Il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni, in attesa di conoscere gli esiti della consulenza richiesta dall’ATI all’Autorità idrica toscana in merito alla transizione tra ATO ed ATI, invita l’Assemblea dei sindaci della provincia di Caltanissetta ad accelerare con la risoluzione in danno del contratto con Caltaqua, ed il Prefetto e la Regione a vigilare sull’opportunità di far gestire ad un soggetto imprenditoriale attualmente indagato per molteplici casi assurti alle cronache giudiziarie, i 60 milioni di euro di investimenti pubblici su reti e depurazione.
Sarebbe infatti una vera beffa ai danni dei cittadini, della legge 19/15 e delle regole democratiche consentire a chi avrebbe dovuto effettuare ormai da molti anni i lavori finanziati, gestire altri ingenti capitali pubblici, quando esistono formule alternative per non perdere i finanziamenti.
L’esito dei lavori della Commissione tecnica per la verifica degli adempimenti contrattuali ha rilevato gravissime inadempienze del gestore esprimendosi per la risoluzione anticipata del contratto di gestione. Questo passaggio non è facoltativo per l’organo di indirizzo, vigilanza e controllo rappresentato oggi dall’ATI, ma regolamentato dalla legge n. 241/90 art. 21 quinquies e ribadito dalla l.r. 19/15 che va rispettata specie per la gestione di un servizio pubblico essenziale.
A parere del Forum è molto grave che in dieci anni di gestione commissariale dell’ATO ci siano state delle “disattenzioni” sul rispetto della legge e del contratto di gestione, incomprensibili a fronte dei disagi che ancora patiscono i cittadini, dell’aumento indiscriminato delle tariffe e del disastro ambientale in corso. Ancora più grave sarebbe se gli stessi Sindaci che hanno preso parte ai lavori della Commissione tecnica, che ben conoscono le inadempienze registrate, oggi nel direttivo dell’ATI non individuassero come una priorità assoluta risolvere il contratto di gestione e quantificare il danno ambientale ed economico prodotto, a partire dalle multe comunitarie per la mancata depurazione.
L’auspicio come sempre è che la buona politica arrivi prima della magistratura. L’Acqua non ha colore politico, è un diritto umano inalienabile non una merce sulla quale fare profitto. I Sindaci, a partire da coloro che hanno fatto della gestione pubblica e partecipativa una bandiera, sono chiamati a dare risposte concrete ai propri cittadini assumendo le responsabilità che gli competono.