Desolazione, solitudine, abbandono. Sono le condizioni in cui le persone anziane e indigenti affrontano la cupa coltre dell’estate
Di Patrizia Romano
L’esodo vacanziero trascina flotte di gitanti in cerca delle mete più disparate, lasciando la città vuota in cui si consumano, lente e sconfortanti, le giornate di chi rimane. Anziani, indigenti, malati, barboni… si aggirano come spettri di un’esistenza priva di prospettive, tra le strade deserte e silenziose delle grandi aree metropolitane. Sono persone che, per le gravi condizioni socio-sanitarie in cui vivono, sono considerati soggetti fragili, per i quali scatta l’emergenza estate. Si tratta prevalentemente di persone anziane e di soggetti affetti da gravi patologie debilitative e, pertanto, non autosufficienti. Sono migliaia, vivono da soli in appartamenti piccoli, angusti e riposti, magari, ai piani alti. Molti di loro hanno problemi di salute e dispongono solo della pensione minima.
Questo è l’identikit dei soggetti più a rischio in estate, tracciato dal dipartimento socio-sanitario dell’Asp di Palermo.
I più esposti all’abbandono estivo, rimangono, comunque, gli anziani. Sempre secondo i dati forniti dall’Asp, un over 75 su sette, tra quelli residenti nei quartieri storici delle grandi città, vive da recluso in palazzi, spesso, senza ascensore.
Uno su tre è poco o per nulla autosufficiente. L’estate diventa, così, per loro un nemico contro il quale combattere.
Aspetto sanitario
L’elemento più ostile è il caldo. Difficile da combattere quando non si è in grado di soddisfare le esigenze più elementari del nostro organismo. Il colpo di calore, cui sono soggetti proprio gli anziani, è un disturbo causato da esposizione ad alte temperature, accompagnato da un elevato tasso di umidità e dall’assenza di ventilazione. Una delle conseguenze è la disidratazione che si manifesta in corso di sudorazione profusa con conseguente perdita di liquidi e di molti sali essenziali per l’organismo. Se la quantità di acqua bevuta durante la giornata non è sufficiente, si ha una concentrazione di sali nel sangue dannosa per l’organismo.
Integrazione socio-sanitaria
Queste deficienze si acuiscono nei soggetti abbandonati a sé stessi. Occorrerebbe, pertanto, fare prevenzione e pensare a una gestione ordinaria di questi soggetti. Si tratta di persone che difficilmente vengono raggiunte dai servizi.
Il dipartimento per l’Integrazione socio-sanitaria ha cercato di rendere la rete dei servizi rivolta al paziente ‘fragile’, più funzionale. Ma la situazione di abbandono, permane. La rete per l’integrazione socio-sanitaria predisposta dall’assessorato alla Salute non è stata attivata in pieno. Pertanto, il servizio viene offerto a macchie di leopardo: ora sì, ora no.
Alla base dell’inserimento, dovrebbe essere fatta una ‘valutazione multidimensionale individuale’ sugli anziani in difficoltà istituzionale. Valutazione che andrebbe fatta, attraverso un’azione di coordinamento centralizzato, sinergizzando le attività di monitoraggio di intercettazione del bisogno e di intervento tempestivo socio-sanitario.
Nonostante gli sforzi di alcuni operatori, comunque, è stato impossibile creare questa rete di coordinamento tra le varie realtà locali.
L’assistenza domiciliare, l’integrazione socio-sanitaria e altre forme di sostegno a queste fasce così deboli, dovrebbero essere fornite pure dalle strutture territoriali preposte allo scopo, come, per esempio, l’assessorato alle Attività Sociali. Abbiamo cercato di conoscere attraverso lo stesso assessorato come funziona il meccanismo di integrazione, ma non è emerso alcunché di rilevante.
Deficienze strutturali
Per molti, l’alternativa rimane il ricovero-abbandono. Nei casi più fortunati, il ricovero-posteggio. Una consuetudine per molte famiglie che crea forti disagi alle strutture sanitarie. Molti anziani vengono posteggiati negli ospedali con un pretesto sanitario qualsiasi e lì rimangono in attesa di essere ripresi e ricondotti in casa. Questo drastico rimedio appesantisce il sistema sanitario già deficitario di posti e carente di personale.
Aspetto legislativo
Sotto il profilo normativo, la Sicilia ha veramente le carte in regola. Dagli anni Ottanta, non ha fatto altro che legiferare in materia. Negli ultimi decenni, infatti, si è registrata una continua promulgazione di leggi tutte rivolte alla realizzazione di strutture di accoglienza moderne e funzionali, ma pure all’assistenza domiciliare, all’inserimento lavorativo come terapia occupazionale, nonché all’integrazione sociale. Nessuna normativa, però, ha trovato piena attuazione.
Con la legge numero 87 dell’81, per esempio, gli Enti Locali hanno avuto piena autonomia sia nella gestione diretta di certe strutture sia nell’affidamento, in regime di convenzione, a organismi preposti. Tra questi rientrano i cosiddetti servizi aperti che si espletano attraverso l’assistenza domiciliare, i soggiorni climatici, i centri ricreativi, eccetera. I Comuni che si sono adeguati sono, però, pochissimi.
Il capoluogo siciliano rimane tra i più carenti.