Dopo decenni di attività artistica ed espositiva, il commiato dalla città della GalleriaCorimbo di via principe di Belmonte con la personale del giovane disegnatore palermitano Daniele Messineo
di Salvo Ferlito*
Un senso di mistero soggiogante ed insondabile permea nel profondo le opere grafiche di Daniele Messineo. Paesaggi, vedute, ma anche qualche interno – tutti virtuosisticamente realizzati con un fittissimo tratteggio a penna biro e sistematicamente immersi in un’ambientazione notturna e tenebrosa – appaiono infatti come sospesi in una dimensione desolata e atemporale, e tuttavia al contempo intrisa di continui rimandi alla presenza umana e soprattutto aperta ad improvvisi e inattesi sviluppi narrativi.
Qui è un faro a proiettare nelle tenebre il proprio fascio di luce penetrante; altrove è invece un’automobile (apparentemente abbandonata) a fendere coi fari l’avvolgente oscurità; in altre opere è l’illuminazione di un cottage a riverberarsi dalle finestre verso la plumbea incombenza della notte o ancora un raggio luminoso a inquadrare un letto vuoto nella scurità claustrofobica e ottundente d’una stanza spoglia.
Non si tratta del facile e semplicistico ricorso a un ben rodato espediente iconografico, né della conformistica adozione d’un abusato schema affabulatorio; il gioco luce-ombra e le atmosfere – per così dire – “metafisiche” rispondono non solo ad esigenze tecnico-linguistiche (legate all’uso della biro) e a finalità visuali di facilitata lettura delle immagini, ma principalmente all’intima impellenza dell’autore di tradurre la miniaturistica e ossessiva acribia del gesto in un racconto aperto ed irretente, in grado di coinvolgere gli osservatori nelle tensioni del proprio mondo immaginifico. Un mondo popolato di visioni misteriose ed inquietanti, ove la realtà si trasfigura in fantasmagoriche e improvvise “apparizioni”, capaci di interrogarci sul senso (e sulle conseguenze) della pressione esercitata dall’uomo sul contesto circostante.
E’ dunque quello della “presenza-assenza”, delle immagini che alludono e rimandano a ciò che non si vede, il modulo espressivo prediletto da Daniele Messineo. Modulo che il nostro giovane grafico esplicita ampiamente anche nell’accennata e guizzante ritrattistica, in cui l’abituale “horror vacui” lascia il passo ad un tipico inceder “per levare”.
Visi delineati da un’unica “linea continua”, le cui fisionomie, al contempo dettagliate e evanescenti, si ergono a compiuti simulacri d’una condizione esistenziale troppo spesso irrisolta fra il mascheramento sociale e la vera identità.
La mostra, ideata e curata da Piero Caldarera e Ruggero Di Maggio, sarà visibile dal 29 maggio al 4 giugno.
*critico d’arte