Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Un musicista dalle diverse anime

di Redazione

Dario Sulis, percussionista-batterista. percorre, con la sua musica, La Penisola e oltre, ma nonostante la sua esperienza d’oltralpe, rimane profondamente legato alla Sicilia

 

di Ambra Drago 

Percussionista- batterista, con la passione per la musica fin da bambino, respirata all’interno delle mura domestiche in via Zamparrone. Grazie al  fratello, ora ex musicista, che con gli amici provava a casa e suonava già  il pianoforte, piano piano, Dario Sulis si accosta alla musica. Nasce, così, un giovane talento, diventato, ormai,  di lungo corso e conosciuto non più soltanto in ambito locale. Abbiamo cercato di ripercorrere la sua carriera artistica, sin dai primi passi, mossi tra le mura della propria casa e scopriamo che…. 

Come nasce artisticamente Dario Sulis?

All’età di 16 anni ho iniziato a suonare  in gruppo Storia di un fiore, era musica rock progressive. Questo è solo l’inizio, perchè sono state varie le tappe che ho attraversato artisticamente per arrivare ad essere il musicista che sono.  Contemporaneamente inizio a suonare con Rosa Balistreri, facendo rassegne folk. Grazie a Rosa, ho iniziato a curare anche  l’aspetto vocale. Poi, proprio per non dimenticare la mia sicilianità, ho formato un gruppo dove cantavo e scrivevo i testi i, “Nasca Tisa”, ma suonavamo solo in Sicilia. Nell 1982, invece,  inizia la mia  collaborazione con le Cozze che dura 20 anni. 

Lei è un musicista completo, lo dimostra il fatto che riesce ad approcciarsi a vari generi, anche nel coro delle rappresenzioni classiche. Che tipo di esperienza è stata? 

Sono già gli anni 90′ ed ho la fortuna di incontrare registi famosi e validissimi del calibro di Mario Martone e Toni Servillo, che mi fanno vivere l’emozione di partecipare nel coro (per la prima volta cantato e non parlato come vuola la tradizione) delle tragedie greche a Siracusa, le musiche erano  di Battiato. Un esperienza bellissima e forte emotivamente. 

Lei fa parte del gruppo fondato nel 1995 i Sun insieme ad Alessandro Palacino e Diego Spitaleri, dove riuscite ad unire nuovi generi musicali con la musica mediterranea. Come è nata l’idea di formare questo gruppo?  

I Sun nascono nel 1995 dalle ceneri di triangle music, era un’orchestra jazz che riprendeva pezzi della tradizione siciliana in chiave jazz. Nel gruppo io ho portato la mia esperienza legata al rock e al  folk , mentre gli altri due componenti sono  jazzisti puri. Da qui nasce la nostra musica, da questo mix. Con i Sun, nel 1997 pubblichiamo il primo cd Ethnicity ed il secondo poco più tardi, nel 2001, intitolato  Scarlatti rendering  e prodotto dal Teatro Massimo.

I Sun con il tempo si affermano anche all’estero. La vostra musica quali città del mondo ha toccato? 

Abbiamo girato parecchio. Siamo stati a  New York e a Baltimora. Non solo America, ma anche Africa, infatti siamo andati in Etiopia. Mentre tra le tappe europee, ricordo la bellissima esperienza in Germania e in Novergia, dove ci siamo esibiti insieme a  una cantante palestinese,  Rim Ann, amica di Noah.  Abbiamo partecipato anche a vari  festival di Word Music. Poi nel 2006 in Argentina con  Mario Venuti. 

Ha partecipato a numerosi Festini di Santa Rosalia: Qual’è quello a cui è più legato? 

Ho avuto l’onore e il piacere di farne molti. Sicuramete sono legato a quello dove con fatica emana anche tanta gioia, ho composto tutte le musiche di percussioni, accompagnato da 30 percussionisti, di cui 10 brasiliani, 10 con percussioni di carattere africano e 10 siciliani con le tamorre. Abbiamo sfliato per il corteo. E’stata una magia riuscire a mettere insieme tutti questi percussionisti, riuscendo a creare un’atmosfera unica. 

Si è mai pentito di non aver lasciato definitivamente questa città? Quanto è difficile fare il musicista a Palermo?

Sono contento di essere rimasto in Sicilia, la mia musica è molto legata alla mia terra. Dal punto di vista musicale. Fare il percussionista in Sicilia ha un valore aggiunto, questa terra mi ha formato attraverso  i colori, gli odori, i gesti e il modo di fare delle persone, un bagaglio culturale immenso. Poi la fortuna di avere incontrato artisti come  Rosa Balistreri ed il mix che ho avuto attraverso i diversi generi  folk, celtico, salsa, tutto mio ha arricchito, poi a me piace sempre sperimetare e imparare cose nuove. 

Lei è anche affezionato al teatro Montevergini dove spesso suona con un altro gruppo gli ANCPV. Proponete cover anni 70/80, le vostre serate sono sempre piene, evidentemente il pubblico palermitano ha bisogno di leggerezza e allegria? 

Questo gruppo è nato da un‘idea di Vincenzo  Ferrera – attore ma che si è sempre divertito anche con la musica. Un giorno mi ha convinto. Del nucleo  storico  siamo rimasti io, Vincenzo e Tommaso Chirco e Tiziana Venturella. Piano Piano si sono aggiunte altre collaborazioni. Già sono un pò di anni che suoniamo e continuamo a divertirci e a fare divertire. Poi in questo momento storico un pò di spensieratezza non guasta. Per quel che mi riguarda, la cosa che mi spinge a dedicare energie in questo gruppo è che non facciamo semplici cover ma riusciamo a mescolare generi, dietro c’è un lavoro non facile, ma lo facciamo con piacere e questo è importante. 

Quale potrebbe essere una ricetta per creare cultura e risolevvarla da questo periodo di crisi? 

Una prima ricetta è credere nelle generazione future, dargli una speranza. Credo che la cultura passi principalmete dalle scuole. Mi sento un musicista utile quando riesco a trasmettere la mia esperienza musicale ai ragazzi, perchè loro possono essere gli artisti di  domani, ma anche il pubblico preparato di domani. Sono loro i fruitori della cultura, è importante educarli. Fare capire che essere artisti e avere un dono è una fortuna, che fare l’artista è un lavoro come tutti va rispettato sotto tutti i punti di vista, anche nel rispetto del pubblico che solo se sarà formato potrà esprimere dei  giudizi validi. 

I suoi progetti lavorativi futuri, quindi, saranno rivolti anche ai giovani? 

Sicuramente si. Quest’inverno ho realizzato uno spettacolo dedicato a Giorgio Gaber al teatro Montevergini e poi promosso anche in alcuni licei: il Margherita ed il Benedetto Croce. Poi recentemente, ho realizzato  un progetto interculturale con il liceo linguistico, Ninni Cassarà. Sono bellissime soddisfazioni. Anche nei prossimi mesi mi dedicherò alla promozione della cultura all’interno degli istituti scolastici. Sarebbe bello riproporre proprio lo spettacolo del 9 Maggio niente fu come prima dedicato a Moro e Impastato.

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