Dopo i racconti delle modelle ridotte all’osso e i siti dedicati all’anoressia, una felice inversione di tendenza
di Alessia Franco
Correva l’anno 2009. In barba alle lotte contro lo spopolare della “taglia zero” sulle passerelle, la strapagata modella Kate Moss lanciava una dichiarazione opportuna quanto un riccio dentro la biancheria intima: «Non c’è niente di meglio che essere pelle e ossa».
Una dichiarazione, pronunciata da una testimonial di eccezione, che ha sollevato le proteste di tutti i soggetti che, a vario titolo, lottano contro un’idea di donna malata, emaciata, schiava di un peso e di forme innaturali. Una donna troppo spesso vista in passerella come emblema di successo e di perfezione. Perfezione: è una parola molto usata nei siti – e ce ne sono tanti – cosiddetti “pro-ana”. Siti in cui si inneggia all’anoressia, in cui ci si esorta a vicenda a non mollare, a combattere la fame, in un delirio collettivo più o meno palese.
Continuano intanto a emergere i racconti allucinati di modelle che parlano di pezzettini di stoffa masticati e ingoiati per non sentire la fame, di cotone imbevuto di succo d’arancia da mettere in bocca a mo’ di caramella e di digiuni di tre giorni prima di fare un servizio fotografico. E il mondo dell’immagine, come reagisce a questi stimoli?
Una pubblicità contro l’anoressia è stata oggetto di qualche critica: mostrava un disegno di una donna-grissino. A fianco, la traduzione dell’immagine in una foto: diverse varianti con un denominatore unico. Le foto, di donne magrissime, erano accompagnate dallo slogan “You are not a sketch”: non sei un disegno. Le critiche sono venute proprio dall’ambiguità del messaggio: la foto sembrava infatti mostrare che la donna potesse essere un disegno. Ma il risultato di questa scheletrizzazione era comunque così orribile da scoraggiare ogni tentativo di imitazione. Si spera.
Più incisive invece le immagini di aziende in cui le donne hanno curve reali, posano davanti all’obiettivo disinvolte, allegre, per niente a disagio. Le protagoniste e i loro rotolini fanno il verso insomma, e anche esplicitamente, alle modelle pelle e ossa. Più in generale, alcuni creativi si stanno inoltrando nel difficile campo della percezione di sé. Consapevoli, probabilmente, che la maggior parte di noi ne ha una errata, o almeno non condivisa, e che questo fattore, anche questo, può essere il primo passo verso una pericolosissima lotta contro il cibo.