Lo spettacolo, per voce narrante e tre musicisti, rappresentato in forma di cunto con un passaggio continuo dalla lingua italiana a quella siciliana, narra del mito di Demetra e del rapimento della figlia Persefone, emblema della contraddizione che da sempre ha contrassegnato la nostra cultura riguardo al “Femminile”.
Se il primo di tutti i rapimenti con matrimonio riparatore incluso, avviene in Sicilia, perché ci
meravigliamo della difficoltà che ancora incontriamo ad emanciparci come donne? Se si pensa che fino a non molti anni fa, la violenza sulla donna con l’escamotage del matrimonio riparatore era supportato dalla legge italiana – l’articolo 544 del codice penale, ammetteva il “matrimonio riparatore”, tra l’accusato di violenza carnale e la persona offesa, anche su minorenne, perché il reato era considerato un oltraggio alla morale e non alla persona – forse diventa un po’ più comprensibile perché, la violenza sulle donne è stato per secoli il nostro pane quotidiano.
Solo nel 1981 infatti, solo 28 anni fa, l’articolo venne abrogato, precisamente 18 anni dopo la ribellione di Franca Viola, la prima donna a rifiutarsi di sposare l’uomo che la rapì per violentarla. Franca Viola è una di quelle eroine per caso, una di quelle persone che la Sicilia dovrebbe valorizzare e esportare, essendo la storia di Franca una di quelle storia a lieto
fine di cui abbiamo tanto bisogno.
Le storie di Persefone e Franca Viola avvengono in Sicilia, una affonda le sue radici nell’immaginario l’altra nella realtà, è il casodi dire che nulla avviene per caso.
L’8 e il 9 dicembre alle ore 21.00 al Teatro ditirammu