Anche gli emigrati italiani all’estero sono chiamati al voto per il referendum. Come voteranno? Istruzioni per l’uso
di Patrizia Romano
Il 4 dicembre si voterà per il Referendum Costituzionale: potranno andare anche gli emigrati italiani al voto. Per i cittadini italiani che vivono all’estero, e quindi iscritti all’Aire, sarà possibile votare per il Referendum, ma ci sono delle regole e delle scadenze da rispettare scrupolosamente. Se ciò non verrà fatto, si perderà il diritto a esercitare il proprio voto a distanza.
E’ inutile sottolineare l’impegno profuso dal Consiglio Generale degli Italiani all’estero a invitare i Comites, il mondo associativo, le numerose organizzazioni nazionali presenti all’estero a promuovere la partecipazione al voto.
Le operazioni per fare votare gli italiani che vivono all’estero sono cominciate già da parecchie settimane. Il mondo elettorale è già in fermento. Sono stati affidati gli incarichi per la distribuzione dei plichi elettorali della circoscrizione Estero.
Come votare per il referendum dall’estero
Intanto, cominciamo con il dire che potranno votare, come sempre, per corrispondenza, tramite il plico che gli verrà inviato a casa da parte del Consolato italiano. E’ opportuno verificare, però, che il Consolato italiano possieda l’indirizzo corretto.
Parteciperanno oltre quattro milioni di cittadini aventi diritto stabilmente residenti o temporaneamente domiciliati all’estero.
Il Consiglio, inoltre, invita tutti i connazionali, qualora non avessero già provveduto, a voler comunicare tempestivamente ai Consolati e alle Cancellerie Consolari presso le Ambasciate italiane (per posta o per email) il trasferimento della propria residenza.
Gli elettori che entro il 20 novembre non avessero ricevuto il plico elettorale, potranno contattare i consolati o le cancellerie consolari presso le Ambasciate italiane per verificare la propria posizione e richiedere, quindi, l’emissione di un duplicato.
La faccenda non viene gestita dal Viminale, come succede in Italia. Sono ambasciate e consolati a scegliere chi stampa e chi consegna le schede agli elettori. Si tratta di affidamenti diretti, senza bandi di gara. In ogni Paese, i nostri rappresentanti diplomatici decidono tipografi e postini. Le stamperie producono il materiale, composto da un certificato elettorale, una scheda, due buste e un foglio informativo. Il tutto, nella stragrande maggioranza dei casi, viaggia per corrispondenza ordinaria e arriva, se arriva, nelle case degli elettori attraverso il sistema postale nazionale o attraverso corrieri privati.
Spesso, però, il meccanismo delle elezioni per corrispondenza rischia di impigliarsi. Il sistema, infatti, presenta parecchie falle. Una volta espressa la propria preferenza, gli emigrati italiani al voto, rispediscono il plico, tramite lo stesso canale, al consolato o all’ambasciata di riferimento. Da quel momento, i plichi viaggiano in valigia diplomatica, scortati verso i seggi di scrutinio allestiti in Italia.
Nel corso della storia, si sono verificate situazioni come plichi elettorali mai arrivati o arrivati a destinazioni errate, schede elettorali inviate persino a persone decedute, nonché tutta una serie di difficoltà e irregolarità.