Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Appunti per riordinare le fotografie

Occuparsi dell'enorme materiale fotografico prodotto in quasi 180 anni non è affatto una cosa semplice...

di Redazione

La Modestia … questa sconosciuta!                                                                        

 

di  Andrea di Napoli 

Occuparsi dell’enorme materiale fotografico prodotto in quasi 180 anni non è affatto una cosa semplice. Forse non tutti sanno che esiste una figura professionale per la quale si ottiene la qualifica solo al termine di un percorso formativo teorico-pratico e che prevede anche importanti stage aziendali. La tecnica della conservazione del bene fotografico consiste nel mettere in sicurezza i fototipi per preservarli dalla minaccia di varie forme di degrado tenendo conto delle tecniche, dello stato di conservazione e dei materiali utilizzati. Gli addetti alla conservazione sono preparati per consentire la corretta fruizione delle opere e lavorano in stretta collaborazione con i catalogatori, i quali raccolgono tutti i dati relativi agli esemplari di una collezione attenzionando ogni dettaglio che ne renda più agevole l’identificazione e la ricerca.fotografie

Gli elementi fondamentali per una esaustiva e scrupolosa catalogazione sono il nome dell’autore ed il titolo della fotografia, ma anche riconoscere con quale tecnica è stata realizzata (nel tempo se ne sono succedute diverse decine) e a quale data risale l’esemplare preso in esame.

Il nostro “oggetto fotografico” può avere subito degli interventi di viraggio che ne modificano l’aspetto estetico o può essere inserito in astucci e cornici che ne costituiscono un elemento di finitura. Spesso le informazioni più importanti si trovano nelle poche righe di testo che in forma di dedica o di didascalia accompagnano l’immagine costituendone una parte integrante che fin dall’Ottocento permette di risalire alle circostanze e all’identità dei soggetti raffigurati.
All’interno di un cospicuo fondo fotografico, con esemplari realizzati in epoche differenti da operatori diversi e su supporti di vari materiali, occorre rispettare delle priorità ed, ovviamente, le fotografie di “autore sconosciuto”, data incerta e “senza titolo” non verranno scartate, ma occuperanno una posizione di marginale rilievo. Per una fotografia, dunque, il titolo rappresenta un valore aggiunto, sia per  i recenti file .jpeg che per le antiche carte salate giunte sino a noi. Inoltre,   la successione con la quale le immagini vengono ordinate non deve essere casuale, bensì rigorosamente strutturale.

Recentemente ho assistito alla presentazione di un modesto prodotto editoriale relativo ad un reportage ricco di immagini che, con poche eccezioni, risultavano prive di originalità. Un lavoro, insomma, che si poteva ridurre entro i limiti di una mostra per amici e parenti. In questa occasione  mi è capitato di ascoltare l’intervento di un relatore ritardatario che, delle tecniche inerenti alla Fotografia, conosceva piuttosto poco. Ammettere di non avere maturato esperienza specifica nel settore fotografico e riconoscere che solo da poco tempo si cerca di apprendere la bellezza dell’immagine fissa, seguendo i suggerimenti pratici di una amica di talento, sarebbe stata per chiunque una ottima giustificazione per astenersi dal parlare di un argomento non ancora approfondito. Invece, con ingiustificata sicumera, il loquace personaggio, premettendo di essere solo un neofita piuttosto impreparato nella tecnica fotografica, ha preteso di esprimere giudizi personali entrando nel merito, senza rendersene probabilmente conto, della catalogazione e conservazione dei beni fotografici, sovvertendone le regole e fornendo informazioni inesatte. Nella fattispecie si diceva favorevole a esibire le fotografie senza rispettare una determinata sequenza e a non attribuire loro alcun titolo, perché da sole bastano a comunicare e ad emozionare. Forse è vero, ma solo se ci si accontenta di informazioni incomplete e ci si entusiasma senza volere davvero “comprendere”. Dubito, fortunatamente, che lo sparuto pubblico avrà modo, in futuro, di applicare quegli incauti consigli e finire così per danneggiare la qualità delle originali stampe di raffinate collezioni fotografiche.

Non è affatto sbagliato consentire a tutti di avere la propria opinione, ma è preoccupante la presuntuosa abitudine, diffusa tra gli “ultimi arrivati”, di consigliare procedimenti scorretti in materie che, invece, prevedono una certa preparazione ed esperienza (e senza nemmeno rispettosamente scusarsi del ritardo).

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