E’ il titolo del nuovo libro dell’autrice palermitana Benedetta Tomasello (“EstroVerso” editore)
la Redazione
Un libro di sentimenti, in cui il massimo abbandono si esprime a tinte forti, di getto. Un dialogo con diversi sé, in cui l’Autrice incontra il suo Io, L’Io-Io, l’Io-Tu, una Benedetta Tomasello adulta e la controparte bambina, per poi rivolgersi direttamente ai lettori.
È come se la scrittrice si frammentasse per riunirsi a tavolino (anzi in auto, durante un viaggio simbolico) con altri sé, per decifrare e comprendere situazioni vissute e non ancora metabolizzate completamente, per coglierne tutte le sfaccettature. Ciò che si concretizza, è un ermetismo “rivelato” mediante una chiave di lettura originale, è un crogiuolo di constatazioni profonde, in cui l’Autrice si interroga sul significato
della vita, della morte e dell’amore.
I vari “personaggi”, cioè le “diverse” Tomasello, esprimono a volte rabbia, amore, dolore, passione. Tre in una, come nelle “scatole cinesi”, direbbe lei.
“La Parabola della Gazzella, del Leone e della minna di Salomone”, è dunque un dialogo ermetico, per comprendere il quale occorre calarsi nel titolo, masticarlo e digerirlo.
Una parabola altro non è che un racconto didascalico, un modo di esprimersi che utilizza esempi concreti ed è basato sul paragone tra due situazioni: una nota e una non nota. Il suo scopo è quello di illustrare in modo semplice concetti complessi, favorendo una comprensione immediata. Ma non sempre è così.
Benedetta Tomasello desidera che il lettore raccolga ogni sillaba e la contempli per arrivare alla giusta conclusione; infatti, non a caso la definisce “una retromarcia a cofano aperto”. Generalmente, ogni buona parabola insiste su questioni inerenti alla moralità e alla giustizia, con lo scopo di smascherare ogni ipocrisia. Qui gli elementi che caratterizzano il libro sono sintesi, immediatezza e incisività. Fattori che Benedetta Tomasello mescola abilmente, come nella produzione della sua “cementina”.
Benedetta Tomasello nasce a Palermo nel 1975 e fin da giovanissima lavora nell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di mattonelle in pasta cementizia, meglio conosciuta come cementina. Grazie al lavoro manuale, scopre la passione per la pittura, fatta di “mani in pasta”. Le sue opere forniscono le direttive per un viaggio affascinante e ricco di poesia, fatto di credenze popolari, musica, canto e danza della Sicilia. “La parabola” è la sua seconda opera letteraria dopo “Buenos aires 22” (Edizioni Libreria Croce).