Desideriamo con questo articolo fornire qualche delucidazione in merito un argomento tanto discusso e a volte poco chiaro, si tratta di residenza anagrafica o dimora abituale e il domicilio. Andremo a vedere di seguito, quali differenze ci sono tra le due e quali possono essere gli inconvenienti, premesso che, in questi casi, i dubbi sono tanti e la burocrazia non ci aiuta. Cerchiamo di dare una risposta esaustiva alle tante domande che ci vengono sottoposte
di Agostino Curiale*
- Chi vuole trasferirsi in una nuova casa comprata o in affitto: dovrà cambiare residenza? SI
- Chi vuole usufruire delle agevolazioni fiscali per ristrutturazione: dovrà cambiare residenza? SI
- Chi abita in una città lontana e non ha cambiato residenza tutte le notifiche di posta amministrativa e/o giudiziaria, multe ecc. saranno recapitati presso la residenza, per cui è consigliabile cambiare residenza: SI
- Chi si è trasferito in un’altra città per un breve tempo, non deve cambiare residenza? NO
- Chi vuole trasferirsi in un altro immobile in cui risiede un’altra famiglia può farlo? SI
- Cosa deve fare un giovane trasferitosi all’estero, può cambiare la residenza? SI
- C’è differenza tra domicilio fiscale del contribuente e la residenza anagrafica? NO
- Viene svolto un controllo di verifica dai Vigili per accertare la residenza? SI
Spesso si fa confusione tra residenza e domicilio, in realtà si tratta di due concetti molto distinti, con implicazioni giuridiche differenti, infatti, l’art. 43 enuncia specificatamente: il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi, La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale”. La residenza anagrafica o dimora abituale comporta la registrazione presso l’ufficio anagrafe del comune presso cui si desidera stabilire la propria dimora, tale dichiarazione deve essere presentata entro 20 giorni dall’avvenuto trasferimento, a sua volta, l’ufficio ha l’obbligo per mezzo di ufficiali apposti a verificare il requisito della dimora e la sussistenza del titolo di abitazione quale, proprietà, usufrutto, locazione, comodato d’uso, ecc. il tutto, servirà per legittimare l’occupazione dell’immobile. Tali controlli devono essere esperiti entro 45 giorni dalla richiesta di iscrizione anagrafica o di cambio di residenza anagrafica.
Un aspetto di rilevata importanza risulta essere, nel caso in cui dovessero emergere discordanze con le dichiarazioni rilasciate dai soggetti interessati, la segnalazione alle autorità competente della pubblica sicurezza, i quali eseguiranno degli accertamenti. Il domicilio è invece una terminologia ben differente, infatti non comporta, nella fattispecie, nessuna registrazione negli atti pubblici e si è totalmente liberi di eleggere domicilio presso un’altra città lasciando ferma la propria residenza anagrafica in un’altra. Non esiste infatti nessun certificato che attesti il domicilio, ma basta semplicemente fornire una autocertificazione “Dichiarazione sostitutiva di Atto di notorietà”.
Vediamo adesso un altro caso in cui interessa un cambio indirizzo. Se un soggetto o un nucleo familiare decide di trasferirsi e quindi risiedere anagraficamente pressoun’altra dimora in cui risulta residenza di un altro soggetto o nucleo familiare, deve presentare una dichiarazione all’ufficio anagrafe del comune entro 20 giorni dall’avvenuto trasferimento. In questi casi il mutamento di indirizzo comporterà la sottoscrizione di una “Dichiarazione che prende il nome di Ospitalità” e dovrà essere sottoscritta da entrambi i soggetti. Vediamo adesso cosa vuol dire domicilio fiscale.
Il singolo contribuente di solito dove risulta avere la residenza anagrafica, come sancito dall’art. 58 del Dpr 600/1973, risulta anche avere il domicilio fiscale, infatti, la legge in questione prevede che le persone fisiche residenti in Italia hanno il domicilio fiscale nel comune di residenza, a differenza di quelli che risultano non residenti in Italia, ed hanno il domicilio fiscale nel comune in cui viene prodotto il reddito.
In questi casi, è possibile cambiare il proprio domicilio fiscale, con una domanda inviata all’Ufficio delle Entrate competente. In questo modo si potrà comunicare il nuovo domicilio fiscale presso il quale si vuole essere reperiti dal fisco.
I residenti fiscali sono tutti i soggetti che hanno residenza civilistica in Italia, che per la maggior parte dell’anno di imposta, ovvero 183 giorni su 365 vi risiedono. Per coloro che, per lavoro si sono trasferiti all’estero, e questo riguarda i molti giovani, possono semplicemente cancellarsi dall’anagrafe Italiana, essi infatti, dovranno iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) Nel caso però, si tratti di trasferimento nei paradisi fiscali, mentre i loro familiari risultano ancora residenti in Italia, dovranno dimostrare, all’Ufficio anagrafe, di essere realmente residente all’estero, mostrando a supporto ogni documentazione attestante la relativa permanenza all’estero.
*Presidente A.E.C.I. Regione Sicilia