Vi consigliamo…
di Massimo Arciresi
A Lady in Paris
(Une estonienne à Paris, Francia/Belgio/Estonia, 2012) di Ilmar Raag con Jeanne Moreau, Laine Mägi, Patrick Pineau, Frédéric Épaud
Una donna che ha da poco perso la madre accetta di trasferirsi dall’Estonia a Parigi per fare da domestica (più che da badante) a un’anziana conterranea trapiantata nella capitale francese da quand’era bambina. Non è solo il l’ostinato rifiuto delle proprie origini a rendere complicati i rapporti tra la signora e la nuova arrivata, quanto il carattere spigoloso della padrona di casa. Che è anche piuttosto gelosa dell’amico che le ha procurato l’indesiderata “dama di compagnia”. Un’elegante opera programmaticamente affidata all’abilità dell’inossidabile Moreau, la quale, come previsto, si mangia tutti i comprimari da quando entra in scena. Comunque, l’attraversamento di terreni già battuti non toglie fluidità al film, che sa comunicare alternativamente la rabbia e lo spaesamento delle protagoniste.
Oppure…
Il grande Gatsby
(The Great Gatsby, Australia/USA, 2013) di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton
Un film magnificamente sbagliato, e proprio per questo interessante. Luhrmann trova nell’allestimento delle feste del misterioso Gatsby – milionario nell’America degli anni ’20 osservato con curiosità dal neo-vicino Nick – pane per i suoi denti. Lo stile rimane l’elemento di spicco, però le modifiche al celebre romanzo di Fitzgerald non appaiono significative e l’insieme sembra freddo, frenato. Poco male, perché gli attori forniscono delle prove convincenti (DiCaprio riveste il ruolo del titolo, già appartenuto, fra gli altri, a Warner Baxter, Alan Ladd e Robert Redford). Il senso, a ogni modo, arriva dopo.
La frase della settimana
«Va’ a morire ammazzato.» Un Emilio Solfrizzi ignaro della sua “influenza” al laido avvocato Gianmarco Tognazzi in Mi rifaccio vivo (Italia, 2013) di Sergio Rubini