Il direttore del Biondo, Roberto Alajmo, in un’intervista al nostro giornale, ribatte a quanti gli contestano di avere ridimensionato la stagione 2016 /2017.
di Pippo La Barba
Cosa è cambiato dalle dimissioni “irrevocabili” alla svolta?
Due degli attuali tre soci dello stabile, che sono il Comune di Palermo e la Regione Sicilia (il terzo è la Fondazione Biondo) mi hanno garantito un’attenzione che a un certo punto mi sembrava fosse venuta a mancare. Una parte delle quote associative è stata versata, abbiamo potuto pagare almeno stipendi e compagnie. E poi s’è capito che la stagione doveva essere avviata, e l’unico che poteva avviarla era il sottoscritto. Altrimenti il Biondo sarebbe morto, e a quel punto a ucciderlo sarei stato io.
Quindi la crisi del Biondo si può ricondurre tutta a un fatto tecnico, il non tempestivo pagamento delle quote?
Non soltanto. Le mie dimissioni sono state determinate da una insostenibile situazione di stallo che non consentiva di approntare un cartellone per la prossima stagione. Nessuno ha messo in discussione la mia direzione artistica. Ciò non toglie che esistano altri e gravi problemi, come per esempio gli eccessivi costi di gestione.
Tra questi il personale in esubero?
Da questo punto di vista non ho nulla da rimproverarmi: io non ho fatto nessuna assunzione di mia volontà. Attualmente ci sono 48 dipendenti e non posso dire onestamente che siano tutti indispensabili. Molti sono stati assunti in passato con qualifiche generiche, per lo più maschere, mentre occorrerebbero nuove figure professionali. Avrei assoluto bisogno di un direttore di marketing, per esempio, ma certe professionalità non si possono improvvisare.
Forse bisognerebbe procedere come nelle aziende private, valorizzando i singoli a prescindere dalla qualifica.
E’ quello che sto facendo. L’attuale vice-direttore amministrativo, Stefano Ingrassia, l’ho nominato per le sue doti organizzative, non certo per attribuire una qualifica.
La scuola di Emma Dante è una realtà istituzionale del Biondo?
Guardiamo i fatti. La Dante nei primi due anni ha formato 23 allievi che adesso cominciano ad avere buone possibilità di inserirsi nei circuiti teatrali nazionali e internazionali. Per completare il triennio in questa stagione i nostri ragazzi prenderanno parte alle due produzioni che apriranno e chiuderanno la stagione. Hanno già cominciato a lavorare e guadagnare. Poi, in futuro, vedremo chi riuscirà davvero a farsi strada anche fuori dal Biondo.
Il prossimo cartellone viene anche tacciato di essere disarmonico perché tra ottobre e dicembre sono in programma solo tre spettacoli, mentre gli altri diciassette saranno rappresentati tra gennaio e maggio 2017.
Questo è funzionale all’operatività del teatro e alla crisi che sta attraversando. I primi tre spettacoli, fra cui l’Odissea A/R di Emma Dante e Le Serve con Anna Bonaiuto, sono programmati già quest’anno perché servono a raggiungere i parametri ministeriali e quindi usufruire dei finanziamenti dello Stato. Gli unici finanziamenti che durante la mia gestione sono stati in costante crescita, perché legati a parametri certi: aperture di sipario e giornate lavorative. Il resto è aleatorio, e rende così stentata la vita dei teatri pubblici italiani.