Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Arriva l’arcangelo Arraffaele

di Redazione

“… che rade al suolo per ricostruire…”. I passaggi più salienti e i passi più sconcertanti della ricostruzione più eclatante degli ultimi cinquant’anni di politica siciliana

Di Giovanna Cirino

Era stato un inverno lungo, rigido, d’intemperie. Poi, prepotentemente era arrivata la calura. Ci si preparava alle serate all’aperto, alla lotta senza quartiere contro le zanzare e anche alle elezioni europee, accompagnate dall’antico dilemma: “… vado a votare o resto sulla sdraio…?” All’improvviso la pigra estate viene interrotta da una notizia che sgomenta e al pari di un’eruzione etnea fa alzare la temperatura, avvolgendo tutto di una cenere oscura: “Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana azzera la giunta”.

La notizia è il naturale epilogo seguito ai feroci scontri tra il governatore e i due maggiori partiti della sua coalizione, il Pdl e l’Udc. Ma che cosa è successo? Partiamo dall’inizio. Aprile 2008, straordinaria vittoria elettorale di Raffaele Lombardo e del centro destra che lo sostiene. Con 35 punti di vantaggio su Anna Finocchiaro, l’esponente del Movimento per l’Autonomia diventa presidente della Regione Siciliana. All’Ars vanno 62 deputati contro 28 del centro-sinistra. Sulla carta tutto ok, ma i guai cominciano subito, proprio mentre la sinistra si sgretola inesorabilmente. Le ostilità si moltiplicano. La maggioranza del governo siciliano non cela più l’insofferenza nei confronti del governatore, sempre più smarcato e ‘autonomista’. Gli insulti sono il pane quotidiano. I contrasti sulle scelte amministrative si trasformano in scontro politico. Totò, l’ex amico Cuffaro, ancora forte nonostante tutto, assieme a Castiglione e Nania, rappresentano per l’esponente dell’Mpa, i nemici da affondare. La riforma sanitaria, la legge finanziaria, la nomina dei nuovi dirigenti regionali, il mancato invito del presidente del Senato Schifani alla cena con il presidente della Repubblica in visita in Sicilia, sono occasioni per scambiarsi ingiurie e invocare la Magistratura. Ci va giù pesante il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, indispettito per il commissariamento dell’Iacp.

La situazione è chiara: l’amore è finito e si consuma ‘la guerra dei Roses’.

Lombardo moralizzatore? Difficile pensarlo per i suoi oppositori che si divertono a chiamarlo l’Arraffaele: “… l’uomo che prende tutto, che occupa i posti di governo e sottogoverno…. Che costruisce un sistema di potere medievale… il peggiore governo degli ultimi 15 anni…”. E via di questo passo, accuse reciproche di lottizzazione, passaggi acrobatici di deputati, consiglieri e assessori che saltano da una parte all’altra. Il caos regna sovrano e la frattura diventa insanabile. Lombardo alle europee corre da avversario del Pdl e dell’Udc, alleato con la destra di Storace e con il Partito dei Pensionati. Spera di superare lo sbarramento del 4 per cento. Una strada in salita che lo porta a giocarsi il tutto per tutto per non restare all’angolo. Azzarda, quindi, il gesto eclatante: “Ho chiesto a tutti gli assessori di presentare le dimissioni e sette lo hanno già fatto, perché stare in questo governo significa non sabotarlo. Questa casa va rasa al suolo e ricostruita”.

Il fuoco etneo il presidente deve averlo nel Dna perché le notizie che arrivano da Palazzo d’Orleans sono in pieno Mongibello style: “Quarantotto ore e avremo una giunta in grado di operare, composta da forze politiche e da esterni”. Lombardo prova a mettere assieme politici di mestiere e pezzi di società civile. E cerca alleanze. Quattro giorni per riflettere, incontrarsi, sperare in una schiarita che però non arriva. Mentre la crisi regionale si fa sempre più incandescente, Lombardo presenta la nuova squadra e assegna le prime deleghe.

Al momento che andiamo in stampa la situazione è la seguente: Cintola, Vizzini (dimissionario dall’Antimafia), Romano e Cuffaro raggiunti da avviso di garanzia e qualcuno a comparire in Procura per il coinvolgimento nell’indagine sul tesoro di Ciancimino. Il problema sporcizia (non solo immondizia e cassonetti) non è stato risolto. Le città siciliane sono sporche e desolate con poco appeal per i turisti. Tutto tace, tutto è bloccato: il rilancio dell’agricoltura, la riforma degli Ato rifiuti, l’attuazione di politiche sociali per fronteggiare la crisi economica che duramente colpisce la popolazione siciliana, la tanto sbandierata battaglia per ottenere le accise petrolifere, l’attuazione del Piano energetico regionale….

Che cosa ci aspetta?

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