Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Bikini: scandalo al sole

di Patrizia Romano

L’evoluzione del costume più seducente della storia, dalle origini ai nostri giorni

di Patrizia Romano

Nel luglio del 1946, gli americani sganciano la bomba all’idrogeno su Bikini, una municipalità delle Isole Marshall, mentre Louis Réard, uno sconosciuto sarto francese, sgancia un nuovo e rivoluzionario capo da mare, il bikini, un costume a due pezzi, che copre, a mala pena, seno e bacino. Dirompente l’uno, dirompente l’altro. Il secondo ha, infatti, gli stessi effetti esplosivi del primo. Quando il suo ideatore lo progetta, sa già che il suo capo di abbigliamento per l’estate non sarebbe passato certo inosservato. E così, fu.

All’inizio, comunque, il bikini stenta a decollare, soprattutto tra la gente comune, a causa delle misure succinte che lasciano gran parte del corpo scoperto. Però, mentre alle donne comuni il bikini fa gola, ma, per un comune senso del pudore, non osano indossarlo, le dive del cinema si confrontano sulle spiagge più belle del mondo, ostentando il capo più sex.

In molti casi, comunque, è ancora scandalo.

In Italia, il bikini viene indossato per la prima volta da Sofia Loren che, addirittura, negli anni ‘50 vince il titolo di miss eleganza.

Da allora, a poco a poco, comincia a diventare un capo comune anche nel nostro Paese. Tutte le donne lo indossano con una certa disinvoltura, superando ogni sorta di tabù.

Fino agli anni ’70, il bikini rimane pressoché invariato. Infatti, fino a quel momento, le dimensioni rimangono, più o meno, le stesse. Il seducente costume comincia a cambiare, quando le misure ridotte non bastano più e l’attenzione degli stilisti si ferma su un’ulteriore riduzione. Sotto le forbici, cade soprattutto il pezzo inferiore, che viene ridotto ulteriormente nella parte posteriore al punto da scomparire tra le natiche: è l’introduzione del tanga brasiliano.

Oltre questa riduzione, c’è soltanto la nudità totale.

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