Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Al Castello di Maredolce un viaggio alla scoperta dell’universo femminile

di Redazione

Sabato 29 (dalle 10 alle 18,30) e domenica 30 settembre (dalle 11 alle 21) a Palermo, lo storico “Castello di Maredolce”, situato in via Giafar al vicolo Castellaccio (zona Brancaccio), ospiterà l’evento “Creativa”, collettiva d’arte femminile

 

Mostre, dibattiti, incontri, spettacoli ed iniziative varie per raccontare ciò che le donne pensano, sentono, scrivono, dicono, progettano e realizzano. Un itinerario per scoprire la vita, l’arte e il mondo delle donne, ma anche un percorso di promozione e di dialogo, di coordinamento e monitoraggio della condizione femminile.

L’iniziativa nasce in seno all’esperienza maturata nel difficile quartiere di Brancaccio dall’associazione Ede (Ente per la diffusione dell’educazione) e ha lo scopo di catalizzare l’attenzione verso tutte quelle donne (immigrate e non) che vivono in ambienti difficili della città e che lottano contro pregiudizi, discriminazioni, violenze e segregazioni. “Creativa” è, soprattutto, una denuncia tutta al femminile che si serve dell’arte, nella sua accezione più ampia, per inviare un messaggio che arrivi anche a chi non vuole sentire.

Con “Creativa” il “Castello di Maredolce alla Favara” diventerà per due giorni spazio scenico, da dove iniziare un vero e proprio viaggio dentro le mura dello storico edificio arabo-normanno, grazie anche alla suggestione delle parole e delle immagini.

«Creativa – spiega Maria Grazia La Valle, presidente di Ede e consigliere della seconda Circoscrizione  – nasce da una duplice esigenza: divulgare la filosofia del fare attraverso ogni forma di espressione creativa, denunciando la discriminazione di genere e promuovendo l’integrazione e, come secondo punto, valorizzare quel patrimonio storico-artistico, qual è il Castello di Maredolce, oggi quasi nascosto alla vista dei passanti da costruzioni abusive, pur essendo uno dei monumenti di spicco della città. Un edificio, insomma, la cui storia è stata brutalmente confinata in uno “spazio morto” e culturalmente degradato».

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