Durante gli anni Gucci si è affermato come il marchio italiano di moda più conosciuto, nonché uno dei più rilevanti ed iconici marchi di lusso nel mondo, mantenendo dei canoni ben precisi nonché tradizionali
di Elmira Rizzo*
“Dopo l’accademia ho fatto di tutto. Mi piaceva il cinema, sognavo di fare lo scenografo. Per necessità e per educazione famigliare, accettai tanti lavori per mantenermi. Ho fatto il giornalaio e il manovale. Ricordo che accettai anche di distruggere i muri degli appartamenti che sarebbero stati ristrutturati. Era terapeutico come una seduta psichiatrica. Poi iniziai a fare maglieria. Non ne sapevo molto, ma lavorando da Les Copains mi innamorai dell’industria. Mi piacevano i suoi cunicoli, i reparti, le persone. Sono sempre stato affascinato dai luoghi dove si fanno le cose e da chi le sa fare. Però sentivo di amare gli accessori. Per me gli accessori sono come reliquie: ci puoi fare quello che vuoi, le puoi usare come macchine del tempo. Per questo, ho messo insieme un book e l’ho mandato ad alcune case di moda. Fendi ha risposto e io ho accettato. Da li è iniziato il mio percorso nella moda”.
Eccolo in maglione, jeans sbiaditi, calze di lana, anelli ad ogni dito e una collana con infiniti pendagli, una testa che sembra una confusione di capelli, le parole colme di altre, tante, tantissime parole. Ecco come si racconta il nuovo direttore creativo della maison fiorentina Gucci durante un’intervista per D magazine. Dopo l’uscita di Frida Giannini Alessandro si è rivelato una scoperta sorprendente, una scommessa (vinta).
Durante gli anni Gucci si è affermato come il marchio italiano di moda più conosciuto, nonché uno dei più rilevanti ed iconici marchi di lusso nel mondo, mantenendo dei canoni ben precisi nonché tradizionali. Il talento di Michele, unito alla conoscenza dell’azienda e dell’Ufficio Stile di Gucci, hanno giocato un ruolo fondamentale, grazie al quale egli ha sviluppato la visione necessarie per portare un nuova prospettiva contemporanea a Gucci, e guidare il marchio in un nuovo, eccitante capitolo della sua storia. “ Io utilizzo il passato come fosse una tavolozza per dipingere il contemporaneo” afferma Alessandro. Certamente ogni marchio ha un DNA suo che bisogna mantenere ma i codici esistono per essere trasformati. Ed è quello che è successo alla maison fiorentina. Adesso la donna di Gucci è una donna giovane, spensierata, fresca e a volte caotica ma si tratta di un caos ricercato nei minimi dettagli. Sugli abiti imperano tigri, zebre, draghi e altre bestie feroci, cuori e stampe lettering. Ma ancor di più ci sono fiori, a profusione sia stampati che applicati e di ogni forma e in ogni tinta. Che non mancano mai. Quei motivi bucolici talvolta si alternano, talvolta si combinano con eccentriche stripes e con incandescenti pattern geometrici. Le collezioni di Gucci di Alessandro Michele piacciono perché sono collezioni non “disegnate”, ma, secondo me, “create”: con passione, cuore e l’istinto di capire cosa vogliono le persone adesso.
*Accademia del lusso – Palermo