto un momento di difficoltà economica legato al bilancio della Regione (c’è stato il rischio concreto che l’intero distaccamento venisse trasferito a Napoli), ma è ripartita nel 2010 e non si più fermata.»
Quali requisiti ci vogliono per iscriversi alla scuola?
«Il bando è aperto. È sufficiente avere un’età compresa tra i 18 e i 30 anni e possedere un diploma. Si affrontano quattro prove selettive con una commissione molto esigente, che valuta soprattutto la preparazione culturale di ogni candidato. Qui arrivano prevalentemente dei laureati, meglio ancora se in discipline dello spettacolo, quindi dal Dams. Tutto questo è importante ai fini della selezione: in un corso propedeutico ammettiamo quasi il doppio dei candidati e da lì scegliamo il numero massimo consentitoci dalla legge, cioè dodici.»
Comunque, dipendete da Roma?
«Assolutamente sì. Le sedi distaccate, per statuto, nascono da precise richieste delle Regioni. Per cui, grazie a una convenzione quinquennale firmata nel 2008 dall’assessorato della Regione Sicilia – prima ai Beni Culturali, poi al Turismo – dal dipartimento della Sicilia Film Commission e dal Comune si è aperta questa sede a Palermo. Sede che si trova, permettetemi di dire, in un contesto straordinario, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa, 55.000 metri quadri di padiglioni interamente recuperati grazie ai progetti di archeologia industriale. Il padiglione 6, dove è ospitata la nostra scuola di cinema, nasce proprio come progetto specifico, non si tratta di un edificio riadattato o rimesso in sesto.»
Insomma, possiamo affermare che chi vuole diventare un documentarista nell’area mediterranea deve passare di qui. Ma non è che un punto di partenza, vero?
«Noi stiamo lavorando molto a questo progetto di “Casa del Cinema” qui a Palermo, che sembrava un sogno solo fino a poco tempo fa. In realtà, siamo stati bravi ad aprire le porte di questa scuola al territorio e alle iniziative culturali. Per cui organizziamo degli eventi, direttamente e indirettamente. Nel primo caso si tratta dei lavori che vengono prodotti qui. Ricordo che i nostri allievi (che, tra studio ed esercitazioni, trascorrono gran parte della giornata all’interno della scuola), ogni anno, devono realizzare in coppia un documentario. Dunque, quando escono dal nostro centro hanno già dei film da mostrare, peraltro valutati da professori od ospiti d’eccezione, e ciò gli consente di proporsi con maggiore sicurezza al mondo del lavoro. E poi ci sono gli eventi, diciamo, extra-didattici, penso per esempio alle anteprime nazionali dei film finanziati con bando pubblico dalla Film Commission. Così, molti produttori stanno scegliendo il Csc per presentare in anteprima alla stampa le loro opere in uscita. Poi, non dimentichiamo le proficue collaborazioni con l’Institut Français e con il Goethe-Institut, che si trovano a loro volta dentro le mura dei Cantieri e contribuiscono attivamente nella scelta di proposte cinematografiche provenienti dall’estero. Inoltre, l’idea sarebbe di allestire un giorno degli studios fra i padiglioni, con set e uffici di post-produzione.»
Vi avvalete pure di un’interessante cooperazione con la Rai, non è così?
«Grazie a un progetto finanziato dall’assessorato al Turismo, che prevedeva la duplicazione di centinaia di ore di servizi in pellicola in possesso della Rai regionale, il Csc ha ricevuto in consegna un enorme numero di dvd contenenti le trasmissioni storiche, i telegiornali e “Mediterraneo”, in onda la domenica mattina. Dunque presso la nostra scuola è ora possibile consultare e visionare in formato digitale tutto questo materiale, utile sia per il pubblico sia per i nostri studenti, come strumento didattico. Non solo: abbiamo coprodotto un documentario di grande valore con il caporedattore Rai, Giancarlo Licata, che si intitola “La tela strappata”. È un mix di immagini delle stragi avvenute a Palermo, nelle quali sono purtroppo caduti magistrati come Falcone e Borsellino. Tutte le trasmissioni che vanno in onda sul circuito internazionale di RaiMed vengono lanciate dalla Scuola del Cinema. Ogni settimana c’è una troupe Rai che se ne occupa, e per noi è una vetrina importantissima a livello internazionale.»