Quali lezioni abbiamo imparato dal passato? Il rischio di piena, in Italia, è ancora così alto come nel 1966? Le aree pericolose sono meglio protette di 50 anni fa? Su quali interventi possiamo contare e quali azioni invece ancora mancano? Riusciremo a difenderci dalla prossima alluvione?
Memoria e azione, ha provato a dare risposta nelle venti città coinvolte sull’intero territorio nazionale.
L’evento, organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali (DICAM) dell’Università degli Studi di Palermo, si è svolto in occasione della ricorrenza del 50° anniversario delle alluvioni del 4 Novembre 1966, affinché la comunità degli ingegneri idraulici potesse discutere di prevenzione delle alluvioni e dei rischi ambientali con esperti, tecnici, decisori e i cittadini per coniugare memoria e progettualità.
A Palermo l’evento ha avuto luogo nell’ Aula Capitò (Viale delle Scienze, edificio 7), organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali (DICAM) dell’Università degli Studi di Palermo.
“L’intensità dei fenomeni idrologici ed il brevissimo preavviso con il quale spesso si presentano ci trovano in molti casi impreparati – affermano i promotori dell’iniziativa -. Nelle nostre città troppi corsi d’acqua sono sempre più pericolosi, perché nascosti da improvvide coperture o costretti in alvei inadeguati. Nei bacini a monte la manutenzione del territorio è ridotta al minimo. L’informazione alla popolazione deve trovare nuove forme sia per favorire le indispensabili azioni di autotutela sia per offrire un ampio sostegno popolare ad interventi di prevenzione che salvano vite umane anche se non sempre portano consenso politico”