Vi consigliamo…
di Massimo Arciresi
Blue Jasmine (id., USA, 2013) di Woody Allen con Cate Blanchett, Sally Hawkins, Alec Baldwin, Peter Sarsgaard
A dispetto di coloro che asseriscono che Allen non abbia più niente da dire da anni, i suoi film, pur similari nell’impianto, continuano a possedere rara cura per i temi trattati (sì, anche il vituperato To Rome with Love), per la recitazione e la psicologia (e le nevrosi) dei personaggi. Spesso si tratta di commedie, ancorché amare e riflessive, ma stavolta la bilancia pende più verso il dramma. L’alto-borghese Jasmine di Blanchett (grandiosa) è una che non accetta il suo vero nome, figurarsi un declassamento sociale. Eppure il marito l’ha lasciata piena di debiti, e lei non può fare altro che volare da New York a San Francisco, in cerca di riparo presso la non consanguinea sorella (vita ben più modesta). I danni subiti, però, sembrano irreversibili. L’opera più compiuta del regista dai tempi di Match Point.
Oppure…
Dietro i candelabri (Behind the Candelabra, USA, 2013) di Steven Soderbergh con Michael Douglas, Matt Damon, Dan Aykroyd, Rob Lowe
Film concepito per la HBO con il quale Soderbergh intenderebbe chiudere la propria carriera (ma per uno prolifico come lui è legittimo dubitarne). Ricorda il virtuoso e vistoso pianista Liberace (Douglas, in stato di grazia), noto e amato negli USA, dal punto di vista di uno dei suoi amanti, Scott (Damon, in gara di bravura), vissuto sotto il suo lussuoso tetto a cavallo tra i ’70 e gli ’80. Dietro i lustrini la negazione pubblica (al tempo praticamente obbligatoria) dell’omosessualità dell’artista, comunque dipinto nella sua voracità e nel suo egocentrismo, in grado di trasfigurare (letteralmente) l’altro.
La frase della settimana
«Credo che si inizi a dimenticare quando non si ha più qualcuno a cui raccontare.» Irrfan Khan in una delle tante lettere scritte alla sconosciuta Nimrat Kaur, che gli prepara e invia in ufficio deliziosi pranzetti in Lunchbox (The Lunchbox, India/Francia/Germania/USA, 2013) di Ritesh Batra.