Andamento dell’imprenditoria siciliana nel 2024. Dicembre è sempre stato un mese di bilanci. E’ il periodo dell’anno in cui si tirano le somme dell’andamento dell’attività economica di tutto l’anno.
Sulla base dei dati forniti nel corso del 2024 dall’Osservatorio di Unioncamere e dall’Iter, Indicatore trimestrale dell’economia regionale della Banca d’Italia, abbiamo tracciato l’andamento dell’imprenditoria siciliana nel 2024.
Da questi dati, è emersa una situazione rassicurante e stimolante. Dopo la crisi che ha aggredito in maniera violenta l’economia nazionale e regionale, sembra che l’andamento dell’imprenditoria siciliana nel 2024 sia decisamente positivo.
Andamento dell’imprenditoria siciliana nel 2024
In Sicilia, si registra, infatti, una crescita delle imprese in tutti i settori. Secondo dati di Unioncamere, nel penultimo trimestre, sono nate mille nuove imprese.
Il trend economico, iniziato positivamente nel 2024, ha proseguito il suo percorso nel secondo trimestre 2024 chiudendosi con un attivo di 1.759 unità imprenditoriali. Possiamo parlare, quindi, di un netto incremento rispetto alle +727 imprese del terzo trimestre 2023.
Insomma, nel primo semestre del 2024 l’attività economica in Sicilia ha continuato a espandersi.
Infatti, anche su valutazioni tratte dall’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto è cresciuto di circa un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Crescita omogenea sui tutto il territorio regionale
La crescita è stata, più o meno, omogenea su tutto il territorio isolano.
In testa, abbiamo Palermo con un +296. Seguita da Catania, Messina e Agrigento, rispettivamente con +252, +135, le prime due e Agrigento, da sempre rinomata come la provincia più povera dell’Isola, che ha registrato un +127. Poco distante, Trapani con +120. Poi, c’è Ragusa, con +73. Caltanissetta, con +64. Infine, Enna, con +27. Trend negativo soltanto per Siracusa, che chiude l’anno con -114.
Il totale delle aziende attive iscritte agli albi camerali è arrivato, così, alla fine del penultimo trimestre con 383 mila 977 unità. Oltre mille in più rispetto al terzo trimestre del 2023.
I settori che hanno registrato una ripresa più significativa sono quello delle costruzioni e quello dell’artigianato, cresciuto negli ultimi anni, anche culturalmente. L’attività delle imprese delle costruzioni è aumentata, comunque, perché sostenuta dalla realizzazione delle opere pubbliche bandite negli anni recenti.
Alla grande il settore informatico
Ma la novità più sorprendente arriva dal settore tecnologico, dove si registra un saldo di 1.745 new entry.
Ci sono, poi, settori cresciuti come fenomeno: un esempio per tutti è rappresentato dall’overtourism, in cui, comunque, si sono perse numerose realtà sia nell’ambito della ristorazione sia in quello alloggiativo. Comunque, nonostante il rallentamento dei consumi e delle presenze turistiche, l’andamento del terziario si è mantenuto positivo. Nel complesso le aziende con fatturato in aumento hanno prevalso su quelle che ne hanno subito una riduzione e la redditività è rimasta positiva per la maggior parte delle imprese.
Settori in crisi
A proposito di fenomeni, grande impatto hanno avuto i fenomeni atmosferici, come la mancanza totale di pioggia che ha messo letteralmente in ginocchio l’imprenditoria agricola.
Crisi profonda anche nel commercio, in cui si registrano 1.120 chiusure contro 595 aperture. Idem, per il settore manifatturiero. Anche qui, saldo negativo: più chiusure che aperture.
L’innovazione tecnologica
L’innovazione digitale e tecnologica, influisce virtuosamente sul resto del tessuto produttivo stimolando pure i comparti tradizionali, che vengono spinti a preferire efficienza, qualità e sostenibilità.
E’ in questo settore che si registrano i maggiori investimenti. Investimenti, che portano a un aumento della produttività e maggiore contributo al Pil.
Anche le condizioni del mercato del lavoro siciliano sono migliorate. L’occupazione è aumentata rispetto alla media nazionale. Inoltre, la crescita del numero degli occupati ha riguardato quasi tutti i settori.
Tutto roseo, quindi?
Quindi, tutto bello, tutto buono? Be’, non è proprio così. La congiuntura del settore industriale è stata debole; pur beneficiando dello stimolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la quota di imprese che hanno rivisto al ribasso i programmi di investimento ha prevalso su chi ha investito più del previsto.
Un’attività di investimento ancora contenuta, tassi di interesse su livelli elevati e una maggiore cautela da parte degli intermediari finanziari si sono riflessi in un calo dei prestiti al settore produttivo, soprattutto per le imprese di minori dimensioni e per quelle delle costruzioni.