Anoressia. Useremo nomi di fantasia. Il solito escamotage usato dai media per tutelare, in qualche modo, le persone di cui non si vogliono e non si possono fornire le generalità.
Storie di vita
Le chiameremo Rossella e Aurora, le protagoniste involontarie di una storia molto spesso al femminile che, da qualche anno, si ripete di famiglia in famiglia, di paese di paese, magari con qualche piccola variante a seconda della personalità, del contesto familiare e del contesto culturale in cui si cresce.
Fino a qualche anno fa, Rossella era una ragazza come tante. Capelli ondulati che lasciava cadere liberi sulle spalle e che, ogni tanto, illuminava con qualche colpo di sole rosso fuoco. Carnagione bianca, occhi intensi e qualche brufolo sul viso quando eccedeva con la cioccolata.
Magra no. Ma nemmeno grassa. In carne, forse. Con un bel seno e delle forme delineate, con quell’andatura fluida e di classe che non puoi crearti artificialmente e che fa girare uomini e donne quando passi per strada.
Problemi di linea? Quelli ci sono sempre. C’è quel top che vorresti comprare, ma che non ti entrerà mai, e quella gonna che lascia intravedere l’obelico…..
Come resistere alle tentazioni di gola?
Però, alla fine, come fai a resistere alla pizzetta calda calda del panificio? Rinunciare alla pizza o rinunciare alla gonna?
Meglio alla gonna.
Così pensava Rossella qualche anno fa.
Più magre più belle
Adesso, invece, preferisce rinunciare alla pizza e privilegiare la gonna che le lascia l’ombelico scoperto. E pure il top aderente, magari due taglie più piccolo.
Adesso, però, la sua bella faccia diafana è ridotta a uno spigoloso triangolo che comprende zigomi e mento. Il seno si è ristretto, e di molto. E’ cascato e penzola. A Rossella si contano le costole.
Adesso Rossella non fa più le corse per la pizzetta calda calda di forno. Preferisce il thè, e ogni tanto. E la sera, quando esce, ordina un’acqua minerale. Perché non fa ingrassare. Zero calorie. Zero problemi con la bilancia. Wow!
“So badare a me stessa”
E con chi le fa notare che l’anoressia non perdona, che i provvedimenti sono necessari prima che sia davvero troppo tardi, che a proseguire su questa strada si finisce veramente male, Rossella preferisce tagliare i ponti. Di netto e senza un perché che non sia quel brusco “Occupati dei fatti tuoi. So badare a me stessa”.
Ma se la battaglia contro l’anoressia di Rossella è ancora tutta da combattere, quella di Aurora si è conclusa. Bene.
La lotta alla fame
Aurora ha conosciuto l’anoressia e ha preso come una sfida la lotta alla fame. Ha scoperto che si può vivere con una mela al giorno. Questione di sacrificio e di sforzo, ma anche di allenamento a sopportare la fame che ti attanaglia. E ti senti forte.
Per l’anoressia è finita in ospedale, dopo un lungo periodo di abulia in cui non le andava di fare niente, non si emozionava per niente.
“Vivevo soltanto per vedere l’alba” – racconta -.
Adesso Aurora sta bene, ha messo su qualche chilo. Vuole fare l’Università, provare a recitare.
Tutta un’altra musica, la vita.