Come definire la collocazione di croci e collanine da rosario sugli specchietti retrovisori delle automobili: come un sentito atto di fede o piuttosto come un palese gesto superstizioso (nello specifico apotropaico) finalizzato ad evitare spiacevoli incidenti?
di Salvo Ferlito
Molti probabilmente non sanno – sia consentito l’irriverente accostamento – che in epoca romana, analogamente, si appendevano all’uscio delle domus dei piccoli peni bronzei dotati di campanelli (i tintinnabula) al fine di tenere lontani gli influssi avversi col loro tintinnio. Mutatis mutandis, cambiate forme e parvenze, l’idea di fondo sottesa al credere che un oggetto possa attingere a forze e dimensioni trascendenti è sempre la stessa: garantirsi, superstiziosamente, una duratura protezione da forze ostili di varia natura e provenienza.
Superstitio (parola latina da cui discende l’italiana superstizione) indica propriamente le usanze religiose e la componente di credo irragionevole che le caratterizza. Non a caso, con l’espressione “nova superstitio”, i romani definirono il Cristianesimo ai suoi esordi, come ad indicare il sovrapporsi (supersistere = star sopra) di un nuovo credo a quelli precedenti, con tutto l’inevitabile corteo di rituali e simbolismi dai connotati più o meno irrazionali. D’altronde – lo può confermare qualsiasi antropologo –, ogni nuovo culto tende ad insediarsi, materialmente, su quelli vecchi, ponendo i propri templi su quelli preesistenti (la cattedrale normanna di Palermo si è sovrapposta alla moschea d’epoca araba, questa a sua volta si era insediata sulla prima basilica cristiana, la quale fu analogamente costruita su un precedente tempio pagano), a riprova di come la volontà di damnatio memoriae altro non faccia che confermare una continuità ierofanica nel sentire degli adepti, facilitando per l’appunto il meccanismo “superstizioso” del sovrapporsi di differenti religioni in uno stesso luogo simbolico e con esso il transito senza troppi scossoni da una divinità all’altra.