Umiliata, danneggiata, colpita, ferita nell’orgoglio, la Sicilia, una terra le cui sorti sembrano essere segnate da perenni sciagure. Un’isola che non fa in tempo ad uscire da una emergenza per imbattersi nuovamente in un altra emergenza
di Luca Licata
Chiunque volesse raccontare la Sicilia ad un turista probabilmente inizierebbe dai colori, dai profumi che la contraddistinguono. Nel racconto gli odori giocherebbero un ruolo fondamentale per via del mare che la circonda. Il verde delle colline, dei monti, delle coltivazioni poi, completerebbe la descrizione di una terra che si presenta già naturalmente sotto forma di cartolina.
Monte Pellegrino, la riserva naturale che sovrasta il golfo di Palermo a nord e quello di Mondello a sud, è certamente uno degli esempi di incomparabile bellezza paesaggistica. Oggi, però, chi volge lo sguardo verso il monte che ospita il santuario di Santa Rosalia, deve fare i conti con distese di ineludibile tristezza.
Quello che per Goethe era considerato “il promontorio più bello del mondo”, adesso, in molte sue parti, è solamente cumuli di cenere.
In 48 ore diversi incendi, alcuni dei quali si da per certa la natura dolosa, hanno devastato moltissime zone della Sicilia. Una giornata che, da molti, è stata definita una ‘apocalisse’, capace di mettere in ginocchio un’intera isola. Boschi, locali, campagne, aziende agricole sono andate distrutte. Incalcolabile, infatti, è la stima dei danni provocati dalla perdita di svariati ettari di bosco andati in fumo. A subire i danni maggiori le Madonie e i Nebrodi, insieme alla ridente località di Cefalù e, in generale, a tutta la provincia di Palermo.
Lasciatasi alle spalle il mese di giugno, il mese degli incendi, ecco come la Sicilia fa i conti con una ennesima calamità: i rifiuti. Lo scenario tutto sommato è sempre lo stesso, apocalittico. “Una Sicilia sporca, maleodorante” così la descrivono molti suoi abitanti. Cumuli di immondizia sparsi per i vari comuni delle provincie e, in misura maggiore, nelle periferie delle città. Settimane di mancata raccolta provocano, in molti casi, vere e proprie discariche a cielo aperto.
A seguire poi – come la trama di un libro già letto – è la disperazione degli abitanti. Le insopportabili esalazioni. Gli incendi.
Un appello di un pilota dell’Alitalia – lanciato su Fb e diventato virale – arriva sino al colle più alto di Roma. “Presidente è veramente imbarazzante, una vergogna! Faccia qualcosa”. A parlare in video è Riccardo Alessi, pilota della compagnia di bandiera italiana, il quale, rivolgendosi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, denuncia lo stato di degrado in cui versa la Palermo Mazara del Vallo. Nel video, infatti, mostra un cordone di immondizia lungo centinaia di metri, che costeggia la strada che dall’aeroporto internazionale di Punta Raisi porta a Palermo. Degrado visibile, dunque, da tutti coloro appena atterrati in Sicilia. “Vorrei il prossimo anno tornare a Palermo e non vergognarmi da palermitano nei confronti soprattutto dei miei figli”, conclude così il pilota.
I comuni interessati dall’emergenza rifiuti, purtroppo, sono parecchi. Un’altra denuncia giunge – sempre dalle pagine di Fb – dal cantante dei Tinturia, Lello Analfino. In un post accompagnato da foto, infatti, ha attaccato cittadini, commercianti e amministrazione che “continuano ad imbrattare e a infangare il nome di un luogo, Villagrazia di Carini, che dovrebbe essere votato al turismo”.
La Sicilia e il suo perenne stato di emergenza
Il dissesto delle strade, i crolli dei viadotti, il conseguente isolamento dell’isola, l’immondizia, gli incendi. Tutti argomenti già affrontati. Tutti problemi già vissuti. Non si fa nemmeno in tempo ad arginare i danni di uno che, subito dopo, eccone pronto un altro. Ci si accorge del singolo problema, ma ci si sofferma poco sul fatto che quel problema, di lì a breve, si evolverà ad un livello superiore, quello emergenziale. Eventi straordinari che prendono la forma di quotidiana emergenza. Ciò che dovrebbe avere carattere momentaneo, in Sicilia diviene permanente.