Verbali di interrogatorio spariti o modificati, immagini Rai manipolate, pressioni su investigatori, una superficialità nelle indagini “voluta” e, infine, un giuramento di segretezza che vincola i membri della commissione d’inchiesta a nascondere una verità scomoda e difficile da raccontare agli italiani. Il caso Mattei.
Da L’Inchiesta Sicilia Anno 1998 – Numero 40
di Giuseppe Lo Bianco
Per Amintore Fanfani l’abbattimento dell’aereo di Mattei fu il primo atto della piaga che ci perseguita”. Sandro Pertini era convinto che fosse stato “un attentato”. L’ex ministro Oronzo Reale era certo che il presidente dell’Eni fosse stato ucciso per impedirgli di chiudere l’accordo con il governo algerino per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi.
Opinioni autorevoli che i primi risultati dell’inchiesta, segnata da una serie incredibile di depistaggi e coperture, sembrano clamorosamente confermare. Verbali di interrogatorio spariti o modificati, immagini RAI manipolate, pressioni su investigatori, una superficialità nelle indagini “voluta” e, infine,un giuramento di segretezza che vincola i membri della commissione d’inchiesta a nascondere una verità scomoda e difficile da raccontare agli italiani: la sera del 27 ottobre del 1962 il bireattore Morane Saulnier 760B, su cui viaggiava il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, precipitò a Bascapè per un attentato, una bomba collocata probabilmente nel vano ruote e collegata all’apertura del carrello, durante la fase di atterraggio.
Ne sono certi i magistrati della procura di Pavia la cui inchiesta, conclusa, per ora, con la richiesta di rinvio a giudizio del contadino Mario Ronchi, testimone della tragedia, per favoreggiamento aggravato, ha portato a galla una mole impressionante di episodi oscuri, tasselli, si sostiene, di una azione depilatrice e di insabbiamento della verità prolungata nel corso degli anni.
Non immaginiamo neppure lontanamente ciò che è emerso dalle indagini.
http://inchiestasicilia.com/2017/01/11/le-zone-dombra-del-caso-mattei/
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