Nato a Palermo, si trasferisce a Roma, dove si diploma presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico. Alessio Vassallo inizia la sua carriera, recitando in teatro per passare, poi, al cinema e alla televisione, interpretando pure ruoli da protagonista.
Quando lascia la sua terra natia, ha già vent’anni. Si trasferisce a Roma con il preciso obiettivo di sfondare nel mondo dello spettacolo. Nella capitale comincia per lui una fase molto importante della sua vita. Un nuovo ciclo che intraprende con determinazione e cocciutaggine. Elementi costanti del suo carattere, che lo portano al successo in pochi anni.
Ed è proprio del suo percorso per diventare attore che Alessio Vassallo ci parlerà in questa intervista rilasciata all’Inchiesta Sicilia
La chiave del successo
Il segreto del tuo successo?
La mia folle passione e lo studio! La passione per la lingua italiana e per la lettura. E’ nella lettura dei romanzi che scopri l’arco narrativo di un personaggio, la costruzione e l’evoluzione del suo carattere.
Studiare è fondamentale sempre e da sempre.
Il teatro in primis. La tv è una conseguenza del lavoro, non deve essere mai l’obbiettivo primario.
L’esperienza in Tv
Hai iniziato a farti conoscere dal pubblico nella soap TV “Agrodolce” nei i panni di Tuccio Cutò. Cosa ricordi di quell’esperienza?
Sono passati tanti anni, sembra una vita!
Una serie TV lunga ed impegnativa che ricordo con grande piacere!
Avevo 23 anni. E’ stata la mia seconda esperienza importante (fino a quel momento). La prima è stata “La vita rubata” con Fiorello.
Ricordo i luoghi di Agrodolce. Sono stato “a casa” nella mia Sicilia per un anno… vedevo la mia famiglia spesso. Cosa che non succede quasi mai.
Abitavo a Porticello. La produzione ci dava delle casette. Per me è stata una grandissima palestra attoriale. Ogni giorno avevo la possibilità di recitare davanti la macchina da presa con dei tempi anche molto stretti, perché la soap opera appunto in modo molto serrato
La soap? Una palestra
Quindi una vera e propria palestra per un attore. Studiare le battute, impararle a memoria e subito in scena!
Poi ricordo che me ne andai dopo un anno ed il caso volle che la fiction si interruppe. Mi è dispiaciuto molto, perché poteva essere un’industria per la nostra Sicilia. Un Progetto, un’idea concreta di un’industria cinematografica di livello.
Agrodolce rimane comunque nel mio cuore.
Quando vengo giù in Sicilia e leggo le insegne in autostrada “Altavilla Milicia” o “Porticello” mi viene un magone.
Quanti Ricordi!
Il set diventa una famiglia
Tanti Siciliani hanno preso parte a questa Soap:
Ernesto Maria Ponte, Vincenzo Ferrera, Orio Scaduto, Luca Barreca … e tanti
altri.
Hai mantenuto i rapporti con loro?
Si, siamo rimasti in
ottimi rapporti. C’è affetto e ci sentiamo ogni tanto con grande piacere! Quando
ci incontriamo a Palermo è sempre una festa, siamo molto legati.
Nella maggior parte dei casi, la confidenza e l’amicizia nasce spontaneamente
già nei film, che durano circa 5 settimane, o nelle serie che durano 4/5 mesi.
Si crea quasi una famiglia, pensa in un anno e mezzo di lavoro!
Tutti i giorni insieme, è stata una famiglia per me!
Mi dispiace molto che sia finito tutto.
Magari, avrei, comunque, intrapreso altre strade, ma Agrodolce era una realtà
che poteva avere un seguito ventennale come “Un posto al Sole”.
Poteva creare posti di lavoro, ma sappiamo che in Sicilia purtroppo “è difficile”
per non dire altro!
Ci auguriamo che prima o poi le cose cambino!
Sono molte le produzioni che vengono da fuori, stanno 6 mesi nel territorio e poi vanno via.
Quella degli studi cinematografici di Termini Imerese era una grossa opportunità a prescindere da Agrodolce.
Molte produzioni si appoggiano agli studi come la Palomar con Montalbano, che all’inizio girava le scene del commissariato a Roma, a Cinecittà.
Girare in loco
Oggi, per fortuna, gran parte delle scene vengono girate in loco, a Scicli.
Il Progetto nato con la soap Agrodolce poteva diventare un punto di riferimento per tutte le produzioni di passaggio dalla Sicilia. Poteva essere la cinecittà Siciliana.
Agrodolce funzionava, ma non è andata avanti per problemi legati alla produzione e alla regione. Purtroppo in Sicilia si fa fatica a far nascere e crescere delle realtà!
La mafia sul set
Numerosi i tuoi lavori teatrali, ma quello che vogliamo ricordare, in particolare, è “10 Storie Proprio Cosi”, che tratta delle vittime della criminalità organizzata.
Come hai vissuto la responsabilità di trasmettere al pubblico dei messaggi così forti?
Anche questa esperienza è stata “un viaggio”. Abbiamo girato tutta Italia. Siamo stati anche a Palermo al teatro Biondo, al piccolo di Milano, al teatro Argentina, a Napoli.
Insomma in lungo e in largo!
Uno spettacolo che, per caso, si è legato ad un filone che ho avuto la fortuna di intraprendere.
Ho iniziato con “La Vita Rubata” di Graziella Campagna, la ragazza vittima della criminalità, uccisa a Messina a soli 17 anni. Poi, con la docufiction “Libero Grassi” sempre per Rai uno.
Raccontare una Sicilia bella
E per completare, “10 storie proprio così”. Un opera teatrale, dove ho, e abbiamo, la responsabilità e anche l’orgoglio di raccontare una Sicilia bella. Una Sicilia, che volta le spalle alla criminalità organizzata, con il motto “Non siamo noi a dover lasciare la nostra terra, ma siate voi che dovete lasciare la nostra terra che inquinate”.
La particolarità che mi ha sempre colpito di questo spettacolo è che di anno in anno le storie che cambiavano (perché raccontavamo sempre storie nuove), si sono trasformate da storie di vittime di mafia e di memoria a vite di persone VIVE!
Una Sicilia che vive
È diventata una memoria attiva!
Ma, man mano, non c’erano più vittime in questo spettacolo!
Raccontavamo di giovani imprenditori, giovani giornalisti, persone vive! Tutti lottano concretamente, oggi, e dicono di no, OGGI, alla criminalità organizzata, facendo, quindi, delle scelte complesse.
Oggi si parla tanto di libertà e di privazione della libertà! Lo stiamo vivendo un po’ tutti, dovendo stare a casa! Ma ci sono persone che, invece, questa libertà l’hanno persa da tempo, per scelta. Perché lo hanno deciso, magari, sacrificando anche la famiglia e avendo una libertà limitata.
Hanno scelto di dire NO alla criminalità organizzata.
Il sipario non si chiude
Un’altra particolarità dello spettacolo è stata quella che, ogni volta, al termine dello spettacolo, non si chiudeva il sipario, ma iniziava un vero e proprio dibattito con vari ospiti e varie importanti figure antimafia.
Su YouTube è possibile rivedere qualcosa a riguardo, e su rai play c’è un documentario, che ha vinto i nastri d’argento, che racconta la storia degli attori e di Giulia Minoli che è l’ideatrice, con annesse interviste dei veri protagonisti e le loro storie.
L’incontro con Camilleri
Spostiamoci adesso dal teatro ai romanzi di Camilleri. Una delle tue esperienze più significative: il Giovane Montalbano, dove hai vestito i panni di Mimì Augello. E’ stata in questa occasione che hai incontrato il Maestro Andrea Camilleri.
Cosa ricordi? Parlaci di questa esperienza.
È stato molto importante. Lo definisco il primo grande giro di boa della mia carriera.Me ne sono accorto quando il pubblico ha iniziato a riconoscermi nei panni di quel personaggio.Ha riscosso molto successo e popolarità. E’ stato seguito sia in Italia che all’estero.Durante le riprese, all’interno del commissariato, il Maestro ci chiese di recitare davanti a lui una scena, a macchine da presa spente.Seduto ci disse: – Prego, fate! E’ stato uno dei momenti più emozionanti, l’immagine più forte, dei vari incontri, che porto di lui. Recitare Montalbano, davanti l’autore non capita tutti i giorni!E’ come se Pirandello ti chiedesse di recitare, per lui, 6 personaggi in cerca d’autore. Il mio più grande rimpianto è che nella ‘Concessione del telefono’, il Maestro è venuto a mancare poco dopo aver approvato la sceneggiatura, ed io non ho avuto il tempo materiale per confrontarmi con lui. Ma sono convito che da lassù, si sarà fatto quattro risate anche lui!
Interpretare Camilleri
Il giovane Montalbano per due stagioni, La Stagione della Caccia e La concessione del telefono.
Sono dei film che vanno oltre il normale lavoro di Attore. Non si tratta di film qualunque. Non è uno dei tanti film che ho fatto. C’è un legame, una passione.
E’ Storia. Rimarranno nella memoria perché legati ad un autore di spessore. E’ come quando scopri delle cose rare difficili da trovare. Resteranno impressi nella mia memoria, nel mio vissuto. Per me è stato un onore per la quarta volta approdare a Vigata. In quest’isola che non c’è, per dare corpo e voce ad uno degli scrittori più importanti del ‘900.
Vigata esiste davvero?
Nella Concessione del telefono, Palermo, per la prima volta, diventa Vigata. Non era mai successo! Ma tutti si chiedono, Vigata esiste? Scopritelo, leggendo i romanzi di Camilleri. Mi auguro di poter tornare a “Vigata”!
Il giovane Montalbano avrà un seguito?
Se ne parla, ma non so quanti racconti ci sono ancora non messi in scena.
Interpretare personaggi d’altri tempi
Tante esperienze straordinarie, grandi emozioni sul set de:
I Borgia, I Medici.
Qual è la differenza tra i film contemporanei e quelli in costume?
I film in costume, a differenza di quelli moderni, hanno un sapore diverso. Sia gli abiti che gli ambienti, durante le riprese, ti suggestionano. Le stesse battute, che hai studiato e provato, sembrano diverse quando le ripeti nelle location definitive con indosso gli abiti storici.
L’atmosfera che si crea cambia l’approccio ai sentimenti, è una vera magia.
I lati negativi del mestiere
Ci sono lati negativi nel tuo lavoro?
Negativi? Forse, ma il fatto che sono costantemente sotto esame mi rende nervoso, a volte. Faccio i casting come tutti gli altri attori. Ogni provino è sempre una dura prova alla quale devo sottopormi.
Studiare, entrare in ogni personaggio, è bello, affascinante, ma a volte c’è poco preavviso.
Immaginate che questi esami sono continui. A chiunque piacerebbe evitarli!
Il personaggio più vicino alla persona
Nella concessione del telefono, sei il
protagonista assoluto nei panni di Pippo Genuardi. Pippo Genuardi, Mimì Augello
e Tuccio Cutò: in quale di questi personaggi rivedi un po’ te stesso?
Anche se risale ed uno dei primi personaggi che
ho interpretato, penso Tuccio Cutò, perché è un “cazzaro”, tormentato, sempre
pieno di problemi, che pensa di avere e che magari non ha.Si, Tuccio è quello che mi rappresenta di più.
Dentro il privato
Per entrare maggiormente nella vita privata di Alessio. L’ultimo film che hai visto, un libro che stai leggendo ed un genere musicale che ti piace.
‘L’ora più buia’, che ho rivisto con interesse. Sto leggendo il romanzo di Dino Buzzati – Un Amore. Poi rileggerò ‘Il Deserto dei Tartari’.
In questo periodo mi piace ascoltare Lucio Battisti. Mi piace riscoprire la sua grandezza, che oggi non si trova quasi più nei cantanti moderni.
Il legame con la Sicilia
La Sicilia è la tua casa. Lo studio ti ha portato via dalla tua terra. Ma so che sei molto legato alla Sicilia. La vivi intensamente tutte le volte che torni; ma abitarci è diverso.
Ultimamente, quando ho girato la Concessione Del Telefono, l’ho vissuta da turista. Ho alloggiato nel centro storico di Palermo per facilitare le riprese.
Non nego che dentro di me è scattata la voglia di tornare a casa! Ho sentito il richiamo della foresta! Sarei felice di tornare a vivere a Palermo. Ormai, il mio lavoro non mi obbliga più a stare sempre a Roma. Sono 16 anni che mi trovo nella capitale. Adesso sento la voglia di tornare a casa.
Ormai mi conoscono. Quando devo fare un provino prendo l’aereo a vado su. Ci sto pensando seriamente e non mi era mai successo. Non so se a Palermo o in qualche posto più tranquillo.
Mi manca la Sicilia: il tempo, il ritmo della Sicilia, l’aria, la terra, i colori, la luce, i profumi, i miei genitori! Che vedo poco.
Penso che in tutti i Siciliani, prima o poi, scatti quel richiamo.
Non è qualcosa che farò nell’immediato, ma è nei mie pensieri!
L’insegnamento
Insegni recitazione a Palermo ogni tanto.
Sì. Mi rende molto orgoglioso farlo nella mia terra natale. Condivido quello che ho imparato e vissuto in 15 anni di carriera con i miei allievi. A volte nei loro occhi pieni di sogni ed alte aspettative, rivedo me quando ho iniziato. Mi piace raccontare loro i segreti da “set”, i passaggi significativi che ho avuto con alcuni insegnanti per me molto importanti.
Cerco di dare consigli sul percorso di studi più adatto alle loro capacità. Perché è vero che lo studio è fondamentale, però è anche vero che certe sfumature necessarie per questo mestiere devi averle dentro sin dalla nascita.
I tuoi prossimi progetti?
Sto facendo un esperimento di “Teatro Streaming”: Letture e musica.
Ovviamente è un diversivo!
Non è la stessa cosa. Il teatro è un atto vivo, con persone sul palco che respirano ed il loro respiro segue il ritmo del respiro degli spettatori.
Ma in questo momento è necessario trovare un’alternativa per andare avanti.
Ci auguriamo che tu possa regalare ancor di più la tua arte alla nostra amata Sicilia!