Voglia di cinema! I consigli di Massimo Arciresi
A Beautiful Day (You Were Never Really Here, USA/GB/Francia, 2017) di Lynne Ramsay con Joaquin Phoenix, Ekaterina Samsonov, Judith Roberts, Alex Manette
Tracce indelebili (e autodistruttive) di un passato in divisa, vocazione alla violenza per raddrizzare (a pagamento) i torti, Joe (l’irrequieto e insostituibile Phoenix) accetta in gran segreto sporchi incarichi, soprattutto inerenti al recupero di minori rapiti e finiti negli inferi della prostituzione. L’ultima missione riguarda la figlia di un senatore, ma i retroscena sono più complessi del solito. Da un libro di Jonathan Ames l’affidabile Ramsay (Ratcatcher, …E ora parliamo di Kevin) ricava un’opera allucinata e intrinsecamente pessimista, scandita da foschi flashback e flashforward, ricordi confusi e incubi sintomatici, brandelli di sudicia realtà, lampi di ferocia, parentesi di umanità. Il soppesato stile giustifica eventuali somiglianze con altri (anti)eroi maledetti. Fino alla sospensione finale.
Oppure…
Wajib – Invito al matrimonio (Wajib, Palestina/Francia/Germania/Colombia/Norvegia/Emirati Arabi Uniti/Qatar, 2017) di Annemarie Jacir con Mohammad Bakri, Saleh Bakri, Maria Zreik, Rana Alamuddin
Il titolo indica una tradizione che vuole che gli uomini della famiglia della sposa consegnino le partecipazioni di nozze casa per casa. Così fanno Abu Shadi e Shadi, cioè Mohammad e Saleh Bakri (rispettivamente in Private e Salvo), padre e figlio pure nella vita. Tipi dissimili, lontani persino geograficamente – l’uno è legato al territorio in cui abita da sempre al punto da accettarne la persistente e tesa occupazione, l’altro, architetto a Roma, è d’indole più ribelle – ma uniti da silente affetto, rappresentano il prototipo d’un civile e consanguineo confronto. Toni (leggeri) giusti, dialettica efficace.
Voglia di cinema! La frase della settimana
«Non la voglio una figlia così!» Adil Hussain, aria rispettabile, trapiantato a Oslo con i familiari, ripudia Maria Mozhdah dopo averla sorpresa con il fidanzatino e poco prima di spedirla – in barba ai vigili servizi sociali – nel patrio Pakistan a rifarsi un’onorabilità seguendo costumi e tradizioni nel sofferto (fino al manicheo accumulo di situazioni spiacevoli), tristemente attuale e parzialmente autobiografico Cosa dirà la gente (Hva vi folk si, Norvegia/Svezia/Germania, 2017) di Iram Haq.