Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Don Backy, il poeta che fa sognare

Nostra esclusiva intervista a Don Backy, il poeta che fa sognare...

di Pippo La Barba

 

“Sognando” è una fiaba musicale scritta da Don Backy, un misto tra fantasia e realtà, nata per insegnarci qualcosa di buono, dei messaggi di amicizia, di lealtà, di altruismo, di rispetto verso il prossimo. L’insegnante Rita Scelfo ha avuto il merito di rappresentarla nelle scuole a Palermo rafforzando il legame del cantautore con la città.

 

di  Pippo La Barba

Lei come De Andrè, ha composto delle ballate,  una per tutte La storia di Frankie Ballan, tratte da storie  vere. La sua ispirazione musicale nasce sempre dall’osservazione della realtà?
Sì, per me è indispensabile che qualcosa crei un impatto emotivo forte. Riesco a scrivere solo in questo modo e ne fanno fede tutte le mie canzoni che, ascoltandole con attenzione, si mostrano come delle vere e proprie sceneggiature cinematografiche, ovvero, sono dei piccoli film, che raccontano la storia da me vissuta e non solo in prima persona.

 

Cosa ha significato per un ragazzo con un lavoro modesto essere scritturato nei primi anni sessanta dalla casa discografica di una star come Celentano?
Per me è stato un sogno da Alice nel paese delle meraviglie. Ciononostante, penso che il buon Adriano abbia avuto la vista lunga nei miei confronti. In fondo sono stato l’unico del Clan ad avercela fatta in maniera sostanziale e sostanziosa e a uscire dall’orbita celentanesca, assumendo una mia propria identità e personalità. Se si va a vedere la storia degli altri del clan, si fa fatica a ricordarli. Il mio, non mi pare un cattivo risultato.

 

Quanto ha inciso sulla sua successiva evoluzione musicale la nota vicenda delle royaltes non pagate, che poi lo ha portato alla definitiva rottura con il clan?
In questo caso è veramente stata una scarsa lungimiranza nei miei confronti. La cosa poteva essere davvero risanata al momento stesso, ma evidentemente l’amor proprio e la consueta iperestensione di sé, consigliò male il mio sodale e quindi prevalse la forza sulla ragione. Penso che se fossi rimasto, molte mie cose avrebbero potuto certamente avere il successo meritato e molte altre sarebbero potute nascere dalla collaborazione. Ma l’io egocentrico del boss giocò un ruolo fondamentale. Peccato.

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L’altra vicenda del Festival di Sanremo del 68, quando per accontentare Ornella Vanoni che voleva cantare un suo brano, Casa Bianca, fu costretto a farlo firmare a un prestanome, le ha lasciato una scia di amarezza?
Fosse dipeso da me, non avrei (e non avevo) concesso il benestare nemmeno sotto costrizione. Fu tutto fatto mentre non ero presente, con tanto di mia firma falsificata da detto mariano. Tutto questo mi ha lasciato molta amarezza, in specie per il comportamento degli uomini (?), oltre ad aver perduto la musica della canzone, a favore di un individuo (Eligio La Valle) che non ho mai avuto il dispiacere di conoscere. In italia l’unica vera, grande riforma da fare sarebbe quella della giustizia, che nei miei confronti è stata veramente “ridicola”.

 

Brani come Sognando e L’immensità  rispecchiano un sentire comune. Come fa un artista ad andare oltre la soggettività e tradurre in musica emozioni che fanno parte dell’immaginario collettivo?
Ripeto: ho bisogno di qualcosa, che mi metta in circolo una particolare adrenalina emozionale. L’incontro con un ragazzino autistico mi provocò “Sognando”. Una notte di pioggia, in cui i pensieri sull’essere solo si dilatarono, mi suggerì l’immensità.

 

Il fatto che il sindaco di S. Miniato si appresta a chiamare una strada “L’immensità” e che un pianetino recentemente scoperto porti lo stesso nome, che sensazione le provoca?
Beh! ne sono particolarmente orgoglioso. Penso di essere il primo ad avere un onore così grande (a parte la targa dedicata a “Casa Bianca”, al mio paese), che a San Miniato verrà dedicato alla canzone un luogo bellissimo detto “prato della rocca”, che spazia su un panorama fantastico. Ma è ancora presto per dirlo. Peccato che queste notizie siano di scarso rilievo per stampa e tv, mentre si dedicano serate su diverse reti a, Mogol, tralasciando parolieri come Luciano Beretta, Franco Migliacci, Gino Paoli, Modugno, etc. davvero ritengo scandaloso tutto ciò, oltretutto assegnando al Rapetti una parte del testo de “L’immensità”, in maniera del tutto immotivata.

 

Lei ha partecipato a ben 22 film. Cosa le ha dato in più l’esperienza di attore? C’è una sinergia tra  musica e cinema?
No, almeno per me. Ho fatto molte esperienze in vari campi dell’arte: ho scritto libri, ho disegnato fumetti, ho recitato in 2 commedie musicali in teatro, ho dipinto quadri. Il tutto però tenendo sempre ben presente che il mio “mestiere” è quello di scrivere e cantare canzoni. Una volta soddisfatta la curiosità che mi aveva mosso quel particolare segmento dell’arte, non ho avuto difficoltà ad abbandonarlo.

 

Si definirebbe un eclettico, dato che scrive testi e poesie, canta, recita, dipinge?
Mi definisco un curioso con qualche sprazzo di capacità e di voglia di non rinunciare mai a cercare di farcela. Il mio motto è: “gli antichi non sapevano che quella cosa era impossibile da farsi, pertanto…. la fecero”.

 

L’eclettismo è un limite o una ricchezza?
Se viene usato come lo uso io è sicuramente una ricchezza, basta conservare la giusta umiltà e tenere sempre presente perchè quella cosa la si fa, senza sentirsi per questo un superuomo.

 

Cosa ha voluto dire intitolando il suo prossimo cd “Pianeta Donna”?
Ho desiderato metterla al centro dell’universo, dove  è degna di stare, non per gentile concessione, ma per diritto. Troppi soprusi in nome di nulla, le sono stati imposti e arrecati danni. Se posso contribuire con le mie canzoni a che essa venga più protetta nella sua essenza, potrò dichiararmi soddisfatto.

 

Lei che ha scritto Pregherò, un inno alla vita, che rapporto ha con la religione?
Questa è una domanda che meriterebbe un approfondimento decisamente più articolato. Sono cattolico per tradizione e nascita, ma in età adulta sono costretto a “molte riflessioni, pur conservando una certa religiosità”.                                                                                                                                                   

                                                                                                                                                        

                                                                                                                                   

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