Il momento delle amministrative, per Palermo, è sempre più vicino. I partiti sembrano volersi mettere da parte: si punta molto sulle liste civiche. In pole position sembrano esserci Orlando e Ferrandelli. Cosa li accomuna?
di Luca Licata
Fine maggio – primi di giugno, questo sembra essere il periodo più appetibile per le elezioni. E a separarci dal mese di maggio, ormai, rimane soltanto aprile. Nel frattempo, Palermo si prepara. Si muove. Nel senso che gli aspiranti candidati a sindaco sono, già da un po’, usciti allo scoperto. Si vanno definendo, ogni giorno che passa, le varie liste.
A differire, rispetto alle elezioni di cinque anni fa, – lo ricordiamo – il fatto che ad essere interessata, stavolta, sarà tutta l’area metropolitana della città: ovvero gran parte della ex provincia di Palermo, dettaglio non trascurabile. Per il resto, ora come cinque anni fa, in pole sembra esserci Leoluca Orlando. Il sindaco uscente, qualora riuscisse a risalire, ricoprirebbe per la quinta volta la poltrona di primo cittadino del capoluogo siciliano.
Ora, come cinque anni fa, il vero “Davide” che potrebbe dare del filo da torcere al ‘Golia della politica’, rimane Fabrizio Ferrandelli. Candidato giovane e dinamico, che sogna dalle scorse amministrative la poltrona di sindaco. Sogno concepito, inizialmente, in Idv. Maturato poi nel PD, con la vittoria alle primarie del 2012 e che, adesso, porta avanti attraverso il suo movimento “I Corraggiosi”. Movimento, ad oggi, appoggiato da una buona fetta del centrodestra siciliano: ovvero Forza Italia e Cantiere Popolare.
Da un parte, quindi, il plurinavigato politico che, nell’ultimo trentennio, ha scritto di Palermo importanti pagine di Storia. Dall’altra il candidato giovane, il nuovo che vuole avanzare. Ma cosa hanno in comune, in queste elezioni, Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli? Nonostante la comune “parentesi” nel partito di Di Pietro, le somiglianze tra il Professore e il leader de I Coraggiosi sembrano essere davvero poche.
Colpisce, però, perché salta agli occhi, l’assoluta volontà di entrambi i candidati, nel non volere con sé simboli di partito. In una visione di campagna elettorale che pressa per la sostituzione delle tradizionali liste di partito, con delle liste civiche. Di certo la cosiddetta ‘crisi dei partiti’, che sta interessando un po’ tutta l’Europa, non aiuta. Ma quanto incide, veramente, il peso dei partiti nelle elezioni amministrative di una città?
Tenendo un attimo in considerazione il ragionamento secondo il quale, tra gli enti locali, non vi è ente più vicino al cittadino del Comune, dovrebbe dedursi allora, che nella rappresentatività un ruolo importante lo giocano anche e, soprattutto, i candidati. I partiti, dunque, colpiti dal calo di fiducia, giocano al momento un ruolo secondario.
Partita diametralmente opposta, invece, è quella del Movimento 5 Stelle che, sulla crisi dei partiti tradizionali, appunto, ci ha costruito la propria forza. Un eventuale ballottaggio con Ugo Forello, infatti, potrebbe costituire l’elemento sorpresa nella scelta del primo sindaco di Palermo città metropolitana.